Djokovic rischia di stare fuori dall’Australia per tre anni, “le regole si rispettano e valgono per tutti”
Il ministro australiano dell'Immigrazione, Alex Hawke, ha precisato in una nota che la decisione di annullare il visto concesso a Novak Djokovic è stata presa "per motivi di salute e di ordine pubblico"
Visto d’ingresso in Australia annullato per il numero uno al mondo del tennis Novak Djokovic da cui è nato il “caso“ internazionale che ha riguardato i risvolti sportivi della vicenda – ad oggi non potrà partecipare agli Open – ma anche di natura etica e di opportunità nel dover attenersi alle leggi, regola ancora più importante perché personaggio pubblico di enorme rilievo e che funge da esempio per il mondo intero (foto: novakdjokovic.com).
A quanto si è appreso rischia un bando di tre anni dall’Australia.
Il ministro australiano dell’Immigrazione, Alex Hawke, ha precisato in una nota che la decisione di annullare il visto concesso a Novak Djokovic è stata presa “per motivi di salute e di ordine pubblico”. La decisione implica che al giocatore serbo, che mirava al 21/o titolo di un Grande Slam, record agli Australian Open che iniziano lunedì, sarà vietato l’ingresso nel Paese per tre anni, tranne che in determinate circostanze.
Un giudice in Australia ha deciso di tenere per oggi una udienza di emergenza sul caso del tennista Novak Djokovic. Lo riferisce lo stesso tribunale australiano.
L’annullamento del visto di Novak Djokovic – ha detto il primo ministro australiano Scott Morrison commentando la decisione – mira a proteggere il risultato dei “sacrifici” fatti dagli australiani durante la pandemia di Covid-19.
“Gli australiani hanno fatto molti sacrifici durante questa pandemia e giustamente vogliono che l’effetto di quei sacrifici sia tutelato”, ha affermato Morrison in una nota, riferendosi al caso del giocatore serbo.
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Ci crederò solo quando vedrò Djokovic alzarsi in volo con un aereo e lasciare il paese per non tornarci mai più. Per il momento un plauso alla linea tenuta dal governo australiano.
Se fosse stato in Italia probabilmente oltre che al libero ingresso avrebbe partecipato ad eventi e convegni pubblici sponsorizzati dai no-vaxxari.