Al centro Gulliver, dove la fragilità diventa forza

Nata nel 1986 per combattere il problema della tossicodipendenza e delle malattie psichiatriche, grazie alla sua esperienza la cooperativa è diventata punto di riferimento anche per le attività di prevenzione

Centro Gulliver

Come un uovo che dentro il guscio nasconde la vita pronta a scaturire al momento opportuno, così con le giuste attenzioni anche la fragilità può diventare forza. Questa è la certezza che anima gli operatori del centro Gulliver di Varese.

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Nata il 22 febbraio 1986 grazie a un gruppo di volontari per combattere il problema della tossicodipendenza, la cooperativa Gulliver col tempo ha allargato la sua attività alla cura dei malati psichiatrici. L’esperienza accumulata durante il percorso ha reso il Gulliver un punto di riferimento anche nella consulenza per famiglie e genitori, nella prevenzione, ma anche nell’animazione e nel tempo libero come parti di un percorso di inserimento sociale.

Una storia lunga 35 anni, cosa è cambiato?

In 35 anni la squadra del Gulliver è cresciuta, fino a diventare un’organizzazione composta da 82 dipendenti e da oltre una cinquantina di collaboratori impegnati su tre sedi. Ma col tempo sono cambiato anche il contesto e le esigenze del territorio.

«Nel corso degli anni – spiega Maria Raffaella Valenti, direttrice generale del centro Gulliver – sono cambiate le dinamiche stesse del tessuto sociale. Se una volta l’età dei nostri ospiti andava dai 40 anni in su, di recente sono aumentate le richieste per giovani già dai 18 anni. Abbiamo lavorato a lungo a livello organizzativo per ridefinire compiti e responsabilità, in modo da far fronte alle nuove normative e alle necessità sempre diverse. Inoltre, le richieste si sono fatte sempre più incalzanti, soprattutto dopo la pandemia, che ha fatto emergere molte situazioni di disagio fino a quel momento sommerso».

«Il centro – afferma il presidente del Gulliver Emilio Curtòha sempre avuto la capacità di intercettare il bisogno della società e adattarsi alle sue esigenze. Una continua evoluzione, che ha recentemente portato a novità organizzative. Anche grazie alle difficoltà imposte dalla pandemia, siamo riusciti a costruire un forte senso di squadra e instaurare connessioni più solide tra i nostri servizi. Una sintonia totale caratterizzata da una forte collaborazione».

Lavorare sempre accanto alle realtà del territorio

Per potenziare i servizi di cura e prevenzione, per il Gulliver è importante il rapporto con le altre realtà del territorio. Oltre alla collaborazione fondamentale con Ats e istituzioni, il centro Gulliver ha da tempo stretto numerosi rapporti anche con scuole e aziende.

«Tra i docenti abbiamo osservato – spiega Cinzia Valsecchi, responsabile del Consultorio e dei Servizi innovativi di prevenzione territoriale del centro Gulliver – una maggiore attenzione verso le problematiche psichiatriche e di dipendenza nei ragazzi. Conosciamo l’importanza del contesto in cui vivono i giovani, come Gulliver lavoriamo quindi insieme alle scuole per fornire supporto a interi gruppi classe attraverso i nostri psicologi. Lo stesso aumento di sensibilizzazione verso le problematiche giovanili si nota anche nelle famiglie, dove la figura dello psicologo non è più demonizzata come un tempo».

«Organizziamo – spiega il presidente Emilio Curtò – momenti di volontariato dedicati ai dipendenti di alcune aziende del territorio. Si tratta di occasioni importanti dove si costruiscono nuove esperienze e si conoscono realtà diverse da quelle a cui si è abituati, dando vita a momenti bellissimi. Iniziative del genere spesso diventano utili anche per i nostri ospiti: i dipendenti di un’azienda, per esempio, durante il loro periodo di volontariato hanno spiegano come compilare il curriculum e come leggere la busta paga».

«La collaborazione con le aziende – aggiunge la direttrice Maria Raffaella Valenti – aiuta le persone ad accettare la disabilità e i disturbi psichiatrici, anche quando le persone che ne sono affette raggiungono un’età più matura».

Le nuove strade: Il progetto “Social lab”

Questa è la storia fino a oggi, ma lo sguardo del Gulliver è orientato al futuro. Una delle nuove sfide a cui gli operatori del centro stanno lavorando si chiama “Social lab”. Parte del progetto Campus Mafalda, Social lab ha l’obiettivo di aiutare i giovani ad affrontare le problematiche relazionali attraverso un approccio multidisciplinare e innovativo.

Nel dettaglio, i ragazzi di “Social lab” riuniti in gruppi di lavoro e accompagnati dagli operatori del Gulliver da giugno 2020 hanno iniziato a produrre dei contenuti multimediali che rispecchiassero le loro passioni (testi, video, disegni, fotografie…), che vengono poi pubblicati sulla pagina Instagram dedicata al progetto.

«Attraverso Social lab – spiega Piero Mannarelli, referente per i Progetti innovativi di prevenzione del centro Gulliver – i ragazzi hanno un’occasione per relazionarsi e confrontarsi con altri giovani della loro età che provengono da situazioni diverse. Il progetto offre loro la spinta giusta per uscire dal guscio, mostrare quello di cui sono capaci. Inoltre, prendere in mano un compito di una certa responsabilità per i ragazzi ha importanti effetti curativi».

Cosa vuol dire lavorare al Gulliver?

Lo stigma sociale che circonda problematiche come i disturbi psichiatrici e le tossicodipendenza nel corso degli anni è diminuito, ma si tratta comunque di realtà difficili, spesso trascurate e tenute nascoste. Realtà che gli operatori del Gulliver incontrano tutti i giorni.

«Non è certo un lavoro semplice – commenta il presidente Emilio Curtò -. Serve attenzione, passione e una forte etica, ma quello che più mi meraviglia è la contagiosità di quello che si fa. È come una corsa per dare sempre di più, e ognuno di noi ha tanta voglia di rendersi utile».

«Sono arrivata al Gulliver dopo aver lavorato in altre aziende – racconta Alessandra Calafà, responsabile della comunicazione del centro Gulliver -, e quello che mi ha colpito di più è stato osservare il forte legame di rispetto che si costruisce tra i colleghi».

«Sono da sempre convinta – aggiunge la direttrice Maria Raffaella Valenti – che ognuno abbia dentro di sé un valore importante. Al Gulliver ho trovato delle persone con cui condividere questa certezza e impegnarmi a metterla in pratica ogni giorno».


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Alessandro Guglielmi
aleguglielmi97@gmail.com

 

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Pubblicato il 12 Maggio 2021
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