I sindacati rilanciano l’allarme per i lavoratori della Leggiuno Spa
Femca Cisl e Filctem Cgil con le rsu organizzano un presidio davanti al tribunale di Varese martedì 31 gennaio dalle ore 11 alle ore 14 per provare ad evitare il fallimento dell'azienda

Brutte notizie per la “Leggiuno spa”, storica azienda tessile che nel 2018 aveva festeggiato i 110 anni di attività, e dal 2008 di proprietà di un gruppo industriale indiano. A rilanciare l’allarme sono le sigle sindacali Femca Cisl e Filctem Cgil con le RSU.
Lo scorso luglio era stata dichiarata la messa in liquidazione dell’azienda, un primo brutto colpo per gli allora 140 dipendenti.
Oggi, 29 gennaio, il nuovo allarme dei sindacati: «Venerdì 27 gennaio abbiamo ricevuto la notizia da parte del dottor Fortis, liquidatore della Leggiuno, che il Giudice del tribunale di Varese non prenderà in considerazione la continuazione dell’attività produttiva della Leggiuno, e probabilmente decreterà l’istanza di fallimento nonostante sappiamo che sono state presentate due domande di interessamento per l’acquisizione dell’azienda: una da parte di un’azienda italiana e l’altra da un fondo estero – si legge in una nota dei sindacati -. Noi come Femca Cisl e Filctem Cgil con le RSU, organizzeremo un presidio davanti al tribunale di Varese martedì 31 gennaio dalle ore 11 alle ore 14 per sensibilizzare il Giudice affinché permetta almeno di proseguire con la cassa integrazione straordinaria, già convalidata dalla regione Lombardia e dal Ministero».
«La cassa già richiesta copre il periodo dal 1° gennaio al 28 agosto, tempo utile anche per permettere ai lavoratori di frequentare corsi di riqualificazione. Al momento sono 70 i lavoratori in forza, noi vogliamo credere che sia possibile la continuazione dell’attività produttiva di questa azienda storica – commentano i sindacati -. Nei capannoni della Leggiuno sono ancora presenti tutti i telai e tutte le macchine sono pronte a ripartire. Siamo sicuri che anche i clienti più affezionati saranno felici di ritornare per far rinascere questo gioiello. Questa è una scommessa, ma noi ci vogliamo credere».
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