Il bene e il male
Esiste un bene e un male ma la linea di confine che separa queste due fazioni perennemente in lotta a volte è molto labile
Questo articolo è stato scritto da Alice Parolo, studentessa della classe II G del Liceo Classico Ernesto Cairoli di Varese, che ha partecipato al progetto di educazione civica “Odissee contemporanee” realizzato dallo Spazio YAK. Il progetto, a cura dell’Associazione Culturale Karakorum, è stato finanziato dalla Fondazione Culturale del Varesotto nell’ambito del bando Arte e Cultura 2022
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Nel corso degli ultimi mesi la compagnia teatrale Karakorum, che si occupa della sensibilizzazione riguardo a temi sociali attraverso spettacoli teatrali, ci ha accolti per lo svolgimento del nostro progetto di educazione civica.
IL TEMA DELLA SCELTA
Nell’ultimo spettacolo “Poco più di un fatto personale” di Marco Di Stefano, appare lampante il tema della scelta, di come una singola decisione possa modificare profondamente l’intera esistenza di un individuo. Che cos’è la scelta se non una decisione che ci spinge ad agire? Agire, che strana parola, “determinare il proprio fatto, esercitare la propria azione”, così almeno recita il dizionario, eppure non è così semplice e automatico riuscire a fare esattamente ciò che sarebbe giusto per noi in modo da non avere rimpianti: nella nostra vita siamo portati a credere che ci sia un giusto e uno sbagliato, un bene e un male, ma la linea di confine che separa queste due eterne fazioni da sempre in lotta è molto più labile di quello che si potrebbe inizialmente pensare.
IL PURGATORIO DANTESCO
Fermiamoci un attimo e richiamiamo alla mente i ricordi confusi del purgatorio dantesco che giacciono nel cassetto impolverato delle memorie delle superiori, nei vari gironi sono proprio gli angeli a punire le anime, esattamente come fanno i demoni nell’inferno, metodi identici, ma considerati in maniera totalmente opposta, benedetti contro reietti. Nessuno si sognerebbe mai di bollare un angelo come “male”, tutto è relativo, tutto cambia a seconda dei diversi contesti, ma soprattutto in base ai punti di vista. A volte diventa veramente difficile provare a metterci nei panni di qualcun altro; siamo esseri imperfetti, concentrati per la maggior parte del tempo su noi stessi e convinti chetutto ciò che ci circonda sia riconducibile al nostro gigantesco ego.
IL MIRACOLO DELL’EMPATIA
A volte, però ci riusciamo, compiamo quel miracolo quasi impossibile che si chiama empatia che ci spinge a metterci in gioco, a immedesimarci in quello che in un primo momento avevamo considerato come “male” per poi accorgerci che effettivamente non è altro che una visione diversa e ribaltata della situazione. Le persone non sono statiche, cambiano in base al contesto, cambiano a seconda delle esperienze che vivono, delle persone che incontrano, che anche senza volerlo gli donano un po’ di loro, influenzandoli e facendoli diventare una versione migliore di loro stessi oppure purtroppo una peggiore.
IL QUADRO DI CARAVAGGIO
Forse Caravaggio condivideva questa visione del mondo, nel suo quadro “Davide con la testa di Golia” decise di usare se stesso come modello per Davide, l’eroico protagonista, difensore del bene e della giustizia, ma la cosa sconvolgente è che si scelse per rappresentare anche Golia, il bruto, il nemico per eccellenza. Più che un ritratto fisico e oggettivo diventa quindi un ritratto psicologico dove la bruttura esteriore coincide con quella interiore; i due ritratti appaiono totalmente diversi, come se il tempo e le esperienze fossero stati in grado di modificare l’animo stesso dell’artista. Ogni cosa ha sempre due facce, proprio come una medaglia, qualità positive e qualità negative, pregi e difetti, meriti e colpe, sta a noi riuscire a vederle entrambe.
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