“Abbiamo chiesto, invano, un segnale di inversione di rotta nel masterplan stazioni”
La lettera aperta di Varese 2.0, che spiega le ragioni della loro astensione nel voto sul Masterplan delle stazioni, contrariamente a ciò che ha fatto il resto della maggioranza
Consentiteci una precisazione sull’astensione di Varese 2.0 al Masterplan Stazioni.
Procedere alla valutazione del rilancio della città di Varese attraverso lo strumento del masterplan è un atto imprescindibile, in particolare in relazione alle sue reali “vocazioni” inespresse.
Il processo, però, richiede conoscenza della storia del territorio, competenza professionale e lungimiranza. E quindi richiede una visione – non solo urbanistica, ma anche sociale ed ambientale – del possibile sviluppo, dei cambiamenti e delle trasformazioni effettive della città.
Purtroppo la procedura adottata per il “Masterplan comparto stazioni di Varese” ripropone, a nostro giudizio, una visione strettamente urbanistica contenente molte analogie con il Masterplan di Piazza Repubblica. Il nuovo progetto sembra redatto dallo stesso progettista che ripropone le stesse procedure e la stessa filosofia.
E’ ancora una volta porre al centro il costruire e la conseguente opportunità per chi lo realizza e per chi ci investe, di farlo a condizioni vantaggiose.
Niente di illegittimo in questo, ci mancherebbe, ma ancora troppo lontano dalle “reali vocazioni inespresse” della città.
Non neghiamo le buone cose in questo progetto. La volontà di ricucire parti “scollate” della città, di creare un parco urbano su aree abbandonate, di indurre alla creazione di servizi di quartiere, certamente costituiscono elementi fondamentali per la rigenerazione dei luoghi.
Sono, al contrario, gli strumenti inadeguati che portano al non raggiungimento degli obiettivi, alla negazione di una “ecologia urbana” che dovrebbe connotare Varese esaltandone le peculiarità.
La città di Varese è costituita da Castellanze e il nucleo centrale è collocato in una conca coronata da colline, ognuna distinta da un campanile. La città è policentrica, un insieme di borghi, quasi indefinita da confini fisici e capace di assimilare un’“area vasta” in continua evoluzione.
L’indicazione contenuta nel Masterplan Stazioni relativa alle altezze dei nuovi edifici è discutibile: la modulazione di altezze variabili, relazionate alle depressioni topografiche (altezze variabili da 20-24-28 metri di altezza) sembra voler negare la conformazione del territorio cercando un allineamento dell’orizzonte innaturale.
Varese non ha bisogno di “densificare” le aree adiacenti il nucleo storico, ma realizzare i “filamenti” a cucitura dei nuclei costituenti le parti della città, mantenendo l’integrità storica degli antichi rioni, evitando una forzata e innaturale omogeneizzazione strutturale. Questi filamenti potranno essere costituiti da percorsi pedonali, aree verdi e insediamenti a destinazione mista.
La città di Varese non ha bisogno di incrementi volumetrici delle aree centrali, essendo policentrica, bensì di connessioni reali fra le sue parti. La “premialità”, a nostro avviso, avrebbe dovuto seguire la volontà di diminuzione dell’occupazione del suolo e del contenimento delle barriere visuali costituite dell’altezza degli edifici.
Gli indici di sfruttamento volumetrico previsti dai Piani di Governo del Territorio determinano una soglia massima che non obbligatoriamente deve essere raggiunta. Avremmo potuto incentivare la rinuncia allo sfruttamento totale delle superfici realizzabili con una parte consistente delle premialità o dirottando questi “volumi” con lo strumento della perequazione su altre zone che necessitano di riqualificazione mediante ristrutturazione con carenza di volume.
Questo era il senso del nostro emendamento, non banale, e non strumentale, come purtroppo abbiamo visto, per il voto favorevole delle opposizioni. Avremmo davvero voluto un dibattito più ampio, dove tutti avrebbero potuto dire la loro, in una logica di arricchimento del progetto e non di pura e semplice contestazione.
La politica di contrapposizione, che prevede sempre, necessariamente, vincitori e vinti, non appartiene a Varese 2.0 che continuerà, liberamente e democraticamente, ad esprimere il proprio consenso o il proprio dissenso alle idee per la città, a prescindere da chi le esprima, come si attiene ad una vera forza civica locale.
Grazie
Movimento civico Varese 2.0
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