Aumento record dell’export di rottame ferroso italiano: la Turchia domina il mercato
Da mesi il consumo di acciaio in Europa è in calo. Gianluigi Casati (Fonderia Casati Varese): "Non è un problema di prodotto, che rimane di altissima qualità, ma di mercato"
Quando si parla di esportazione di rottame ferroso italiano, i dati forniti da Siderweb, la community dell’acciaio, durante il webinar “Mercato & dintorni”, parlano chiaro: nel primo bimestre dell’anno l’export è aumentato del 2%, dopo che lo scorso anno era stato toccato il record delle 800mila tonnellate. Il paese che fa la parte del leone è la Turchia che ha aumentato gli acquisti coprendo il 53% del mercato. Crescono anche i volumi dell’India (+170%), Germania (+125%) e Austria (+100%).
ANCHE IL ROTTAME DEVE ESSERE GREEN
C’è dunque un esubero di rottame ferroso in Italia che alle acciaierie nostrane non serve, mentre sul fronte dei prezzi negli ultimi 5 mesi c’è stata una perdita in media di circa 100 euro a tonnellata, di cui 80 euro solo nel mese di maggio. Secondo Roberto Guardafigo,
amministratore di Cometfer spa, se è vero che l’esportazione di rottame non fa piacere alle acciaierie è altrettanto vero che il rottame uscito fino adesso per le nostre acciaierie non va bene. «Potrebbe rimanere in Italia – ha sottolineato Guardafigo – solo se ci fosse un buon rapporto tra qualità e prezzo».
Su queste dinamiche influiscono anche fattori legati alle politiche europee che contrastano il dumping ambientale e incentivano la decarbonizzazione. Pertanto se quel rottame venisse riqualificato in chiave green, potrebbe rimanere sul mercato italiano.
IL MERCATO È BLOCCATO SUL FRONTE DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA
Allargando lo sguardo, l’ufficio studi di Siderweb rileva che il mercato dell’acciaio sta patendo dal punto di vista produttivo a livello globale. In particolare, nell’Unione Europea l’output di acciaio è in calo da 17 mesi consecutivi, mentre in Italia, lo è stato in 15 degli ultimi 17. Quanto alla bilancia commerciale italiana nel settore siderurgico, oggi siamo sui minimi delle importazioni nette da inizio 2021: «Il mercato è bloccato non solo da parte dell’offerta, ma anche della domanda. Stiamo chiamando poco materiale dall’estero» ha detto Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio studi siderweb.
LA MATERIA PRIMA DEVE ESSERE DI QUALITÀ
Ormai da mesi il consumo di acciaio si sta raffreddando. Il prodotto c’è, ma manca il mercato. Una situazione vissuta da molte imprese siderurgiche, in particolare da quelle che operano nei settori investiti pesantemente dalla transizione ecologica. La storica Fonderia Casati di Varese, giunta alla terza generazione, da oltre mezzo secolo opera nel comparto dell’industria automobilistica con una clientela per lo più europea. «La mia è una visione ritagliata sul settore dell’automotive – spiega Gianluigi Casati, presidente dell’omonima fonderia -. In questi ultimi anni il comparto ha attraversato diverse crisi: dai semiconduttori all’energia, passando per le materie prime. Questa situazione nel suo complesso ha portato a uno stallo degli ordinativi e più in generale a un problema di competitività. Concordo sul fatto che non sia una crisi di prodotto, che rimane di elevatissima qualità e come tale è riconosciuto dai nostri clienti, ma di mercato. Bisogna puntare sulla qualità fin dall’inizio a partire dalle materie prime utilizzate. È un principio da cui non si puo’ prescindere per salvaguardare le aspettative che i clienti hanno nei confronti del prodotto che gli viene venduto. E per garantire tutto questo bisogna avere una filiera di produzione che deve rispettare dei parametri ben precisi».
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