Il Comitato per l’Ospedale di Cuasso: “Quale futuro dopo l’esperienza Covid?”
Il Comitato apre la riflessione sul futuro del nosocomio dopo l'emergenza che lo ha visto diventare in poche settimane un centro per la cura dei pazienti in via di guarigione dal coronavirus
Il Comitato per l’Ospedale di Cuasso al Monte rilancia la riflessione sul futuro del nosocomio immerso nel verde della Valceresio, trasformato in poche settimane in un reparto per la cura di pazienti Covid in via di guarigione.
«Ci eravamo lasciati in febbraio al termine di un’assemblea molto partecipata dove denunciavamo per l’ennesima volta gli errori e le scelte che hanno ridotto l’Ospedale di Cuasso nello spettro del suo passato – scrive il Comitato – Poi arriva lui, il Covid-19 e Asst Settelaghi riscopre Cuasso come ospedale per la cura di pazienti in via di guarigione ma ancora positivi al virus. Una scelta dettata dall’emergenza causata dalla pandemia. Cuasso viene scelto per la sua location perfetta per curare e riabilitare tutti quei pazienti usciti da un’esperienza scioccante. In pochissimo tempo spuntano risorse, fino a ieri negate, per adeguare il posto alla nuova destinazione. Arrivano inoltre importanti donazioni, ed in meno di un mese l’ospedale è pronto a ricevere 50 pazienti acuti e 20 posti per sorveglianza; vengono inoltre approntate camere e luoghi di convivenza per il personale sanitario giunto a Cuasso per completare l’organico. In poco tempo i 50 posti vengono saturati con pazienti provenienti da tutta la regione mentre i 20 posti di sorveglianza sono a disposizione di Ats. L’equipe formata da medici, infermieri, fisioterapisti e tutto il personale coinvolto, riconvertiti per questa nuova missione, assolvono egregiamente e con professionalità il loro compito. Partono lavori di ristrutturazione degli impianti tecnologici lasciati per troppo tempo senza nessuna manutenzione».
«Fin qui tutto perfetto – prosegue il Comitato – Tutto ciò fa ben sperare per il futuro di Cuasso post Covid-19 anche se l’azzeramento di tutte le degenze e l’annullamento di tutte le attività diagnostiche e riabilitative pone più che qualche perplessità: 600 pazienti seguiti per la grave patologia delle apnee notturne (OSAS), 700 pazienti seguiti in follow up per la BPCO, centinaia di pazienti in ossigeno terapia a lungo termine, molti pazienti seguiti ambulatorialmente dall’Unità operativa di medicina riabilitativa, vengono di fatto, si spera per poco, lasciati in attesa di future destinazioni. Le agende piene di appuntamenti di pazienti programmati per le diagnostiche presenti a Cuasso vengono via via svuotate trasferendo gli stessi, con non poco disagio, presso altre strutture sempre più affollate e lontane dal territorio».
E finita l’emergenza, si domanda il Comitato, cosa resterà?
«In questo periodo ci poniamo una domanda: dopo questa pandemia, quale futuro si prospetterà per Cuasso? A questo proposito non deve essere dimenticato il percorso su Cuasso che dovendo portare ad una regia condivisa tra Regione Lombardia, Ats, Asst Settelaghi, Comunità montana e Comuni – dopo l’interruzione dalla pubblicazione del bando d’interesse – dovrà essere ripresa integralmente. Auspichiamo che passato il periodo di emergenza e verificata – se mai ce ne fosse stato bisogno – la centralità del nostro ospedale, venga riconfermata dall’Azienda la missione riabilitativa cuassese (pneumologica, neuromotoria e cardiologica) come base di rilancio per altre iniziative. Constatiamo che, nonostante il sempre sbandierato stato di abbandono e precarietà del luogo, siano stati sufficienti pochi interventi manutentivi per riattivare un congruo numero di posti letto diversamente da quanto sempre sostenuto dai vertici sanitari relativi presunta alla fatiscenza dell’ospedale».
Il progetto elaborato e presentato dalla Commissione socio-sanitaria del Piambello ed espressione del territorio è sempre lì, dice il Comitato, a tracciare la strada per salvare e valorizzare una struttura che ha ancora molto da dare: «L’ipotesi di progetto, messa a punto dalla Commissione socio-sanitaria del Piambello, riapprovata all’unanimità anche da tutti i sindaci neo eletti e messa a disposizione dei vertici aziendali e regionali, prevede di far tornare Cuasso un motore di sviluppo alternativo esattamente al centro del nostro territorio. Ribadiamo che l’ipotesi di progetto non si contrappone alla realizzazione del PreSST territoriale, sono due cose intrinsecamente diverse. Arcisate, apprendiamo, sarà sede del costituendo Presidio socio sanitario territoriale (PreSST) che garantirà tutte le funzioni erogate dagli ex distretti, dai consultori familiari e quelle correlate alla presa in carico della cronicità come previsto dalla legge regionale 23/2015, facendo inoltre tornare in sede tutti quegli ambulatori specialistici che in passato avevano trovato la via di Varese».
«Cuasso – concludono i rappresentanti del Comitato che da anni lotta per contrastare la dismissione dell’ospedale – è e deve rimanere un luogo dove fare sanità efficace, a misura umana e ambientale. Cuasso, anche come presidio ospedaliero territoriale, deve continuare a fare riabilitazione pubblica, mantenendo i servizi ambulatoriali già presenti e destinando i rimanenti enormi spazi non utilizzati a soggetti privati, che vogliano investire in attività socio-sanitarie legate alla persona, concorrendo così alle spese generali. Molti vedono in questa “occasione” emergenziale una svolta nel futuro di Cuasso. Vogliamo crederci e l’augurio è che questa esperienza ci serva come esperienza per il futuro».
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