All’ospedale di Busto Arsizio la terapia intensiva è “Covid free”
In tutta l'azienda della Valle Olona rimangono 69 ricoverati. La maggior parte è assistita nel presidio di Saronno. I casi positivi a Busto sono 234. Fiduciosi i medici di base

Terapia intensiva “covid free” all’ospedale di Busto Arsizio dove è stato dimesso venerdì scorso l’ultimo paziente che ha dovuto essere intubato. Nel presidio cittadino restano ricoverate ancora 17 persone assistite con l’ossigeno.
Un solo paziente è invece ancora assistito nella terapia intensiva dell’ospedale di Saronno che conta ancora 43 pazienti di diversa gravità: dal deficit respiratorio alla convalescenza. E in via di guarigione sono anche gli otto ricoverati nel reparto allestito per la fase di recupero al Bellini di Somma Lombardo. Nel presidio gallaratese ormai da tempo non si registrano più pazienti Covid.
L’Asst Valle Olona, quindi, ha quasi del tutto archiviato la fase critica dell’ondata epidemica. Rimangono 69 persone ricoverate.
A Busto Arsizio si sono registrati 295 casi totali di questi 123 persone sono guarite e 36 decedute. Rimangono, quindi, 186 positivi. A questi, si aggiungono i casi segnalati nelle RSA che sono 80 in totale di cui 6 guariti e 26 deceduti.
Per un totale di 234 persone ancora positive in città.
Passata la tempesta, c’è sicuramente maggior ottimismo anche tra i medici di medicina generale, prima frontiera che si è sentita abbandonata nel mezzo della pandemia: « Qui a Busto c’è un detto che”si chiude il recinto dopo che il maiale è fuggito” – commenta la dottoressa De Bernardi – Oggi siamo sicuramente più pronti e abbiamo mezzi a disposizione ma a marzo eravamo soli, senza protezioni. Non ho ricevuto un solo camice mono uso. Mi sono comprata tutto da sola».
Purtroppo, nell’attesa che arrivassero gli introvabili DPI, la dottoressa De Bernardi ha contratto il Covid che le ha provocato una brutta polmonite: « Oggi il virus ha perso potenza. Come ogni epidemia, dopo il picco, la situazione migliora. Sono convinta che con mascherine e giuste distanze, si può vivere serenamente. Vorrei poi ridimensionare l’allarme qui a Busto. Dei miei 1350 assistiti, solo due hanno contratto in modo serio il coronavirus e hanno dovuto fare ricorso alle cure in ospedale».
Oggi, il lavoro del medico di base è più efficiente: « Non facciamo più solo fotocopie ma grazie alla telemedicina riusciamo a lavorare con maggior efficacia, possiamo chiedere i tamponi e procurare l’ossigeno a domicilio dei pazienti. Finalmente a fine marzo, grazie alla Cooperativa Medici Insubria, ci sono state fornite le indicazioni su come assistere e richiedere, per esempio, le radiografie per i pazienti sospetti. Anche i tempi per i tamponi sono migliorati».
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