“A luglio ho ricevuto una bolletta di un milione di euro”. Molte imprese in provincia di Varese pensano di non continuare

In un video dell'Unione industriali le testimonianze di alcuni imprenditori del territorio alle prese con costi energetici insostenibili. Grassi (presidente di Univa): "Siamo sull'orlo di un baratro"

Il costo dell’energia per molte imprese è diventato ormai insostenibile. Il prezzo del gas in Italia è passato da 0,23 euro al metro cubo a gennaio 2020 a 1,02 euro del luglio 2022, mentre l’energia elettrica, nello stesso intervallo di tempo, è passata dai 0,07 euro al khw ai 0,30 euro (fonte Arera).
Le variazioni di prezzo fra la media di gennaio 2020 e la metà di giugno 2022 sono tutte a tre cifre: + 660% per il gas naturale e + 360% per l’elettricità.
Il governo Draghi non è stato a guardare e per fare fronte a questa situazione ha stanziato circa 50 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno quelli del nuovo Decreto Aiuti. La preoccupazione, che inizia a farsi largo tra imprenditori e gente comune, è che questa non sia una situazione transitoria, bensì destinata a protrarsi nel tempo.

LA CHIUSURA È UNA PROBABILITÀ

Nella morsa del caro energia ci sono finite famiglie e imprese. Da queste ultime, ormai da tempo, si è levato un grido che se all’inizio era d’allarme ora ha assunto i toni espliciti del dramma. Per molti imprenditori, soprattutto per coloro che producono in settori energivori, come quelli siderurgico e metallurgico, l’ipotesi chiusura non è più una possibilità, ma una probabilità.

LA VOCE DELLE IMPRESE

Purtroppo la crisi energetica si innesta in un momento in cui le imprese del territorio – e non solo quelle – dopo la pandemia, avevano ripreso a produrre quasi a pieno regime, con previsioni di crescita che non si vedevano da anni. Nel giro di pochi mesi siamo rientrati in un’atmosfera pesante che colora il futuro di tinte fosche.
Nel video (sopra) il presidente dell’Unione industriali della provincia di Varese, Roberto Grassi, usa un’espressione inequivocabile: «Siamo sull’orlo di un baratro». Il numero uno degli industriali parla di«urgenza» e di «interventi strutturali» per scongiurare il peggio, ovvero la chiusura delle imprese.

BOLLETTE INSOSTENIBILI

«Oggi – spiega Gianluigi Casati, della fonderia Casati spa di Varese – siamo in una situazione in cui è più conveniente fermarsi che produrre». L’imprenditore a giugno di quest’anno si è visto recapitare una bolletta di 333 mila euro, quasi il doppio di quella del giugno del 2021 che ammontava a 174 mila euro. «Nel mese di luglio – spiega Casati – abbiamo avuto un incremento del 230%. Ormai è una situazione assolutamente insostenibile».
Lo scenario immaginato dall’imprenditore varesino va ben oltre il business e le difficoltà della sua impresa. Casati è un industriale di lungo corso e ha già vissuto altri momenti di austerity, questa volta però è diverso. «Questa situazione potrebbe comportare anche dal punto sociale conseguenze drammatiche» dice l’imprenditore.

Stesso discorso per Marco Riganti, presidente della Riganti spa, azienda di Solbiate Arno specializzata nello stampaggio a caldo e nella lavorazione meccanica di componenti in acciaio, che a luglio 2021 ha pagato una bolletta di 200 mila euro e ora,  trascorso un anno, deve sborsare oltre 1 milione di euro. «Nessuno si sarebbe mai immaginato di pagare energia e gas quindici volte di più – commenta Riganti – Il problema vero però è il circolante: pagare un milione e mezzo di bolletta significa fare un finanziamento a sette mesi. Se dovessi andare avanti a queste condizioni sarebbe la sopravvivenza».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 09 Settembre 2022
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