Da estorsione a truffa: 9 mesi di carcere al vicino di casa che prometteva il mutuo
Vicenda definita dalla stessa accusa come “grottesca“ per fatti che hanno riguardato due coniugi finiti a vivere in camper

Volevano comprare una casa più grande ma sono finiti a vivere in camper per le promesse di un vicino di casa che si proponeva come mediatore per far loro accendere un mutuo seguendo pratiche non proprio ordinarie: documenti falsificati, pratiche “caricate“ di un valore inesistente, superiore alle possibilità di accendere un finanziamento e poi, conti di aver fatto una sciocchezza, al momento di ritrattare tutto, ecco la richiesta di soldi.
Richiesta che tecnicamente si chiama estorsione ma che va provata: pertanto l’unico imputato della vicenda finita giovedì’ dinanzi al Collegio di Varese è stato sì condannato, ma per truffa, con conseguente pena di 9 mesi e 200 euro di multa (difensore Corrado Viazzo). «Vicenda grottesca», ha spiegato il pubblico ministero Lorenzo Dalla Palma nell’elencare gli elementi salienti della storia: la necessità di acquistare una nuova casa da parte di una famiglia di residenti in un Comune dell’Alto varesotto e l’esaudimento del desiderio offerto da un vicino di casa che si era proposto per la mediazione, così da accedere al finanziamento. Qui partirebbe il raggiro, legato a millantate capacità di accesso ai crediti bancari attraverso la falsificazione di alcuni documenti (vicenda a conoscenza delle due persone offese, che poi si ricredono e non vogliono più dar seguito al falso).
Ecco allora l’estorsione: «Se non ci dai i soldi andiamo dalla Finanza e raccontiamo tutto».
Marito e moglie, spaventati e intimoriti dal clima intimidatorio, hanno inizialmente ceduto alla pressione consegnando una busta contenente 1300 euro. Tuttavia, successivamente hanno deciso di denunciare l’accaduto ai carabinieri, che hanno avviato le indagini e individuato i responsabili di questa truffa. Nel frattempo, la famiglia si è trovata in una situazione difficile, con debiti accumulati attraverso prestiti per un totale di 30 mila euro. Questi prestiti erano stati attivati per sostenere i pagamenti illeciti richiesti dagli estorsori. Di conseguenza, la famiglia si è ritrovata senza casa e con un conto corrente completamente svuotato, costringendoli a chiedere ai genitori contanti per affrontare le spese di prima necessità.
Giovedì la conclusione del processo, con una condanna riqualificata per un reato differente rispetto a quello per il quale l’imputato era chiamato a rispondere.
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