Monopattini elettrici: le ultime novità legislative
Il boom dei monopattini elettrici verificatosi soprattutto negli ultimi 12 mesi (quasi 120.000 pezzi venduti, soprattutto nelle grandi città, più diverse decine di migliaia resi disponibili dalle società

Il boom dei monopattini elettrici verificatosi soprattutto negli ultimi 12 mesi (quasi 120.000 pezzi venduti, soprattutto nelle grandi città, più diverse decine di migliaia resi disponibili dalle società – a partecipazione pubblica o completamente private – di sharing) ha ragioni sia di natura economica che, per così dire, antropologica. Da un lato, infatti, il monopattino elettrico rappresenta un’alternativa a basso – in molti casi bassissimo – costo ai tradizionali mezzi a motore a due o a quattro ruote, i cui costi – di acquisto, ma anche di mantenimento, fra bollo, assicurazione e carburante – sono divenuti per molti insostenibili, specie in un periodo di recessione profonda come quello che l’Italia sta attraversando. Dall’altro, esso è – a pari delle E-bike – la risposta che in molti cercavano in termini di mobilità a basso impatto ambientale, in un momento in cui, fortunatamente, temi come quello della salvaguardia del pianeta e della riduzione delle emissioni nocive riescono a intercettare l’interesse e la sensibilità di ampie porzioni delle comunità urbane.
Questa rapida proliferazione di mezzi ultraleggeri per le strade, unita alla relativa facilità di manomissione degli stessi – allo scopo di fargli raggiungere prestazioni oltre i limiti consentiti dalla legge –, ha posto davanti alla società civile un chiaro problema di ordine legislativo, cui è stato necessario porre rimedio in tempi brevi, con regole sempre più stringenti che tenessero conto dell’incremento esponenziale di monopattini sulle strade italiane. Un ulteriore giro di vite è stato portato dal decreto infrastrutture DL 121/2021, divenuto in seguito il testo alla base della Legge 9 novembre 2021 n. 1256. Sulla scorta di tale legge, per molti versi i monopattini cominciano a essere equiparati ai ciclomotori a bassa cilindrata, sia per quanto riguarda le dotazioni e le caratteristiche tecniche, sia per ciò che concerne la condotta su strada. Ovviamente le specificità delle due tipologie di mezzi rimangono radicalmente differenti; ciò che comincia a collimare sono gli obblighi e i doveri, tanto dei costruttori quanto dei proprietari e/o conducenti del mezzo. Tutto ciò nell’ottica di una prevenzione che vada incontro alle crescenti preoccupazioni di molti cittadini (specialmente in città come Milano e Roma, dove i monopattini sono ormai una realtà tutt’altro che trascurabile del panorama urbano), i quali hanno visto spesso le strade dei loro quartieri trasformati in un Far West di monopattini che sfrecciano a velocità che in teoria non dovrebbero neanche essere in grado di toccare.
I passaggi più significativi della nuova legge prevedono innanzitutto una riduzione del limite di velocità da 25 a 20 Km/h (rimane invariato quello di 6 Km/h nelle aree pedonali). Quindi è stato istituito il divieto di sosta sui marciapiedi. Infine sono stati indicati alcuni “casi di specie” in presenza dei quali è possibile procedere alla confisca del mezzo. Essi sono: assenza o non funzionamento di luci, frecce e stop; modifica delle prestazioni del mezzo, con particolare riferimento al potenziamento del motore al fine di raggiungere velocità superiori rispetto a quelle consentite; modifica strutturale del mezzo, con particolare riferimento all’innesto di uno o più sedili. Viene inoltre sancito l’obbligo di indossare il caso per tutti i minorenni. Rimane ancora un vuoto per quanto riguarda l’obbligo di assicurazione: un’ambiguità che sta spingendo alcuni comuni a provvedere in autonomia, varando disposizioni ad hoc. Ad ogni modo, a differenza di automobili e ciclomotori, per il momento non è previsto alcun obbligo assicurativo per i monopattini.
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