Potevo essere io
Nel 2004 a Somma Lombardo scoppiava il caso delle bestie di Satana. Una storia inquietante che sconvolse l'Italia intera. La riflessione degli studenti della II G del Liceo Classico Cairoli sul rapporto tra giovani, violenza e contesto
Questo articolo è stato scritto da Giulia Negri, Laila Marè, Emma Iudica, studentesse della classe II G del Liceo Classico Ernesto Cairoli di Varese che hanno partecipato al progetto “Odissee contemporanee” realizzato da Spazio YAK. Il progetto, a cura di Associazione Culturale Karakorum, è stato finanziato dalla Fondazione Culturale del Varesotto nell’ambito del bando Arte e Cultura 2022
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Perché non io? Come si diventa un assassino? Con dati così preoccupanti che mostrano come i volti della criminalità organizzata siano sempre più giovani, queste domande sorgono spontanee. La compagnia teatrale Karakorum ha messo in scena allo Spazio Yak, nel quartiere delle Bustecche di Varese, “Poco più di un fatto personale“, spettacolo che la nostra classe ha avuto l’opportunità di vedere e che è stato per noi spunto per una riflessione più ampia riguardo ai rischi del mondo dei ragazzi.
UNA STORIA VERA
È il 24 gennaio 2004 quando a Somma Lombardo una coppia di adolescenti cerca di eliminare le tracce dell’omicidio di una ragazza brutalmente uccisa dalla setta delle cosiddette “Bestie di Satana“. Un episodio di cronaca nera avvenuta proprio nella nostra provincia apparentemente così sicura. Una storia che è riuscita a toccare noi, esattamente come nell’estate 2004 era riuscita ad attirare l’attenzione di Marco Di Stefano, che all’epoca frequentava la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi. Ad attirare la sua attenzione è una foto di gruppo pubblicata da un giornale nazionale. Lo scatto mostra il mercato comunale della Fiera di Sinigaglia, a Milano, luogo che conosce bene così come metà delle facce immortalate da quella foto.
CHE COSA MI HA SALVATO?
Da quel giorno Marco Di Stefano si chiede cosa lo abbia salvato dalle “Bestie di Satana“, e per tentare di dare una risposta alle sue domande decide di trattare questa storia di fronte al pubblico del teatro. “Poco più di un fatto personale“, di Chiara Boscaro e Marco Di Stefano per la regia di Stefano Beghi, è dedicato ai giovani di ogni epoca e luogo accumunati dalle stesse speranze e paure per il futuro, dallo stesso senso di smarrimento che troppo spesso ha permesso e ancora permette agli adolescenti di prendere la strada sbagliata.
IL CONTESTO IN CUI CRESCIAMO È DETERMINANTE
Con questo articolo vorremmo estendere il discorso al tema dello sfruttamento minorile nelle organizzazioni criminali mafiose, riflettendo sull’influenza che l’ambiente in cui cresciamo e le compagnie che frequentiamo possano avere sulle nostre vite e chiedendoci allo stesso modo quali differenze ci siano tra noi e quei ragazzi che ogni giorno alimentano il diffondersi della violenza nel nostro paese. I giovani che vivono in un territorio in cui la mafia è fortemente radicata nel sistema economico, politico e sociale rappresentano il serbatoio da cui la criminalità può attingere.
I DATI UNICEF
Secondo i dati dell’Unicef sono più di centomila i bambini che vivono in Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Nei contesti in cui il tessuto sociale ne è così condizionato il tasso d’inosservanza dell’obbligo scolastico dopo il diploma della scuola media è molto elevato. Alcuni, con una vita già programmata dalla culla, seguono le orme di padri e fratelli per non macchiare di disonore la famiglia, altri vengono trascinati all’interno del sistema trovandosi a poco a poco sempre più incastrati nella rete dell’illegalità.
PERCHÉ SI SCEGLIE IL MALE
I minori obbediscono più facilmente, non hanno mire di comando, si accontentano di poco, vengono impiegati solitamente nello spaccio della droga, reclutati per atti di estorsione o di vandalismo. Ciò che spinge un adolescente a scegliere di entrare in questo mondo così oscuro è sicuramente l’esigenza di sentirsi parte di un gruppo, di guadagnarsi rispetto e ricchezza seguendo il falso mito mafioso che per loro costituisce un vero e proprio punto di riferimento. Ragazzi tali e quali a noi che non vedono un’alternativa per potersi costruire un futuro, pensano ingenuamente di poter guadagnare soldi facili e avere così la possibilità di seguire i propri sogni, senza considerare che una volta entrati in questa trappola è impossibile uscirne. Save the Children, organizzazione internazionale indipendente che dal 1919 lotta per migliorare la vita dei bambini in ogni parte del mondo, si occupa di restituire ogni giorno una speranza a questi ragazzi, dando loro la seconda opportunità: quella dei “Punti Luce” e la rete Fuoriclasse.
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