Sanità, lago e cultura. Le tre sfide del prossimo sindaco di Varese
Di Pierfausto Vedani
Si avvicina il tempo delle elezioni amministrative, si delineano gli schieramenti. E così ci sono novità: i pentastellati, che Varese aveva evitato, si sono fatti vivi facendo della balneabilità del nostro lago un punto di forza della loro azione. A un loro recente meeting c’era anche il nostro sindaco: per dovere elettorale – i grillini, sembra, appoggeranno il Pd- quindi auguri cari all’avvocato Galimberti. Va ricordato che i liquami del lago vengono rastrellati dall’anello di tubazioni rivierasche: davvero molto si è fatto per avere un lago rinato, ma la bella Gavirate avendo le fognature sotto l’intero centro abitato e non sotto le strade come è di solito, per qualche anno o decennio continuerà a riversare luridume nel lago. Per sanare la situazione occorrono lavori costosi e non facili: potranno essere fatti in futuro, nel frattempo il “caccadotto” continuerà a esserci senza gravi danni per il lago che non avvertirà problemi per decenni perché i liquami sono più pesanti dell’acqua e si stabiliscono i sui fondali.
LA STORIA DI VARESE INSEGNA QUALCOSA
Mentre il paziente sindaco di Varese ascoltava i futurismi dei nuovi alleati, il Centrodestra annunciava che un suo esperto politico e amministratore, Matteo Bianchi, tenterà di riconquistare Varese persa dalla Lega che l’aveva trascurata soprattutto non dando mai soldi al sindaco Attilio Fontana per poter amministrare in modo decente, calpestando così anche la bella storia di una città che in alcuni decenni da sola e grazie ai suoi abitanti si era affermata anche a livello internazionale. Una storia che merita di essere ricordata anche in un luogo adatto, dedicato, perché le generazioni future sappiano quanto siamo stati grandi. Esagero? No, per esempio già nel 1924 un nostro ingegnere realizzò la Milano- Varese, prima autostrada al mondo. Poi, dopo la seconda guerra mondiale e per alcuni decenni, ecco alla ribalta gli uomini eccezionali. Esagero? Faccio alcuni nomi: monsignor Macchi segretario di papa Montini, l’ingegner Bazzocchi, papà degli aerei più ammirati nel mondo, Giovanni Borghi che con i suoi frigoriferi ha vinto tante guerre commerciali e con le sue squadra di basket e calcio ha sbalordito gli ambienti sportivi nazionali e internazionali. E ancora Alfredo Ambrosetti, che con i suoi studi economici ancora oggi tratta, discute con i potenti del mondo.
Questo esempio di impegno e cultura ha visto anche l’apporto di un medico: il professor Capella che, con il suo impegno di ricercatore all’ospedale di Circolo, scuola universitaria, ha sfondato negli Stato Uniti, territorio che ha da sempre il culto dell’avanguardia negli studi della medicina. Questi grandi uomini sono stati supportati da schiere di politici e di professionisti che hanno lavorato alla grande nel sociale offrendo anche aiuto e crescita culturale alla comunità. È inoltre bello ricordare i rapporti costruttivi tra industriali e sindacati, gli apporti culturali, l’attenzione di piccole istituzioni ai bimbi e agli adulti meno fortunati, l’impegno nelle associazioni che operano in diversi campi. Una grande sensibilità sociale che ha visto grandi donazioni alla città ma che modesti e disastrosi politici di Milano e Roma avrebbero poi massacrato.
LA VECCHIA LEGA E QUELLA NUOVA
Oggi abbiamo dei problemi, non possiamo dimenticare che non li abbiamo creati noi ma i nuovi politici e pure la vecchia Lega. Si può ricordare un’impresa dei leghisti rivoluzionari. Quella che distrusse il Premio Chiara perché venne ordinato di “cacciare i giudici terroni del premio” tra i quali c’era uno scrittore finissimo, Michele Prisco, i cui scritti erano già pubblicati nelle storie nazionali della letteratura, mentre l’altro pilastro della giuria fu, dico poco, Nanda Pivano. La fondazione e l’avvio del premio alla fine degli Anni 80 furono merito esclusivo di un caro mio collega, Massimo Lodi. Oggi purtroppo si legge su Google che il premio è nato diversi anni dopo. E lo avrebbe battezzato Ortelli, una brava persona, spuntato però quando si cercò di accontentare subito la Lega.
Oggi, dopo che la città alle ultime elezioni ha mandato a casa i leghisti, spunta un loro candidato sindaco accettabile, che deve battersi però con Galimberti che ha vinto tante piccole battaglie servendo bene la nostra comunità. Doveva esserci Roberto Maroni, ma il destino ha detto di no. Noi oggi gli vogliamo ancora bene e gli siamo vicini non dimenticando che è stato uno dei migliori ministri dell’Interno e che da Roma ha regalato alla città il raddoppio del raccordo con l’autostrada teatro di gravi incidenti.
LA PARTITA DELLA SANITÀ
Il nuovo sindaco e il suo avversario ci lasciano comunque tranquilli e hanno voglia di rilanciare Varese. Dovranno anche lottare per un recupero della sanità messa in ginocchio da un barbaro accordo romano sui tagli dei finanziamenti. I partiti hanno violato addirittura La Costituzione che sancisce il diritto alla salute dei cittadini. Non abbiamo capito anche il silenzio del Quirinale e il sonno dei magistrati davanti alla frana assistenziale, all’impoverimento di un settore dove i privati hanno dato con grande generosità. Mi piace ricordare che da anni il Rotary assiste a domicilio gli ammalati di tumore. Quel Rotary che ha vaccinato i bimbi nordafricani contro la poliomielite.
Speriamo che le elezioni ci diano un sindaco e un leader d’opposizione che guidino la riscossa della città. Siamo stanchi di avere da Milano e Roma solo parole e dimostrazioni di incapacità.
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