L’Ordine degli infermieri preoccupato dall’arrivo di personale straniero: “Noi tagliati fuori, nessun obbligo deontologico”

Il Decreto Milleproroghe permette l'arrivo di personale da paesi extra UE ma i controlli sono solo burocratici. Anche a Varese il Presidente Filippini mette in guardia sull'assenza di verifiche di conoscenze e competenze

Infermieri dell'Asst Valle Olona

C’è preoccupazione per l’invasione di professionisti dai paesi extra UE. L’ingresso nel nostro paese di infermieri da diverse aree del mondo avviene in modo del tutto regolare: esiste una normativa, il Decreto Mille Proroghe, che apre all’assunzione di questi professionisti con laurea ottenuta nel loro paese e che siano iscritti a un registro ( albo o ordine esistente nello stato di origine).

Solo questi due elementi, la cui esistenza viene verificata dalle Ats dei territori in cui il personale è chiamato a operare, rappresentano il lasciapassare per un contratto di assunzione sanitario.

Gli ordini infermieristici lanciano l’allarme: « Continua la lunghissima stagione delle deroghe: attualmente ci sono 12.000-13.000 infermieri sparsi nel paese con le mani sui nostri pazienti di cui non sappiamo chi sono, dove sono, che competenze hanno, che stanno facendo  – ha affermato recentemente la Presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli – Infermiere indiano, medico cubano..va bene, disposizioni dettate dal contesto (e da un’errata programmazione ci sarebbe da aggiungere)..ma lasciare che l’Ordine torni pienamente al suo ruolo primario ovvero tutelare il cittadino attraverso il suo ruolo di magistratura interna di tipo deontologico, di accertamento che i professionisti infermieri abbiano titoli, conoscenza della lingua, competenze, capacità deontologiche, cliniche e assistenziali per farlo».

La questione non è di poco conto: il vaglio dei requisiti è puramente burocratico e non è richiesta alcuna competenza linguistica: « Anche in Lombardia contiamo almeno 2500 professionisti assunti in diversi contesti – commenta il Presidente dell’Ordine di Varese Aurelio Filippini – Si tratta soprattutto di strutture residenziali socio sanitarie. La verifica dell’esistenza di un titolo emesso da un’istituzione accademica esistente e della conseguente iscrizione all’ordine o regista del paese straniero è l’unica operazione preventiva che la Regione delega alle Ats. Solo controllo di documenti senza mai un incontro. Prima di quel Decreto, gli stranieri erano chiamati a superare un percorso di valutazione che vedeva in prima fila proprio gli ordini professionali. Si cominciava con un esame linguistico per poi continuare con la valutazione delle conoscenze e competenze cliniche. Il decreto ha annullato tutta questa parte e ha anche tolto l’obbligo di segnalare agli ordini provinciali le assunzioni di stranieri. Di fatto, quindi, non c’è alcuna traccia di chi siano, quanti siano, dove lavorino e con quali mansioni. Tutto ciò a scapito di una verifica deontologica ispirata alla tutela del paziente».

Al momento non ci sono segnalazioni ufficiali di problematiche legate all’inserimento di sanitari stranieri ma qualche episodio si racconta: « È soprattutto la lingua l’ostacolo che più viene segnalato – continua Filippini – Nelle RSA i rapporti con gli ospiti sono problematici. Ma, le diverse preparazione e formazione incidono anche sulle attività quotidiane. Abbiamo avuto notizia che qualche realtà abbia dovuto organizzare corsi di aggiornamento anche per semplici attività come l’inserimento di un catetere o il prelievo ematico piuttosto che il riconoscimento dei farmaci. Gli ordini sono stati tagliati fuori da questa normativa che apre all’ingresso fino a dicembre 2025. Questa situazione solleva gli ordini professionali da qualsiasi dinamica o criticità: ogni azienda o equipe dovrà farsi carico interamente delle responsabilità collegate all’impiego di questi lavoratori».

La carenza di infermieri ha raggiunto livelli di grave criticità: in provincia di Varese mancano poco meno di 2000 professionisti tra ospedali, ambulatori e strutture socio sanitarie e la situazione è destinata a peggiorare se non si metterà un vero freno all’esodo verso situazioni lavorative più allettanti, a partire dal Canton Ticino.

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Pubblicato il 16 Ottobre 2023
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