“Progetto stadio, molto più di un rendering. E non sarà un nuovo centro commerciale”
Stefano Amirante parla a nome di Città di Varese e Aurora Group e spiega: "Non nascerà un supermercato: pensiamo a un polo d'eccellenza per la medicina sportiva"
Venti giorni dopo la presentazione svoltasi al Palace Hotel, il raggruppamento di imprese formato dal club calcistico Città di Varese e dal suo importante partner Aurora Immobiliare, torna sull’argomento per approfondire alcuni aspetti che non erano stati del tutto affrontati e svelati in quell’appuntamento.
A parlare è Stefano Amirante, avvocato ed ex presidente biancorosso, che – sottolinea – parla a nome del raggruppamento e non soltanto del Varese. Un modo per dire che il matrimonio tra i due soggetti che hanno lavorato al progetto di un nuovo stadio è forte, attuale ma – questo è un passaggio utile – non chiuso. «Nel senso che la porta è spalancata a nuovi partner su due fronti: quello dell’edilizia, ovvero un costruttore, e quello di un investitore che ci affianchi, e possibilmente sia espressione del territorio».
Prima di affrontare questo discorso però, è bene tornare per un istante sul progetto in sé. «Credo sia necessario – spiega Amirante – spiegare bene una cosa. Al Palace abbiamo mostrato dei rendering, ma il progetto che abbiamo comunicato a Palazzo Estense è molto più articolato e avanzato. I contenuti sono in una PEC inviata al Comune alla vigilia di quell’incontro: in quei documenti ci sono sia le diverse parti del progetto, sia le valutazioni ambientali e urbanistiche sia il PEF, il Piano Economico Finanziario dove si parla di rientro dagli investimenti, di redditività e via dicendo, come previsto dalla legge».
Carte “segretate” perché la mossa del Comune – quella di aprire una procedura di evidenza pubblica sull’area del “Franco Ossola” – apre di fatto ad altri soggetti la possibilità di preparare un progetto. E rivelare il contenuto del proprio rischia di essere controproducente. Quello che si può dire, al di là di quanto emerso al Palace, è che l’area interessata è simile al sedime attuale dello stadio e che tutto il progetto è pensato sulla situazione di Varese: non è un “disegno” preconfezionato da Aurora Group sulla base delle altre arene a cui sta lavorando l’azienda di Antonio Ciuffarella.
Stefano AmiranteIl raggruppamento di imprese, come annunciato, si sta muovendo all’interno della cosiddetta “Legge stadi” che tra le altre cose prevede che i lavori vengano assegnati a un’impresa che vince un bando europeo. E qui ci si può ricollegare a quanto detto all’inizio, ovvero alla ricerca di partner: un costruttore e un investitore. «Aurora Group non è un costruttore – spiega Amirante – ma se il nostro progetto fosse messo a bando, un’impresa edile che decidesse di affiancarci potrebbe pareggiare la miglior offerta emersa dal bando e aggiudicarsi i lavori». Amirante non lo dice, ma questa è una possibilità – per esempio – offerta al Pelligra Group che, invece, di mestiere è un costruttore.
L’altra alleanza possibile è quella di un investitore che potrebbe provenire dall’ambito sanitario-sportivo vista la natura dello stadio ed è bene approfondire anche questo punto. «Quando parliamo di redditività di Masnago non facciamo riferimento a un centro commerciale inserito nella struttura. Ci saranno sì aree commerciali ma pensate all’ambito sportivo (per esempio: negozi di abbigliamento tecnico, attrezzature, integratori…), non a un supermercato.
L’idea è che l’impianto diventi invece un centro di eccellenza medico-sportiva: la vicinanza con Malpensa, la presenza di impianti sportivi nella zona, il tessuto di società professionistiche e dilettantesche sono tutte caratteristiche che potrebbero fare di Varese e di Masnago un polo di rilevanza nazionale e oltre. Questo genere di business, tra l’altro, avrebbe un impatto molto meno pesante sulla viabilità e la vivibilità del quartiere rispetto a un nuovo centro commerciale, quindi l’idea ci sembra vincente anche in questo ambito. Se poi il nuovo investitore fosse del territorio saremmo ancora più contenti».
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