Come raccontare la bellezza di fare impresa, se ne parla a Glocal22
Un incontro sulla cultura d'impresa, le difficoltà nel far conoscere il ruolo dell'industria oltre i pregiudizi e l'importanza per le aziende di aprirsi e raccontarsi al pubblico

Come raccontare la cultura d’impresa e perché farlo nel modo giusto può essere un’opportunità sia per l’azienda che per il territorio. Questo il tema al centro dell’incontro Informazione o comunicazione per la cultura d’impresa? che si è tenuto giovedì 10 novembre al Salone Estense di Varese nel corso del Festival Glocal. All’incontro hanno partecipato Antonio Calabrò, giornalista e fondatore di Museimpresa, Barbara Cimmino, cofondatrice di Yamamai, Davide Cionfrini e Silvia Giovannini, giornalisti dell’ufficio stampa di Confindustria Varese.
«La cultura d’impresa – ha affermato Calabrò – è il modo in cui l’impresa entra in contatto con le realtà all’interno e all’esterno di se stessa. L’impresa può vivere il legame con la cultura in due modi: da un lato l’impresa può fare semplicemente da mecenate, dall’altro può lei stessa diventare soggetto culturale attivo. La cultura è un romanzo, un film, un’opera teatrale, ma è anche chimica, una nuova lega di carbonio fondamentale per l’industria aeronautica, cultura sono le misure di welfare che l’azienda mette a disposizione dei lavoratori. Bellezza, efficienza, innovazione e produttività tutto questo rende l’impresa meritevole di essere raccontata».
«La cultura d’impresa – ha aggiunto Cimmino – è l’elemento che allaccia tutti gli stakeholder del nostro sistema valorizzando la loro identità. Questo legame può trasformarsi in valore concreto e duraturo. Solamente se un’azienda riesce a sovrapporre perfettamente quello che fa, quello che racconta e quello che veramente è può presentare al pubblico un’immagine di sé riconoscibile e coerente».
Ma riuscire a raccontare la cultura d’impresa diventa una vera sfida, quando il contesto in cui ci si muove è ricco di pregiudizi che delle imprese dipingono un ritratto negativo. «Da alcuni anni – ha spiegato Cionfrini – a Confindustria Varese abbiamo affiancato al tradizionale lavoro di ufficio stampa una nuova squadra con l’obiettivo di raccontare la cultura d’impresa direttamente attraverso le storie delle aziende del territorio. Molte imprese sono ricche di notizie, ma spesso i titolari non le riconoscono, tocca a noi scoprirle e raccontarle con un lavoro completamente di tipo giornalistico».
«Noi – ha continuato Cionfrini – raccontiamo la realtà dell’industria andando oltre gli stereotipi, mostrando cosa c’è veramente dietro i cancelli di un’impresa soprattutto a chi in un’azienda non c’è mai entrato. Non sempre è facile e anche raccontarlo ai giornalisti è spesso una sfida. La maggior parte dei giornalisti cerca il titolo, la notizia eclatante, ma se si vuole convincerli a raccontare temi più approfonditi, diventa molto più difficile catturare il loro interesse».
«La comunicazione – ha sottolineato Calabrò – è il racconto e il racconto non è marketing. Raccontare la cultura d’impresa significa presentare alle nuove generazioni una narrazione costruttiva e attraente di cosa significa lavorare nell’industria. Le imprese sono le uniche realtà che producono benessere, lavoro e innovazione, ma per raccontarsi, le imprese devono essere pronte ad aprirsi al pubblico e anche affrontare il rischio di critiche».
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