Il cammino di Napoleone lungo la Via Francigena
Il canton Vallese da Martigny al Passo del Gran San Bernardo è il protagonista in tre tappe della salita sulle alpi. Da lassù poi la discesa fino ad Aosta
Intorno a una tavola imbandita le parole e i pensieri fluiscono più leggeri. Nasce da lì, con un gruppo di dieci camminatori organizzati dall’ente turistico locale, l’idea di un percorso di cinque giorni che si potrebbe intitolare a Napoleone. Un tratto della Via Francigena da Martigny ad Aosta. Circa settanta chilometri che tengono insieme tanta natura, la montagna, la storia ed elementi comuni tra due regioni alpine.
La Francigena unisce quattro stati. Oltre al nostro ne fanno parte l’Inghilterra, da dove parte il tracciato, la Francia e la Svizzera. E proprio in uno dei piccoli borghi del Vallese ci si ritrova a riflettere sul tratto finale della Via che porta al Gran San Bernardo. Circa cinquanta chilometri spettacolari che salgono dai quattrocento metri di Martigny fino ai quasi duemila cinquecento del Colle. Il passo, insieme con il ponte è un simbolo forte di unione, di collegamento tra culture, abitudini, storie. Chi si mette in cammino sa bene quanto questo sia vero e pieno di fascino. Insieme all’incontro stimolano quel senso di accoglienza e gratitudine per la possibilità di vivere esperienze uniche e intense.
La Via Francigena in Svizzera offre un paesaggio variegato e certamente le tappe più spettacolari di tutto il percorso europeo. Da Losanna, il cammino si snoda attraverso i vigneti di Lavaux fino all’ansa del Rodano. Dall’antica città di Octodurus, il sentiero serpeggia attraverso la strettoia formata dalla selvaggia Dranse fino al versante settentrionale del Passo del Gran San Bernardo. Nella Val d’Entremont, il sentiero è punteggiato da borghi medievali: Sembrancher, Orsières, Liddes. Ed è proprio in questo ultimo tratto che si cammina per entrare in Italia.
MARTIGNY E IL VALLESE
Avete presente uno dei simboli del colle che segna il passaggio dalla Svizzera all’Italia? Stiamo parlando dei cani San Bernardo. Non li si trova solo negli spazi di fianco all’ospizio, ma anche a Martigny dove è stato costruito Barryland, un museo tutto dedicato al celebre quattro zampe. Nella cittadina attraversata dal Rodano, insieme alla cattedrale di Notre Dame e alle tante case tipiche, si trova la Fondation Pierre Gianadda, costituita nel 1978 da Léonard Giannadda in memoria del fratello. Uno spazio espositivo vicino alla zona archeologica. Il canton Vallese di cui fa parte Martigny ha una forte prevalenza francese ed è il terzo cantone più vasto della Svizzera dopo il canton Grigioni e il canton Berna. È una zona di montagna e sono situate 51 tra le cime più alte di tremila metri, tra le quali il Cervino e la Punta Dufour, la più alta montagna della Svizzera (4634 m s.l.m.), situata nel Massiccio del Monte Rosa. Si trova qui il più grande e lungo ghiacciaio d’Europa, l’Aletsch. Incluso nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, misura circa 23 km di lunghezza e tra 1 e 2 km di larghezza.
LA PRIMA TAPPA DA MARTIGNY A ORSIERES
Sulla carta sono meno di diciannove chilometri con novecento metri di dislivello. Un percorso che si snoda in prevalenza su sentieri ben segnati e su strade carrarecce con tanto saliscendi e buone pendenze. Belle le strade per uscire da Martigny che permettono di scoprire il borgo storico con tanti locali caratteristici. Lungo la strada si incontrano i piccoli borghi di Bovernier e Sembrancher. Qui la natura la fa da protagonista con tanti elementi diversi. Il vino è una delle più importanti produzioni per il Vallese e si incontrano diverse vigne con terrazzamenti. A metà tappa una vera chicca con la coltivazione di diverse piante utilizzate per le caramelle Ricola. Il cibo è un altro elemento di orgoglio per questa zona con la Raclette regina assoluta delle loro specialità.
LA SECONDA TAPPA DA ORSIÈRES A BOURG-ST-PIERRE
Lasciamo Orsières passando sulla riva destra del Dranse d’Entremont. Ci sono vari ponti nel cuore del piccolo paese attraversato da questo fiume che ci accompagnerà fino a Bourg-St-Pierre. I suoni che si possono distinguere di prima mattina sono i campanacci delle mucche e l’acqua che corre lungo il fiume con una gran spinta dal forte dislivello. Qui la vita scorre lentamente e si sentono qua e là i rumori di antichi mestieri dimenticati ormai anche nelle piccole cittadine dove vive la maggioranza della popolazione. Si sale subito e il sentiero fa capire presto come sarà la tappa. Il cammino è piacevole quasi tutto su strada sterrata. Otto chilometri in tutto per arrivare a Liddes e il tracciato, pur correndo spesso vicino alla statale 21 che sale al passo, è uno spettacolo continuo. Scenari di montagna con la vista di vette oltre i tremila e qualche ghiacciaio.
All’ingresso di Bourg-St-Pierre si trova l’hotel “le Bivouac de Napoléon” a ricordarci l’importanza che ha avuto l’imperatore francese da queste parti.
LA TERZA TAPPA DA BOURG-ST-PIERRE AL COLLE DEL GRAN SAN BERNARDO
Da Bourg-St-Pierre al Passo del Gran San Bernardo sono poco più di undici chilometri. Il dislivello resta lo stesso degli altri due giorni e così si superano circa mille metri affrontando salite più ripide.
Dopo pochi chilometri si incontra il lago Des Toules con un parco solare fluttuante. La diga è stata costruita tra il 1955 e il 1964, gli anni dei grandi lavori che hanno portato anche alla realizzazione del tunnel autostradale che fa risparmiare 40 minuti di strada a chi lo percorre. La sostenibilità qui è considerata un elemento fondamentale non solo come chiave tecnologica ma anche nelle scelte più strategiche come quella di dedicare solo alcuni spazi a un turismo più impattante con impianti di risalita e strutture alberghiere. L’altro tema molto sentito è il cambiamento climatico. Fa sempre più caldo con sempre meno precipitazioni. La salita di questa ultima tappa in Svizzera è costante e senza particolari strappi.
L’ospizio storico e l’hotel sono collegati da un corridoio sopra la strada. Vicino si trova uno spazio espositivo con la storia del Colle. Un millennio di accoglienza e una storia di persone, comunità che dal Mille ha nell’ospizio il punto di riferimento sul Passo.
LE TAPPE ITALIANE: GRAN SAN BERNARDO – ECHEVENNOZ
“Gli zingari Spagnini qui sperduti nella vita nomade, randagia per la dura ragione dell’esistenza, li colse e li vinse un turbine candissimo di neve omicida. Viatore pensa a loro e per loro prega!”
La lapide posta sul sentiero 103, dopo un’ora di cammino dal Passo del Gran San Bernardo, non passa inosservata. Bianca, candida si staglia nel maestoso paesaggio che ci circonda. Insieme con il ricordo per la famiglia distrutta sotto una valanga o una slavina, la mente va a tutte le persone che sono salite fin lassù prima del 1905, data in cui fu costruita la strada anche sul versante italiano. La vita era dura e piena di insidie. Il passo ha un non so che di magico con l’ospizio che lo sovrasta ormai da oltre un millennio.
Dopo una veloce discesa del primo tratto in cui ci accompagna la statale 27 con i suoi tornanti finalmente si entra nel bosco per arrivare nei piccoli borghi di Saint-Remy en Bosses, Saint Oyen e per finire Etroubles dove nella piazza principale c’è un gigantesco affresco che riprende scene del pellegrinaggio e al centro la scritta Via Francigena. La tappa è breve e su un tracciato quasi interamente fuori dall’asfalto. Una forte pendenza, oltre milleduecento metri, consiglia di fermarsi a Echevennoz.
ECHEVENNOZ – AOSTA
Alle porte del piccolo paese inizia una discesa molto ripida. Da Gignod il percorso cambia molto perché la strada fino ad Aosta è tutta su asfalto scendendo in tutto quasi mille metri di dislivello. L’attraversamento delle città rimane il momento meno bello del cammino. Tanto asfalto e periferie di nessun interesse anche se Aosta è una città interessante e piena di storia.
IL POSSIBILE SVILUPPO
Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, il fenomeno dei cammini ha avuto una crescita esponenziale. Le grandi vie, come la Francigena e Santiago mantengono il loro fascino e sono mete sempre più ricercate. Un dato interessante però è dato dalle scelte di tante persone che preferiscono esperienze più corte che stiamo dentro una sola settimana. Da qui l’idea di una proposta che caratterizzi una parte di un tracciato come la Francigena. Il camnino di Napoleone, o come lo si vorrà chiamare, ha tante carte da giocare perché è davvero unico. Tiene insieme due nazioni con la possibilità di scoprire le Alpi, una montagna per tutti e non solo addetti ai lavori. La natura è protagonista assoluta, ma con questa la storia, le tradizioni, lo studio dei cambiamenti climatici, la gastronomia e tanto altro. Un cammino transfrontaliero dal carattere forte e determinato. Chissà che non diventi uno dei più battuti così come è diventato il trekking del giro del Monte Bianco dove arrivano oltre 50mila persone all’anno da tutto il mondo.
IL DIARIO DELLE TAPPE IN SVIZZERA
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