“Quando mamma muore ti brucio la casa”, il figlio mantenuto a processo a Varese
L’uomo, cinquantenne, con due matrimoni falliti alle spalle, accusato di maltrattare l’anziana madre che l’aveva accolto in casa dopo il suo peregrinare. Litigi e minacce rivolte anche al figlio, che pretendeva di portare al pub mentre si ubriacava
«Perché ha cominciato a non vedere più suo padre?»
«Perché», dice una voce rotta dalla commozione e disturbata dal pianto legato al ricordo, «perché non mi sentivo a mio agio. Mi portava nei pub, dove beveva, si ubriacava. Poi, quel giorno (30 maggio 2020 ndr), arrivarono sul cellulare 24 messaggi», con scritto di tutto. Per esempio: «Anche se sei mio figlio se parli ti spacco la testa. Non farmi diventare cattivo perché la prima persona che ammazzo è tuo nonno, non lo vedrai più perché lo sosterrerò».
Messaggi agghiaccianti rivolti a un figlio, che infatti denuncia il padre per minacce. Messaggi che hanno come oggetto le minacce rivolte al nonno del ragazzo, cioè il padre dell’imputato, a giudizio non solo per questo episodio, ma anche per maltrattamenti nei riguardi della stessa madre, anziana, invalida, con problemi di mobilità e un leggero deficit cognitivo legato ad una vita passata in casa dopo solo pochi anni di istruzione, «con difficoltà a socializzare».
L’incubo di un’esistenza che pendola fra dipendenze e violenze, incapacità di controllo e aggressività nei riguardi dei più deboli sta emergendo in un processo dove di fronte al Collegio emerge una situazione famigliare tremenda: se provato durante il dibattimento, quando avvenuto dall’aprile 2017 al gennaio 2020 in un paese della Valceresio risulta la somma di una vita sregolata vissuta da un uomo nato nel 1968 reduce da due matrimoni che ha ritrovato la sua “base“ nella casa dei genitori dove in seguito alla morte del padre (quel “nonno“ a cui si riferiva nei messaggi inviati al figlio) voleva a tutti i costi imporre la propria esistenza all’unica persona su cui poteva fare riferimento: la madre.
E nonostante quella donna l’avesse riaccolto in casa, per tutta risposta ha ricevuto botte, insulti violenze che l’hanno angustiata nel corpo e nella mente: spinte, strattonanti, torsioni alle mani di una donna anziana, dita chiuse nel frigorifero, polemiche continue per il cibo che non era di sui gradimento e per questo rovesciato sui fornelli, calunnie, anche di natura sessista. Poi episodi legati al sospetto che una delle due sorelle che con l’avanzare dell’età della madre di tanto in tanto si recava dalla donna: polemiche per gli ori della donna, la casa («quando mamma muore te la brucio sta casa»), bisticci (e cazzotti) col cognato, episodi non finiti in denuncia, ma raccontati dalla sorella dell’imputato, in aula, di fronte al giudice che potrà così farsi un’idea, apprezzare gli elementi emersi ed eventualmente valutarli o meno come prova, anche alla luce del fatto che alla prossima udienza, prevista per il 5 di ottobre, l’imputato (difensore Elisabetta Brusa) parlerà in aula, declinando così la propria versione.
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