I sindaci di frontiera: “Dalla Svizzera ingressi senza tampone nell’area di confine”
Obiettivo: ripresa economica. La proposta arriva da Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell'associazione comuni italiani di frontiera. "In zona gialla ingressi in una fascia di 20 chilometri"
Riaprire con gradualità: la ricetta del presidente del Consiglio Mario Draghi vuole rappresentare uno stimolo a seguire le regole ma a riprendere in maniera progressiva la vita a cui tutti manca.
Esistono territori dove però il ritorno alle normalità deve necessariamente seguire la ripresa dello scambio di relazioni fra cittadini di due Paesi diversi che prima della pandemia costituivano un’unica comunità, quella dell’area di frontiera.
È il caso della zona di confine fra Italia e Svizzera, luogo ad elevata mobilità lavorativa per via dei frontalieri – sono 70 mila divisi nel territorio insubrico, quindi fra Lombardia e Piemonte – dove si passa per lavoro, passano le merci, ma il transito privato non è consentito se non per ragioni di, lavoro, necessità e studio.
Per questo il presidente dell’associazione nazionale dei comuni di frontiera Massimo Mastromarino (associazione che raduna un centinaio di Comuni) ha scritto una lettera al Governo italiano e alle autorità per chiedere una riapertura anche delle frontiere al transito privato in zona gialla.
«La decisione del Governo di favorire la graduale riapertura delle attività commerciali, delle attività culturali e sportive, di consentire gli spostamenti, di favorire la ripresa economica e la socialità, attraverso l’istituzione della “Zona Gialla“, a partire da lunedì 26 aprile, costituisce un provvedimento incisivo anche per i Comuni di Confine, solo se accompagnata alla volontà di riaprire le frontiere».
«Chiediamo pertanto», – prosegue Mastromarino nella missisva inoltrata a Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministri di Sanità, Esteri, Interno Sviluppo Economico, a Regione Lombardia A.N.C.I. Lombardia e parlamentari del territorio – «in analogia a misure simili già assunte nelle zone di frontiera, di consentire l’ingresso nel territorio nazionale, nella fascia territoriale di 20 km dal confine, anche a coloro che risiedono oltre il confine svizzero, senza necessità di effettuare tampone molecolare, come già per altro previsto per i lavoratori frontalieri»
«Questa misura», conclude Mastromarino, «assieme a quelle già annunciate dal Governo, sono decisive per la ripresa economica dei nostri territori».
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