Storia d’Italia dall’Unità a oggi: diciannove capitoli per raccontare la storia italiana

Edito dalla Società editrice Il Mulino il volume ripercorre i momenti più importanti dal 1861 fino alla fine del XX secolo

Libri - Scrittori generico

«Storia d’Italia dall’Unità a oggi»
Aurelio Lepre, Claudia Petraccone, pp. 436. Società editrice Il Mulino – 2008

Il volume, che non è recentissimo ma è ben curato sia nei contenuti che nel formato editoriale tascabile, robusto e flessibile, rappresenta forse il testamento intellettuale dell’autore Aurelio Lepre (1930-2014) che fu ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università Federico II di Napoli, nonché collaboratore del quotidiano «l’Unità» e della rivista «Rinascita» fondata da Palmiro Togliatti.

La prima parte dell’opera, dal 1861 a fine secolo, è stata scritta e curata da Claudia Petraccone, allieva e prosecutrice del lavoro di Lepre presso l’ateneo partenopeo.

Il testo consta di diciannove capitoli scritti in un linguaggio semplice e lineare, alla portata di qualunque lettore che abbia un minimo interesse per il tema specifico della storia italiana dal 1861 fino alla fine del XX secolo.

Tra le pagine più interessanti ci sono quelle sulla cosiddetta III Guerra d’Indipendenza del 1866, quando l’Italia tentò ed in qualche modo riuscì ad inserirsi nel conflitto tra Prussia e Austria, attraverso una mediazione della Francia. Consigliato dai francesi, il regno dei Savoia tentò di temporeggiare per non schierarsi apertamente, ma poi su pressione austriaca e dopo consultazione con Napoleone III ad aprile firmò con la Prussia un accordo che prevedeva un aiuto militare in caso di guerra con l’Austria: questo se ci fosse stata vittoria prussiana avrebbe garantito all’Italia l’annessione del Veneto e della Provincia di Mantova. Vienna allora, sempre con la mediazione di Parigi, propose di cedere il Veneto all’Italia se essa avesse rotto l’alleanza con la Prussia. Ci fu invece un accordo segreto tra Francia e Austria che impegnava Napoleone a non intervenire ed a frenare l’Italia sull’intervento in cambio della cessione del Veneto, il quale sarebbe poi stato consegnato all’Italia previo indennizzo e sulla base di un riconoscimento del potere temporale del Papa. La guerra scoppiò nel giugno 1866, ma la disastrosa condotta militare italiana portò, nonostante la vittoria prussiana e gli accordi di aprile, ad una cessione del Veneto all’Italia sulla base della prevista intesa franco-austriaca. Fu questo un esempio eclatante, primo di una lunga serie, della subordinazione italiana in politica estera e del fattivo potere politico dei pontefici su tutta la penisola.

Altra pagina interessante ma di storia più recente è quella che riguarda l’assassinio di Giacomo Matteotti, a proposito del quale Lepre mette in evidenza le responsabilità di Vittorio Emanuele III nel duro discorso che Mussolini volle pronunciare il 3 gennaio 1925. L’episodio espone l’abilità politica ed il cinismo del dittatore di Predappio, che fu capace di strumentalizzare a proprio vantaggio sia le debolezze di una Casa Reale che a suo giudizio non esercitava pienamente i propri poteri, sia al tempo stesso le paure, fomentate ma infondate, di una possibile rivoluzione di stampo bolscevico in Italia.

Il Duce seppe subito e dettagliatamente dell’omicidio del deputato socialista e ne rimase terrorizzato perché il fatto aveva il potenziale di distruggere tutto quanto egli era riuscito politicamente a costruire fino a quel momento: Matteotti era sparito il 10 giugno 1924, ma il corpo venne fatto ritrovare il 16 agosto. Secondo Lepre, tuttavia, già il 16 giugno Mussolini aveva manifestato una nuova sicurezza, perché evidentemente sostenuto da colloqui con la Corona; fino a fine anno si impegnò però a dissimulare ed a dare di sé l’immagine di un uomo debole, disfatto e sul punto di cedere alla grande indignazione che questo grave fatto di sangue aveva procurato nei partiti e nell’opinione pubblica. In realtà egli già ben sapeva che il sovrano lo avrebbe protetto, arrivando ad esigere la decadenza dei deputati ritiratisi per protesta sull’Aventino. Vittorio Emanuele non si rendeva conto che questo gesto lo avrebbe definitivamente azzoppato: a seguito del discorso del 3 gennaio, infatti, i partiti sostanzialmente scomparvero dal panorama politico nazionale ed il Paese finì definitivamente nella morsa della dittatura.

 

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Pubblicato il 05 Marzo 2021
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