Vendita del 70% di Agesp Energia, il Pd di Busto: “Approvazione celere frutto di una scelta rinunciataria”
I consiglieri Pedotti e il capogruppo Maggioni spiegano la posizione del Pd: "Si è arrivati a questo punto perchè negli anni scorsi non si è fatto nulla per rafforzarla"

All’indomani del consiglio comunale che ha affrontato la scelta di prevedere l’alienazione del 70% delle quote di “Agesp Energia”, società commerciale di gas ed elettricità e che detiene e gestisce la rete del teleriscaldamento cittadino, il Partito Democratico torna sull’argomento per denunciare la celerità con cui la maggioranza del Sindaco Antonelli ha approvato l’operazione.
«Quando in tempi migliori molti Comuni procedevano a rafforzare le loro società, consapevoli di dover affrontare un mercato liberalizzato con protagonisti forti ed agguerriti, Agesp Energia non è stata mai coinvolta in un percorso di allargamento della partecipazione» – spiega il capogruppo Pd Maurizio Maggioni, che continua: «La decisione di mantenere lo status quo ha fatto prevalere l’immobilismo anche dopo le decisioni del Consiglio Comunale risalenti al 2017 che sono rimaste lettera morta».
Secondo Maggioni «i fattori esterni (aumento dei costi delle materie prime) che ora hanno determinato il recente andamento negativo, hanno colpito una Società che avrebbe potuto essere più forte e organizzata se chi l’ha gestita negli anni, cioè la medesima maggioranza e lo stesso Sindaco, avessero operato in una prospettiva innovativa in relazione con i tempi».
«Sindaco e maggioranza si sono ben guardati da indicare uno scenario complessivo in relazione alle ricadute che tale operazione avrà rispetto alle altre società partecipate, in particolare Agesp s.p.a., Agesp Attività Strumentali e Neutalia – afferma il consigliere e segretario cittadino Paolo Pedotti – non c’è chiarezza sulle politiche che le partecipate saranno chiamate a svolgere, né l’orizzonte temporale dell’operazione assicura garanzie a medio-lungo termine su lavoratori e utenze nel periodo successivo ai tre anni di transizione».
Insomma, per il Partito Democratico questo silenzio può essere interpretato solo in due modi: come una reale mancanza di politiche o come la volontà di escludere il Consiglio Comunale dalla conoscenza e dal confronto circa le onerose ed impegnative scelte programmatiche e finanziarie che si stanno delineando.
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