Enrico Bianchi: “Luino vuole cambiare”

Intervista con il candidato sindaco della lista "Proposta per Luino". Sono un laghee, come dice anche Van de Sfroos. Siamo il buon vento che porta le belle giornate. Amo la mia terra e lavorerò perché qui si viva sempre meglio"

«Sono un laghee, come dice anche Van de Sfroos. Siamo gente affezionata a cose strane. Come il lago quando è fermo e per tutti emana cattivo odore. Poi nelle mattine in cui ci svegliamo e c’è tramontana con il cielo azzurro comprendiamo meglio la ricchezza del vivere qui. Siamo il buon vento che porta le belle giornate».

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Enrico Bianchi è nato a Luino da genitori che arrivavano dal lago Maggiore, Caldè e Laveno. Ha 62 anni, tre figli tutti universitari: Alessandro di 23 anni, le gemelle Giulia e Beatrice di 22. Farmacista con un passato nelle aziende farmaceutiche con diversi ruoli.

«Vengo dal mondo cattolico e non è una etichetta strumentale la mia. È un modo di intendere le cose e leggere nelle persone anche quando sono più lontane e magari anche ostili. È la ricerca della verità che c’è nell’uomo».

Come nasce la sua candidatura?

«Abbiamo iniziato a parlare delle elezioni a febbraio. Non ho dato subito la mia disponibilità anche se ero stato sollecitato più volte. Durante il lockdown ho avuto tempo di rifletterci, cosciente di dovere molto alla mia città. La condizione che avevo posto è che ci fosse un gruppo e non solo un ragionamento elettorale. Un gruppo che avesse voglia di progettare per Luino. Tra noi c’è un sentire comune e le diversità identitarie sono un elemento ancora più forte. C’è una comune volontà di svolta che potrei sintetizzare in una frase: “Non so da dove vieni, ma sappiamo dove andare”».

Dove vuole andare Luino?

«Verso una migliore qualità della vita che parta dall’ambiente e dalle relazioni tra le persone. Vogliamo una città dove si viva bene che significa cose concrete. Per i bambini avere scuole adeguate, parchi dove giocare. Avere una mobilità sostenibile e migliore. Avere opportunità di lavoro. Una città dove gli anziani possano stare bene».

Lavoro ed economia sono temi poco comunali per competenze, ma qual è la vocazione forte?

«Qui abbiamo perso tanti posti di lavoro e la riflessione parte dal contesto geografico. Luino è in mezzo a due poli di attrazione forti: la Svizzera e Milano. Oltre all’aspetto turistico trovare investitori in altri settori è difficile, ma va ricercata una via. La tecnologia può essere centrale e questo unito al fatto che vivere a Luino è bello può aiutarci. Dobbiamo pensare che ogni giorno quattromila persone vanno a lavorare in Canton Ticino facendosi ore in auto e spesso con poche tutele. Se avessero possibilità diverse è probabile che sceglierebbero di vivere meglio e lavorare a Luino. Anche per questo dobbiamo mettere al centro il tema del lavoro»

Come vede la relazione con i comuni vicini?

«Dobbiamo lavorare insieme soprattutto per quanto riguarda le questioni economiche. Dario Fo, parlando di Germignaga, diceva che “il Tresa ci divide”, ma in realtà ci unisce. Luino è punto di transito e questo vale anche per le altre realtà. Abbiamo opportunità di costruire insieme progetti a partire dalla mobilità e non solo».

Le aree dismesse sono un altro aspetto importante per Luino. Il 40 percento del costruito è abbandonato. Che idee ha sulla valorizzazione di questi spazi?

«Ci sono tre aree importanti: la Ratti, l’ex Visnova e quelle delle ferrovie. Intorno a queste si muove l’idea della città. Sulla prima ognuno ha delle forti aspettative perché rappresenta la porta d’accesso della città e sta sul lago. Il luinese si aspetta un rilancio paesaggistico e qualitativo della città. Deve avere una importanza anche dal punto di vista architettonico e deve tener conto del bene pubblico. È un’area privata e ci aspettiamo una negoziazione e va pubblicizzato cosa fare. Se guardo a Milano e penso a Porta Nuova rifletto sul risultato scaturito  dal seme di un’idea. Dobbiamo pensare di coltivare idee forti. La città ha bisogno di quell’area con un progetto generale come è stato fatto con la biblioteca degli alberi subito sotto piazza Gae Aulenti. Sull’ex Visnova c’è già un piano, ma al momento non sappiamo con esattezza cosa si vuole fare. Accostare un supermercato e un palazzetto dello sport lo trovo complicato e dovremo lavorarci. L’ultima area, quella delle ferrovie, è molto grande e lì si potrebbe creare un’area verde che colleghi il lago. Nelle varianti del pgt è prevista una valorizzazione del 90 percento dei circa 100mila metri quadrati. Mi sembra strano e tolto lo spazio dei binari si potrebbe edificare quasi tutta l’area tanto che Rfi l’ha posta tutta in vendita. Questo fa pensare molto e andrà spiegato».

Turismo e cultura sono spesso lasciate in fondo a  ogni programma, ma  per Luino sono  centrali che ne pensa?

«Serve un consorzio e la collaborazione dei comuni rivieraschi perché il lago è l’elemento di unione tra le persone. Faccio un esempio concreto: per arrivare a Cannobio o Cannero la sera con i mezzi pubblici è complicato. Si potrebbe pensare a un collegamento tra treno e battello. Questo gioverebbe a tutti. La separazione regionale pone dei limiti, ma per il lago c’è un destino comune. Abbiamo poi la necessità di strutture di accoglienze. Ma si torna al punto di partenza sulle difficoltà di collegamento. Da almeno un decennio è fermo il progetto dell’area Borri dove si doveva costruire un albergo. Dovremmo riflettere sul perché.  Luino è una città vivace dal punto di vista culturale. A me piace quando ci si pone delle domande e la cultura lo fa. Va meglio organizzata e promossa. Il comune non deve intervenire fissando i contenuti,  va invece favorito chi vuole fare e l’amministrazione può aiutare molto in questo».

Eravamo partiti raccontando della squadra. Come è composta?

«Otto donne e altrettanti uomini. Qualcuno si era già candidato e aveva fatto esperienze amministrative, ma la squadra si caratterizza per tante competenze diverse e che saranno importanti per la città. Abbiamo due ragazze diciannovenni che si sono occupate di ambiente e che hanno deciso di mettersi in gioco e metterci la faccia».

E il sindaco…

«Il sindaco lo farò a tempo pieno perché Luino ha bisogno di una figura che lavori sempre nell’amministrazione. Bisogna essere lì. La macchina va seguita senza invasioni di campo, con rispetto, ma con una presenza costante».

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 25 Luglio 2020
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