Tassi di inflazione, cresce il costo del denaro. La Lombardia paga il conto di 1 miliardo e 600 milioni

Nel dettaglio della ricerca anche il dato nazionale, i dati provinciali e le analisi suddivise per settori. L’analisi di Davide Galli (Presidente di Confartigianato Varese): "Siamo preoccupati"

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L’inflazione scende, ma evidentemente non basta ancora, almeno stando ai continui interventi della presidente Bce Christine Lagarde che per la nona volta consecutiva in dodici mesi, il 27 luglio scorso ha alzato i tassi di interesse, facendo impennare il costo del denaro e gelando investimenti e interventi di sviluppo del sistema economico, perlopiù composto da piccole e medie imprese.
È un quadro che non conforta quello che emerge dall’Osservatorio Mpi di Confartigianato Lombardia ma, al contempo, spinge a maturare soluzioni per sostenere le aziende in un momento particolarmente complesso e delicato sotto il profilo della liquidità. (nella foto Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese)

I numeri sono lo specchio del problema, ed è da quelli che si comincia: in dodici mesi il tasso sui rifinanziamenti principali è stato portato al 4,25%, quello sui depositi al 3,75%, e quello sui prestiti marginali al 4,5%. Il maggiore costo del credito ha determinato, a cascata, effetti rilevanti sui bilanci delle imprese. In Italia si stima un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle Micro e piccole imprese fino a 50 addetti di 6 miliardi e 749 milioni di euro. L’analisi per regione evidenzia il più elevato impatto della stretta monetaria in Lombardia, con un miliardo e 587 milioni di maggiore costo. Sulla base dello stock dei prestiti concessi alle imprese fino a 20 addetti e alla distribuzione degli addetti nelle piccole imprese con 20-49 addetti si stima a livello provinciale un rincaro su base annua sul credito pari a 583 milioni di euro a Milano, 230 a Brescia, 175 a Bergamo, 104 a Monza -Brianza, 101 milioni di euro a Varese, 81 a Mantova, 76 a Como, 69 a Cremona, 60 milioni di euro a Pavia, 48 a Lecco e a Sondrio e Lodi.

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CALA IL PRESTITO ALLE PMI
In pratica, nell’area di interesse di Artser Lombardia Nord Ovest, siamo a +744 milioni di euro. Evidenti i segnali di tensioni sulla domanda con i prestiti alle piccole imprese, che in Lombardia, come a livello nazionale, risultano in calo da marzo 2022. A marzo 2023 (ultimo dato disponibile) la dinamica del credito concesso alle Pmi lombarde è scesa del -4,6% (era del -3,3% a dicembre 2022). Flessione in linea con quella rilevata a livello nazionale (-4,4%) ma in controtendenza rispetto al +0,2% registrato per il totale delle imprese lombarde.
Detto in altri termini: a soffrire sono le piccole, i dati lo certificano. Va persino peggio all’artigianato con la dinamica del credito che a marzo 2023 cala del 9,5%, più elevata rispetto al -2% calcolato per il totale imprese (società non finanziarie e famiglie produttrici). Flessioni del credito di intensità maggiore alla media regionale si rilevano, a livello provinciale, per Milano (-14,6%), Cremona (-13,4%), Lodi (-12,6%), Como (-11,1%) e Varese (-0,8%).

I SETTORI PIÙ ESPOSTI
A livello settoriale, a marzo 2023 i costi del credito più elevati vengono sostenuti dalle imprese delle costruzioni (5,63%), a cui seguono i servizi, con un tasso del 4,72%, e il manifatturiero (4,60%). Mentre tra giugno 2022 e marzo 2023 rialzi più elevati dei tassi di interesse bancari attivi si osservano per il manifatturiero (+216 punti base), seguito dai servizi (+208 punti base) e dalle costruzioni (+172 punti base).
«Le piccole e medie imprese soffrono, come si vede, molto più delle altre e rischiano di essere costrette, loro malgrado e nonostante il mercato vada in altre direzioni, a frenare tutti quei processi che dovrebbero portarle a mantenersi competitive nell’ambito degli ecosistemi della fornitura – analizza il presidente di Confartigianato Imprese Varese, Davide Galli – Il tutto, a ridosso di un periodo di versamento di tasse che rischia di ridurre ulteriormente la liquidità e, dunque, gli sforzi indirizzati alle transizioni ecologica e digitale».
«In questo momento così critico è importante che le aziende si avvicinino al mondo della consulenza, che migliorino la qualità della gestione dal punto di vista economico e finanziario, e l’approccio di avvicinamento alle banche e ai confidi. E, ancora, che producano business plan e analisi di bilancio previsionali per capire la propria forza e debolezza – è il suggerimento del numero uno di viale Milano – Serve sia per essere consapevoli come azienda del punto in cui si è che per rendere consapevole l’istituto di credito di quale tipo di impresa ha di fronte. Oggi, infatti, ciò che conta non più le parole, ma una documentazione ben fatta».

IL RUOLO DEI CONFIDI
Non finiscono qui i suggerimenti: «Nel momento in cui la garanzia pubblica si riduce – dice Galli – il sostegno alle Pmi può venire dai confidi, sia come garanzia che come finanza diretta». In questo senso, è bene ribadire la collaborazione in atto tra Artser e ConfidiSystema!. Ci sarà poi da avvicinarsi ai criteri Esg, che diventeranno elementi di discrimine per la concessione di un prestito. Ma certo è difficile diventare sostenibili senza avere i soldi che servirebbero per diventarlo. «Tra l’altro, nostro malgrado, Regione Lombardia non ha, per ora, aderito all’opzione di conferire le risorse, in cofinanziamento con lo Stato Centrale, al fondo di garanzia per creare la sezione speciale con risorse destinate ai confidi».

PREOCCUPAZIONI PER LA MANIFATTURA
«Non nego – conclude Galli – la nostra preoccupazione: nel settore della manifattura, così come in quello dei servizi, l’aumento del tasso di interesse inizia a tradursi in calo del lavoro e, di conseguenza, riduzione della liquidità, che, per chi fatica ad accedere al credito, è un problema enorme». È come una matassa della quale non si vedono inizio e fine e che avvolge con la sua complessità il tessuto economico di molte delle aree omogenee più industrializzate del Nord.

I CONSIGLI PER AFFRONTARE LA CRISI
Monitoraggio finanziario e gestione dei flussi di cassa, corretto approccio alla banca e attenzione alle forme di finanziamento alternative, rappresentata dalla finanza agevolata, sono i paletti che possono sorreggere le aziende nel momento della difficoltà, aiutandole ad attraversare il periodo più critico della grande crisi inflazionistica e dei tassi al rialzo. «Occorre pianificare la gestione della liquidità aziendale così come si pianificano la produzione, l’acquisto di materie prime e l’assunzione di dipendenti, al fine di poter gestire con efficacia ed efficienza l’attività corrente (con un corretto equilibrio fra entrate ed uscite), ma anche le decisioni di investimento e la modalità migliore di coprire i fabbisogni» precisa Fabrizio Ruspi, commercialista e coordinatore Servizi di Consulenza Fiscale e Contabile Artser.
Aggiunge Alice Dorella, consulente credito di Artser: «Oggi ogni imprenditore deve presentare adeguatamente la sua azienda alla banca per ottenere credito bancario. È fondamentale conoscere il proprio rating di rischio e condividere dati qualitativi non riflessi nel bilancio. Pianificare il credito e monitorare i principali indicatori gestionali sono decisivi per mantenere l’equilibrio finanziario».
Conclude Dorina Zanetti, responsabile servizi Bandi e Finanza Agevolata di Artser: «Se il credito bancario non basta, se arrivarci non è sempre agevole, se si chiedono strumenti che si possano affiancare a quelli che tradizionalmente offrono le banche, allora è il momento di parlare di finanza agevolata. Che altro non è se non quell’insieme di strumenti messi a disposizione dal legislatore – a livello locale (Camere di Commercio e Comuni), regionale (Regioni e Unioncamere), nazionale (per esempio il Mise) ed europeo – per sostenere la competitività delle imprese. L’orientamento verso l’offerta può essere complesso, perciò è molto importante un’assistenza professionale. Le imprese che rispettano i criteri Esg hanno più possibilità di ottenere agevolazioni».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Agosto 2023
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