I risultati dello screening: “Positivo il 2,4% dei campioni”

Nella notte i risultati del primo test sierologico della provincia con 1094 prelievi. “Non è un patentino di immunità ma l'analisi è servita a fotografare la situazione“

Cocquio, parte lo screenig sierologico

È arrivato nella notte il risultato del primo screening sierologico della provincia di Varese, quello realizzato a Cocquio Trevisago dal 14 al 17 aprile a cui hanno aderito su base volontaria 1094 cittadini, di cui 847 residenti e 247 non residenti ma con mobilità per questioni lavorative entro i confini comunali.

E «la percentuale di sospetti positivi residenti o con attività lavorativa a Cocquio Trevisago risulta quindi al 2,4 % del campione analizzato», ha spiegato il sindaco Danilo Centrella in un messaggio affidato alla pagina facebook del comune.

Si tratta di una percentuale bassa, che si discosta di molto da quel 10% che è stato rilevato a Robbio, nel pavese e che era ipotizzato dalle primissime analisi effettuate su un campione parziale di utenti frutto del primo giorno di prelievi a Cocquio Trevisago, martedì 14 aprile.

«Una percentuale quindi relativamente bassa dei soggetti residenti o con attivita’ lavorativa a Cocquio Trevisago è probabilmente venuta sino ad ora in contatto con il virus (ricordiamo infatti che l’indagine eseguita non offre un “patentino di immunita” al soggetto), e il notevole incremento dei soggetti positivi del nostro comune sino ad oggi è stato determinato dal focolaio infettivo della Struttura Residenziale per disabili “Istituto Sacra Famiglia”, ma con una minima ripercussione sulla diffusione virale nei cittadini del nostro comune», spiega il sindaco che annuncia «di aver comunicato telefonicamente l’esito del test ai soli soggetti positivi a cui consegneremo il referto stesso; per loro il Centro Operativo Comunale (COC) è attivo per fornire supporto informativo (secondo le regole della privacy) e i sistemi di protezione individuale, consigliando norme di autoisolamento, in attesa delle opportune azioni che ATS deciderà di compiere. I dati raccolti infatti sono a disposizione di ATS Insubria per ulteriori provvedimenti (indagini epidemiologiche, eventuale precoce trattamento o conferma diretta con tampone), per prevenire il possibile incremento di contagiosità virale e per tutte le azioni che riterrà opportune. Confermiamo infatti l’invio dei dati in forma strettamente riservata alla piattaforma ATS, dopo comunicazione avvenuta da parte dei dirigenti sanitari preposti.».

«Dai dati raccolti e dalla bassa percentuale di sospetti contagi nel nostro comune sino ad oggi, si evince il successo dell’operazione di “lockdown” attuato nel nostro territorio, in primis il completo rispetto delle regole di autoisolamento dei nostri concittadini effettuate nelle scorse settimane, grazie anche all’importante supporto garantito dagli operatori della Protezione Civile e dei volontari per favorire in ogni modo la protezione dei cittadini (consegna spesa e farmaci a domicilio, consegna anticipata di mascherine, ecc.)», continua Centrella, e la bassa percentuale di contagi «ci porta anche a confermare la validità dell’azione preventiva di igienizzazione e sanificazione del territorio che il comune di Cocquio Trevisago ha effettuato frequentemente e precocemente: azione che in precedenza era stata definita di non sicura utilità dagli enti superiori, e che invece ora viene confermata dalle direttive ministeriali».

Infine «i risultati della nostra indagine possono dare adito anche ad altri diversi spunti di riflessione, primo tra tutti il fatto che proprio perché ancora pochi soggetti sono venuti in contatto con la patologia virale, come amministratori riteniamo che vi sia la necessità che venga aumentato il supporto del sistema sanitario territoriale, per evitare il rischio che durante la fase 2 il grande numero di soggetti non ancora positivizzati possa incorrere nel contagio senza un solido apparato che permetta il trattamento domiciliare, evitando quindi le criticità del recente passato», cpnclude il sindaco annunciando che «i dati verranno analizzati a scopo scientifico dai ricercatori dell’Università di Genova e CNR di Roma, confrontati con quelli ricevuti da altri comuni lombardi e paragonati con le successive e specifiche azioni di screening regionale nel nostro territorio».

 

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Pubblicato il 21 Aprile 2020
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