Twiggy, il locale dall’anima indie dice addio alla città. Ora si pensa al futuro

La chiusura del locale ha provocato un'ondata di emozioni tra i tanti clienti. Abbiamo raccolto le voci di chi ha fatto nascere quel luogo, per molte cose unico

I momenti al Twiggy Varese

La notizia della chiusura di Twiggy ha suscitato un’ondata di emozioni che si è trascinata per più di ventiquattro ore. Le bacheche di Facebook si sono riempite di messaggi, cuori spezzati, fotografie. Una valanga di frasi, ricordi, immagini di una generazione che all’interno di quel locale ha vissuto i suoi vent’anni e oggi ne ha dieci di più. Nonostante il passare del tempo infatti, al Twiggy non ci si sentiva mai fuori posto. Negli anni è stato capace di mantenere la sua natura, quella di un posto accogliente, dove sentirsi a casa. Era un punto di riferimento, non solo emotivo ma anche culturale: Twiggy è stato il primo live club di quel tipo per la città di Varese e la sua chiusura lascia un grande vuoto (nella foto sopra Francesco Brezzi, Giuseppe Marmina e Andrea Frattini con i Selton).

Galleria fotografica

I concerti del Twiggy di Varese negli scatti di Luca Bertoni 4 di 11

Geppi Cucciari al Twiggy

Raccontare la sua storia e tutte le persone che ne hanno fatto parte è impossibile, ognuno porterà nella testa e nel cuore un momento particolare. C’è chi lo ricorderà per l’aperitivo con le uova sode e il prosciutto cotto, chi per l’arredamento anni Sessanta, chi per i concerti o dj set. Quel che è certo, è che per molti Twiggy resterà il locale con L maiuscola.

Ma cosa succederà ora? La domanda rimbalza di bocca e in bocca e seppur i tempi siano prematuri e la pandemia non aiuta, sembra che presto ci saranno delle novità. Lo spazio, infatti, è della Coopuf Cooperativa Unione Familiare, realtà che quest’anno compie cent’anni e che si è già messa in modo per dare una nuova vita al piano dello stabile rimasto vuoto (all’ultimo piano continua l’attività di Filmstudio 90 e alle cantine quello dell’associazione Coopuf iniziative culturali). Andrea Minidio di Coopuf spiega: «Siamo in una fase di passaggio, stiamo cercando chi può continuare con una nuova progettualità. Siamo sicuri che ci saranno presto delle news. La chiusura del Twiggy dispiace, è stata una bella realtà che è riuscita ad inserirsi in un contesto culturale già esistente, dopo altre gestioni, portando una visione più internazionale. Sono stati sicuramente anni intensi».

Le voci di Twiggy in Podcast 


LA STORIA 

Twiggy è stato fondato nel 2009 da Francesco Brezzi, con l’allora socio Nicola Oldrini, con la direzione artistica di Giuseppe Marmina. «È nato il 13 novembre del 2009, da un’idea maturata tra me e Nicola. Lui voleva aprire un locale di un certo tipo, io volevo un luogo dove portare la musica e i concerti. Sembrava un’idea utopica, ma l’entourage che ci girava intorno è stato fondamentale, primo fra tutti la sala di registrazione La Sauna di Andrea Cajelli (scomparso nel 2017)».

Tempo libero generica

A raccontare l’anima del locale è anche Fabrizio Peccerillo, fonico dal 2017 accanto a Mr.Henry: «In città c’era l’esigenza di avere uno spazio che potesse ospitare una certa scena musicale. A Varano Borghi c’era La Sauna di Cajo mentre Brezzi aveva fondato un’etichetta indipendente che si è fatta conoscere in tutta Italia. Twiggy nasce da lì, dalla necessità di avere un posto dove far convogliare quella energia ed esperienza».

Un luogo da far invidia a chi frequentava le metropoli insomma, come racconta Mr.Henry (Enrico Mangione): «È stata un’isola felice, un’utopia realizzata. A Varese finalmente c’era un locale che poteva ospitare la scena indie, quella che poi è stata fotografata in quella famosa compilation (“Ghost Town 13 Songs From The Lakes County”). È stato un sogno reale, un luogo familiare».

There will be blood e Hot Gossip al Twiggy (inserita in galleria)

Dopo la prima gestione, è seguita quella di Brezzi con Riccardo Tranquillini e Andrea Frattini, poi quella di Brezzi e Frattini. «Un progetto fantastico. Per me è stata un’esperienza appassionante che mi ha insegnato molto, da un punto di vista umano e professionale», racconta Tranquillini ricordando i quattro anni in cui al Twiggy metteva testa, energie e curava anche la rassegna jazz.

I momenti al Twiggy Varese

Ma sul palco del Twiggy, a farla da padrona, è sempre stata la scena indie. «Con Francesco abbiamo sempre condiviso la stessa passione per la musica, abbiamo avuto la fortuna di far suonare i nostri gruppi preferiti. Volevamo che al Twiggy si respirasse la stessa area di un locale di New York o di Berlino», spiega Marmina, direttore artistico del locale dal 2010 al 2012.

Concerti al Twiggy di Verese negli scatti di Luca Bertoni

Al piano di sotto, Twiggy Club (oggi le Cantine gestite dalla Coopuf Iniziative Culturali ndr), ha ospitato artisti nazionali e internazionali, ma è stato anche il punto di partenza per molte band del territorio, che in quello spazio underground hanno avuto la possibilità di farsi conoscere.

Cymbal Eat Guitars, Silver Mt.Zion, Sophia, Barzin, Canadians, Barzin, Black Eyed Dog, Any Other, House of Wolvers, Vera Sola, sono solo alcuni degli artisti del lungo elenco di chi ha fatto tappa al Twiggy. Tra gli italiani in molti ricordano il concerto de Il Teatro Degli Orrori, di Brunori Sas, di Dente, ma anche di band del territorio come There Will Be Blood, Il Triangolo o i Belize che proprio dal Twiggy hanno mosso i primi passi.

Un locale che ha fatto storia, ma che non aveva più la giusta energia per andare avanti. «Era arrivato il momento di chiudere. È giusto così», spiega Andrea Frattini. «Dopo undici anni è finito un ciclo – continua Brezzi -. Quando è arrivata la pandemia, ci siamo resi conto che non avremmo più avuto le energie per ripartire un’altra volta. Questi anni sono stati belli, ma anche difficili: il cambio dei compagni di avventura, la situazione ambientale non sempre facilmente sostenibile, gli adeguamenti da fare, la gestione della parte esterna e tanto altro».

La saracinesca è stata abbassata il 6 marzo 2020 e non verrà più aperta con il faccione della modella inglese stampato sulla porta.

«Abbiamo fatto ballare, cantare, divertire, tutto a tempo debito», continua Frattini, socio e cuoco del locale. «Amo lo street food americano e sono contento di aver potuto esprimere questa mia passioneNon è un caso che sulle tovagliette ci fosse scritto “The soul kitchen”. Ogni cosa in quel posto è stata fatta mettendoci cuore e passione».

Twiggy negli anni ha ospitato anche molte altre realtà della città. È diventata un punto di ritrovo per le Language Nights, ha ospitato il concorso musicale per band emergenti Va Sul Palco, le rassegne Jazz, le serate del festival del cortometraggio Cortisonici, gli appuntamenti di Black&Blue, le serate di Poetry slam. E ancora i Dj set, tra i quali quello di Dj Vigor, le presentazioni di libri e molto altro.

Va sul Palco al Twiggy (inserita in galleria)

«Uno dei suoi meriti è stato quello di essere un progetto corale – spiega Alessandro Zoccarato di Black&Blue -. Abbiamo sempre collaborato, ho portato lì molti artisti, era la nostra casa invernale e primaverile, il nostro rapporto è sempre andato avanti nel tempo. È stata un’esperienza interessante e formativa, ognuno aveva il suo background che si mescolava con gli altri. Si perde un punto di crescita culturale. La notizia, inoltre, arriva in un periodo in cui il settore è già molto in difficoltà e questo la rende ancora più amara».

Le voci di Twiggy in Podcast

Ascolta “Chiude Twiggy: le voci di chi ha costruito e lavorato nel locale indie di Varese” su Spreaker.

Adelia Brigo
adelia.brigo@varesenews.it

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Pubblicato il 06 Febbraio 2021
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