Riapre il caffè Bosisio di Varese, grazie a un trentenne tornerà alla sua anima “anni trenta”
Non tutte le storie di Covid hanno un finale triste: a 24 ore dall’annuncio dell’addio per le pasticcerie Zamberletti, arriva la notizia che riapre il caffè storico, chiuso nel 2019

Non tutte le storie di Covid hanno un finale triste: a 24 ore dall’annuncio dell’addio per le pasticcerie Zamberletti, arriva la notizia che riapre un caffè centralissimo e storico, chiuso a fine 2019, che sembrava destinato a rimanere senza vita per tutta la pandemia.
E, a riaprirlo, è un trentenne varesino che ha già girato molti paesi e fatto esperienze stellate. Ora, nei mesi del covid, è tornato a casa e ha deciso di cogliere un’occasione: «Mi chiamo Luca Marinaci, ho 32 anni, lavoro nel settore da tempo e ho fatto tante esperienze – racconta a Varesenews – Ho vissuto tre anni a Londra, ho lavorato a Lugano al Parco Ciani e al Principe Leopoldo, ho lavorato al ristorante stellato “Da Vittorio” a Brusaporto, il tre stelle dei fratelli Cerea. Proprio per loro dovevo aprire un locale a Macao, ma siamo stati tutti fermati dal Covid. A quel punto sono tornato a casa, a Induno Olona. E mentre attendevo che tutto passasse mi sono guardato intorno e, un po’ per amor di patria ma un po’ perchè mi è capitata l’occasione, ho deciso di prendere con un socio mio coetaneo (anzi di due anni meno…) il caffè Bosisio».
Il locale non è ancora riaperto, ma il cantiere è in pieno svolgimento: «È un locale storico, del 1926, che ho in mente di riportare a quell’atmosfera iniziale “anni trenta”. Per fare bene il lavoro però, dobbiamo lavorarci su: il locale, pur apparentemente “antico” aveva parecchi rifacimenti più recenti, vorremmo riportarlo il più possibile allo stile originario».
«La nostra idea – continua Luca – È quella di aprire un bistrot, nel vero senso del termine: un mix tra bar e ristorante. Non perderà l’aura di caffè storico, quindi, ma non voglio mancare l’esperienza di ristorazione che ho acquisito negli anni. Provando ad alzare un po’ l’asticella, però: un bistrot un po’ parigino, romantico come io vedo sempre Varese quando ci torno».
Ma come è venuta in mente quest’idea, in una città difficile come è oggettivamente Varese, e in pieno Covid? «Perchè penso che a Varese ce lo meritiamo, qualche posto speciale. E io vorrei aprirne uno di questi. Come dicevo, per me Varese ha un lato romantico – continua – So che è una piazza difficile, ma quando lavoravo dai Cerea mi dicevano spesso che avevano molti clienti varesini, che arrivavano fino a li per mangiare bene. Nel mio piccolo, proverò a farli stare a casa una volta di più».
«Intendiamoci – prosegue – Non è che mi creda poi chissà chi: di varesini bravissimi che hanno fatto fortuna in giro per il mondo ce ne sono tanti e meglio di me. Penso solo a un mio amico di Tradate, Maurizio Palermo, che ora vive a Londra ed è bartender di uno dei 15 bar migliori del mondo secondo una classifica internazionale».
Ma, aggiunge chi scrive, tra i varesini notissimi all’estero abbiamo sommelier di fama mondiale, o anche lo chef che ha aperto il primo ristorante italiano stellato del mondo a Londra, Giorgio Locatelli, ora star televisiva. Varesini di primo livello ce ne sono, le nuove generazioni sembrano piuttosto coraggiose e disposte a tornare: come nel caso che abbiamo appena raccontato di Davide Aviano, che dalle Langhe è tornato in città in un hotel “di charme”. possiamo solo fare un grande in bocca al lupo per questa nuova, attesa apertura in centro città.
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