Collini (Confcommercio): “Anche i lockdown hanno influito sull’aumento dei frontalieri”

L'analisi del presidente di Confcommercio Varese: "Dopo le chiusure forzate nei mesi di luglio e agosto molti lavoratori del settore turistico a causa dell'incertezza avevano già trovato un nuovo lavoro"

RudyCollini nuovo presidente di Uniascom - Concfcommercio Varese

Il dato dei frontalieri in aumento del 4% rispetto allo scorso anno, reso noto dall’Ufficio federale svizzero di statistica, sembra non sorprendere Rudy Collini. Il presidente di Confcommercio chiama in causa, tra le varie ragioni che hanno influenzato il mercato del lavoro sulla fascia di confine, anche le chiusure imposte dal governo per fronteggiare la pandemia. «Da noi il lockdown ha avuto restrizioni maggiori e prolungate rispetto alla Svizzera e questo ha messo in difficoltà alberghi e ristoranti – spiega Collini -. Credo quindi che la crescita dei frontalieri, che peraltro abbiamo rilevato anche noi con i nostri strumenti di analisi, sia anche figlia di quella situazione».

L’AUMENTO RISPETTO AL 2019

In effetti se si va a confrontare l’incremento dei frontalieri negli anni del Covid-19, il trend è nettamente superiore rispetto a quello 2019. «Non sarà l’unica motivazione – continua il presidente di Confcommercio – ma quando a un lavoratore, che aveva la possibilità di lavorare in certo posto, non è stata più garantita l’assunzione del servizio durante l’estate, è normale che sia andato a cercare un’altra occupazione, magari oltreconfine. Questa dinamica è emersa anche in una nostra indagine: nel biennio 2020 -2021, dopo il lockdown, le aziende del settore turistico facevano fatica a trovare lavoratori con caratteristiche specifiche nei mesi di luglio e agosto, perché molti avevano trovato già un nuovo lavoro, anche nella vicina Svizzera».

CON GLI STIPENDI SVIZZERI MAGGIORE CAPACITÀ DI SPESA

La lettura di Collini apre a una seconda considerazione: i lavoratori che hanno scelto di lavorare in Canton Ticino possono contare su stipendi più alti e quindi su una maggiore capacità di spesa con ricadute positive sui consumi. «Questo fenomeno – continua il presidente di Confcommercio – va visto a 360 gradi. Noi confidiamo che con il ritorno alla normalità ci sia una ripresa dei consumi e anche di impiego professionale. Negli ultimi due anni, le ripartenze dopo i lockdown per albergatori e ristoratori sono avvenute a stagione ampiamente iniziata, con i lavoratori che si erano già reinventati un lavoro. Questa volta siamo in anticipo».

In una recente iniziativa di Confcommercio per far incontrare domanda e offerta di lavoro nel settore del turismo, la risposta dei potenziali lavoratori è stata interessante: su 160 posizioni aperte, ci sono state 100 candidature, soprattutto di giovani. «Non sempre si può dare una lettura lineare di questo fenomeno – spiega Collini – . In quel caso è emerso chiaramente che il dato della domanda era maggiore dell’offerta. Per fortuna c’è stato lavoro per tutti e probabilmente nel periodo estivo avremo un esubero».

IN ESTATE 4MILA LAVORATORI IN PIÙ

I dati camerali confermano quanto dice Collini: le 15mila persone impiegate nel settore dei pubblici esercizi, negli alberghi e nella ristorazione, durante il periodo estivo salgono a 19mila, con un incremento di 4mila unità. «Stiamo parlando naturalmente di stagionali e non di lavoratori a tempo indeterminato – conclude il presidente di Confcommercio Varese – È una platea di lavoratori che va contestualizzata e che comprende più tipologie, tra cui anche i giovani studenti che in estate vogliono avere un reddito. Noi continuiamo a monitorare il fenomeno del frontalierato e la sua evoluzione con le nostre  associazioni locali, gli enti bilaterali e i partenariati con Camera di Commercio, Prefettura ed enti locali. E grazie al nostro sistema per l’analisi dei flussi e delle presenze riusciamo a dare concretezza e oggettività alla percezione di questi fenomeni e fare scelte misurate alla qualità del dato».

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 04 Maggio 2022
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