Il Liceo Manzoni di Varese porta la compagnia teatrale del carcere minorile di Milano al Cinema Teatro Nuovo

I quattro rappresentanti di istituto hanno portato a Varese la compagnia teatrale Puntozero, composta da alcuni detenuti ed ex detenuti dell'IPM

manzoni

Nella mattinata di oggi, martedì 4 aprile, il Liceo Manzoni di Varese ha aperto la sua prima assemblea di istituto post covid.

I quattro rappresentanti di istituto, con l’aiuto di alcuni docenti e in particolare della professoressa Rosanna Galeani e la collaborazione di Greta Greppi, ex allieva del liceo e operatrice presso il carcere minorile Beccaria di Milano, hanno portato sul palco del Cinema Teatro Nuovo di Varese la compagnia teatrale Puntozero, composta da alcuni detenuti ed ex detenuti dell’IPM.

“Errare Humanum Est”, questo il titolo dello spettacolo, raccontano Jacopo e Davis, rappresentanti di istituto, in apertura dell’incontro: “Quello di oggi è un progetto realizzato dai ragazzi detenuti del carcere minorile di Milano. Uno spettacolo che si collega con il lavoro di educazione civica svolto in tutte le classi del triennio quest’anno, durante il quale abbiamo partecipato all’incontro con Gherardo Colombo, ex magistrato, che ci ha fatto riflettere sul confronto tra la situazione delle carceri italiane e quelle nord europee, dove i detenuti sono trattati da esseri umani e la reclusione non è la condanna ma un percorso di reintegrazione nella vita reale”

“Ci è sembrato significativo organizzare questo momento per ascoltare testimonianze di ragazzi che vivono o hanno vissuto la realtà del carcere minorile in Italia – concludono i ragazzi – soprattutto dopo il tumulto collettivo creato dalle fiction divenute ultimamente tanto popolari tra i giovani”.

Uno spettacolo di giovani per giovani, che inizia con una trascinante canzone rap, scritta e cantata da due talentuosi ragazzi del carcere minorile, che racconta il desiderio di riscatto e libertà.

“In carcere non ci sono persone cattive, ci sono persone che hanno sbagliato – afferma Giuseppe Scutellà, educatore del carcere – Il modo in cui la prigione viene gestita, in cui le persone vengono “punite” per i loro crimini è profondamente sbagliato. Ogni detenuto costa allo stato 180 euro al giorno, soldi che servono a pagare gli stipendi degli agenti, del direttore, degli assistenti e degli educatori. Al detenuto infine arrivano in tasca 50 centesimi, per vitto e alloggio. Il carcere serve a rieducare, ad aiutare chi esce di prigione a non tornare per strada a commettere gli stessi errori, ma in Italia senza associazioni di volontariato i ragazzi non farebbero nulla se non stare in cella”.

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francescamarutti3@gmail.com
Pubblicato il 04 Aprile 2023
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