Alla scoperta di Villa Baragiola, il prossimo quartiere giovane di Varese
Housing sociale per 70 nuove famiglie e una nuova proposta culturale nella parte ancora "inesplorata", che sarà riqualificata con i fondi del PNRR: con l'assessore siamo andati a capire meglio il progetto
Il progetto – che in realtà è ancora solo abbozzato – è ambizioso: aprire al quartiere di Masnago il parco di villa Baragiola, farlo diventare centro culturale e allo stesso tempo renderlo quartiere esso stesso, con 70 nuovi appartamenti in un parco secolare.
Ma se state pensando che tutto questo sta nel libro dei sogni di questa maggioranza, sappiate che è già stato finanziato, e che – proprio per ricevere tutti i soldi del finanziamento – i lavori dovranno essere conclusi entro il 2026.
Funziona così, infatti, il contributo del bando Pinqua ottenuto per il progetto che concluderà la riqualificazione di villa Baragiola, che ora è ristrutturata solo per metà e attualmente ospita l’assessorato all’urbanistica e il museo Tattile. E che la giunta Galimberti ha pensato di destinare a quello che si chiama Housing sociale – case ad affitti calmierati che possano riportare in città giovani coppie o famiglie – e a una nuova proposta culturale, approfittando di una parte della villa non ancora ristrutturata ma bellissima che siamo andati a vedere per voi, insieme all’assessore all’Urbanistica e Lavori Pubblici Andrea Civati.
VILLA, SEMINARIO, RUDERE E SEDE DEL COMUNE: LA STORIA DI VILLA BARAGIOLA
Quella di Villa Baragiola è una parabola comune anche ad altre ville monumentali della città: nate come residenze private, hanno poi assunto funzioni diverse, fino a diventare proprietà comunale.
Villa Baragiola fu costruita nella prima metà dell’Ottocento dall’omonima famiglia milanese e il suo impianto originario era costituito da un edificio a pianta pressoché quadrata, con saloni disposti attorno al vano centrale della scala: proprio la parte che non è ancora stata riqualificata.
Attorno al 1930 la villa fu ristrutturata per conto di Giacomo Tedeschi e ulteriori modifiche furono apportate quando, nel 1941, la struttura fu destinata a seminario: ed è di quest’epoca il lungo edificio rettangolare – che ospitava le aule degli studenti del seminario – che è stato riqualificato dopo l’acquisizione del comune nel 2001, e adibito a sede dell’assessorato all’urbanistica.
Mancava, però, la ristrutturazione della villa originaria: «Qui ci sono alcune delle sale più belle dal punto di vista estetico, con affreschi e soffitti a cassettoni – spiega l’assessore ai lavori pubblici e urbanistica Andrea Civati – E le risorse principali dal punto di vista del restauro sono concentrate qui: l’intervento è grandemente finalizzato al recupero di questo patrimonio, e sono già stati effettuati i primi sondaggi per verificare la presenza di affreschi eventualmente coperti».
Nella villa, abitata fino agli anni ’70, c’è stato anche il primo ippodromo della città e uno dei primi ippodromi italiani: era ospitato sul lato nord del parco, all’ombra del Campo dei Fiori, e fu inaugurato dall’avvocato Andrea Baragiola nel 1895 in un area che si estendeva sino a quello che ora è lo stadio “Franco Ossola”.
«Quando il comune la comprò, la villa era in altre condizioni manutentive. Il fatto di averla acquisita senza un vero progetto di recupero al momento dell’acquisto, è uno dei problemi che affligge il patrimonio comunale: si pensi al Castello di Belforte, a villa Mylius, alla caserma Garibaldi. Scelte magari giuste al momento, ma che avrebbero avuto bisogno di essere messe in pratica fin da subito, e non lasciate lì».
Ora anche per villa Baragiola, ristrutturata finora solo a metà, è arrivato il momento di riprendere completamente vita, con un progetto ambizioso che è destinato anche a cambiare il volto del quartiere di Masnago.
DA SEMAFORO A PORTA D’ENTRATA DEL NUOVO “QUARTIERE”: LA TRASFORMAZIONE DI PIAZZA FERRUCCI
Piazza Ferrucci«Qui c’è piazza Ferrucci, che è divisa da un muro che oggi i cittadini vedono come una separazione tra la villa comunale abbandonata e fatiscente da tanti anni e la piazza che oggi purtroppo, salvo che per alcune attività commerciali che la tengono viva, è sostanzialmente un semaforo. Uno degli obiettivi del progetto di recupero di questa parte di città e proprio quello di rendere più integrata la proprietà comunale e il parco di villa Baragiola con Masnago, e piazza Ferrucci sarà il fulcro di questo progetto». Spiega Andrea Civati indicando dall’interno dell’area di villa Baragiola la piazzetta.
il muro che divide la villa dalla piazzaIl plesso: «Sarà ristrutturato grazie a un finanziamento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da 15 milioni di euro che è stato già finanziato. Ospiterà una moltitudine di attività culturali, sociali e residenziali. L’obiettivo è quello di insediare qui dei nuovi abitanti, che abbiano accesso a canoni agevolati e che possano così tornare a vivere in città».
Accanto a questo: «Ci sarà tutta una serie di attività culturali – spiega l’assessore – Abbiamo proposto e pensato, per esempio, l’idea di un museo della fotografia. Uno spazio che a Varese e in provincia non c’è, dove si possa dedicare uno spazio a fotografi di eccellenza: anche del nostro territorio ma non solo. Qui vogliamo realizzare un mix tra pregio ambientale, storicità dell’edificio e funzioni culturali».
Nell’area di villa Baragiola resterà anche il già esistente Museo Tattile, e per l’area delle serre sono previsti progetti come l’orto didattico che si affianca a quello, già esistente, dell’orto di 4500 mq messo a disposizione dal Comune di Varese all’associazione Banco di solidarietà alimentare Nonsolopane (che dal 2016 ha in gestione l’area per conto di Palazzo Estense).
Da segnalare infine quella che sembra una voliera liberty, e che potrebbe trasformarsi in un prestigioso e suggestivo chiosco con vista sulla vecchia Masnago.
La voliera liberty“HOUSING SOCIALE NON SIGNIFICA CASE POPOLARI” LA PRECISAZIONE NECESSARIA PER SPIEGARE IL PROGETTO RESIDENZIALE
Il cuore vitale del progetto, proprio perché vuole rivitalizzare materialmente il quartiere con nuovi abitanti, è quello legato all’housing sociale, parola molto di moda ma ancora poco compresa.
«In molti spesso associano al concetto di “housing sociale” il concetto di “casa popolare” che è in realtà un po’ fuorviante – spiega infatti Civati – Di fatto, nell’esperienza urbanistica di Varese esistono solo le case popolari e “il resto”: questo è frutto per una scelta politica ben precisa dagli anni ’60 in poi, dove si sono creati dei quartieri dormitorio in cui venivano concentrate tutte le difficoltà sociali. Oggi l’universo della residenza sociale ha svariate sfaccettature: l’housing sociale per esempio è uno strumento che in città come Milano, ma anche in città più piccole, permette di fornire una offerta abitativa a tutta una serie di categorie di cittadini che non sono “da servizi sociali” ma hanno comunque difficoltà a trovare una casa in città. Pensi al caso di un trentenne appena sposato, con due stipendi da 1500 euro o anche meno, o con uno dei due stipendi non da dipendente. Queste sono tipologie che non riescono ad avere una casa in città, perché non riescono ad accedere al mutuo e gli affitti costano troppo. Con il risultato che la giovane coppia finirà per cercare casa a Vedano, a Induno, a Malnate o in altri punti, mentre noi abbiamo bisogno di attirare queste persone, che rappresentano categorie vitali per la città».
Gli appartamenti che verranno realizzati nel complesso di villa Baragiola – più precisamente, nella parte che ora è occupata dall’assessorato – saranno circa 70, e saranno concessi in affitto a canone calmierato. I tempi di realizzazione, come accennato all’inizio, non dovrebbero essere biblici: l’assegnazione dei fondi PNRR prevede che i progetti cui i fondi siano già stati assegnati siano realizzati entro il 2026. «Abbiamo individuato il gruppo di progettisti che farà la progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva di questo progetto, che andrà concluso con i tempi del PNRR, quindi entro il 2026 – conferma l’assessore – Ci attiveremo quindi nei prossimi mesi».
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Buongiorno, sono estremamente deluso dall’apprendere questa notizia.
Speravo che questa amministrazione, a cui ho dato la mia fiducia, fosse diversa dalle precedenti, ma riscontro la stessa carenza di idee e un operato che approda sui medesimi interessi e risultati.
Sono incredulo si possa pensare di trasformare un parco tanto bello e tranquillo come quello di Villa Baragiola (la fauna urbana è splendida e le istituzioni ne sono consapevoli, visto che vengono condotti studi sugli scoiattoli, ad esempio) in una specie di dormitorio che ospita 70 appartamenti (70!!!). Proprio antistante al parco di Villa Baragiola abbiamo l’esempio dei Giardini Sospesi, casermoni di cemento stridenti con il tessuto urbano, ambientale e culturale di Varese, con una quantità di appartamenti rimasti vuoti per tantissimo tempo (e in parte ancora lo sono). Con una intera sezione ancora quasi completamente vuota, proprio a torreggiare sopra il Parco di Villa Baragiola.
Adesso altri 70 appartamenti dentro al Parco?
Dentro ad un Parco pubblico, che dovrebbe essere un’oasi di natura e tranquillità al servizio e beneficio di TUTTI i cittadini?
Mi sembra molto un piano di investimento immobiliare nel medesimo stile sempre e giustamente contestato alla controparte politica, un po’ ovunque nel nostro Paese.
Grandi e mastodontici investimenti immobiliari che guardano gli interessi socio-politici, elettorali, economici, di oggi, fortemente interventisti sull’ambiente, piuttosto che in armonia con l’ambiente e il contesto di realizzazione.
Bisognerebbe pensare di impiegare i soldi del PNRR dando priorità a sostenibilità e miglioramento della qualità della città per i suoi abitanti, con un occhio di riguardo all’ambiente, auspicabilmente ampliando gli spazi naturali in città, anziché ridurli a giardini condominiali per attirare nuovi potenziali elettori.
Francamente da questa amministrazione, che mi era parsa in grado di poter traghettare Varese ad essere una città moderna, dinamica e sostenibile, non mi sarei atteso un intervento che fa emergere risvolti sociali di massa tristemente in voga il secolo scorso, evidentemente ancora insiti nella cultura politica odierna.
Saluti