Moore si fa in quattro, Moody gioca da quattro (in pagella)
Tazé è carico a molla: segna, ruba palla, smazza assist e va a rimbalzo. Il playmaker è un disastro: 0/8 al tiro e appena 13' mettendo alla lunga in difficoltà anche Librizzi, costretto agli straordinari. Nkamhoua solido in area
ALVITI 4,5 – Consoliamoci pensando che, se c’era una partita in cui Alviti poteva sbagliare tutto, allora meglio che sia arrivata contro Milano. Contro questa Milano che, per inciso, lo ha preso di mira fin da subito togliendogli spazio e costringendolo a forzare. In altre circostanze Dado l’avrebbe comunque risolta, questa volta invece viene sballottato dalla difese a puntato dai milanesi quando ad attaccare sono loro. Ne esce a pezzi, ma si ritroverà.
MOORE 7 (IL MIGLIORE) – Nota positiva principale della serata: Tazé si conferma affidabile, più del previsto, carico a molla e molto volenteroso per tutti i 40′. In questo modo l’americano spreme 12 punti ma soprattutto 6 assist e 5 recuperi oltre a essere tra i pochi a combinare qualcosa a rimbalzo. Un esempio da seguire. Uno, cento, mille Tazè.
VILLA 5,5 – Un gradino sotto al livello necessario, ma non si tira mai indietro e questa rimane la base migliore per costruire qualcosa.
ASSUI 5 – In avvio non dispiace, nella difesa sull’uomo, perché si prende cura un po’ di tutti quelli targati Milano che circolano dalle sue parti. Però poi la partita lo taglia un po’ fuori: non è l’uomo che la può risolvere al tiro, non è quello che da solo può tenere in piedi una difesa che troppo spesso è costretta al “torello” dalla circolazione di palla altrui. E non ha l’esperienza per stare a galla in una partita simile.
NKAMHOUA 6 – Doppia doppia contro l’Olimpia, un risultato non scontato per il finlandese ancora orfano del “gemello d’area” Renfro. Costretto di nuovo a stare sempre e solo vicino a canestro, soffre un po’ i chili di Booker ma esce alla distanza e trova cose buone in attacco, anche se stavolta il tiro dall’arco non lo sorregge. Dieci rimbalzi, ma là sotto è solo, solissimo, come la particella di sodio della famosa pubblicità.
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LIBRIZZI 6 – Voto lì a metà tra l’insufficienza leggera e la sufficienza stiracchiata. Piuttosto bene nel primo tempo quando punzecchia Milano guadagnando liberi e tirando bene dalla lunetta, un po’ appannato nell’ultimo tratto di gara quando la difesa ospite lo invita ad andare in area salvo poi chiudere la strada con tonnellate di muscoli. Lì va un po’ in tilt come era accaduto a Sassari ma – di nuovo – se non dovesse togliere le castagne lasciate sul fuoco da Moody, anche il suo rendimento sarebbe più costante.
LADURNER 5 – In questo momento, in questa partita, il cambio del pivot è forse l’ultimo dei problemi. Però, benedetto Max, in 11′ non è possibile far segnare “zero” in tutte le voci statistiche positive. A suo carico due falli fatti, una palla persa e – appunto – nulla in tutto il resto. Pochino.
MOODY 4 (IL PEGGIORE) – Non sconfiniamo sotto al 4 per una nostra, personale scelta: riserviamo voti più bassi solo quando ci convinciamo che uno è in malafede. E non pensiamo sia il caso di Moody che, però, è precipitato di nuovo nel territorio dell’inguardabilità. Risulta quasi difficile sbagliare tutti i tiri, quando ci provi per otto volte, soprattutto se nell’elenco c’è un sottomano da zero metri lasciato sul ferro e due forzature insensate da otto metri abbondanti. Insomma, c’è pure poco raziocinio al di là delle difficoltà tecniche. E i soli 13′ in campo la dicono lunga.
FREEMAN 5,5 – Ancora incoraggiante con la palla in mano: 11 punti con sette tiri sono un bottino rilevante, anche se un po’ arrotondato sul finire della corsa. Dietro va alla deriva un po’ come tutti: troppo leggero e non abbastanza duro per inseguire i vari Brooks, Bolmaro e soci che fanno girar la palla a velocità elevata e sfruttano blocchi e movimenti per arrivare troppo spesso liberi sull’arco. Detto questo, per Allerik altro passettino avanti a livello di ritmo partita.
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