Omicidio nel bosco della droga di Rescaldina. Il teste: “Vidi arrivare il commando ma non saprei riconoscerli”

Nel processo per l'omicidio di Ouadia Bouda avvenuto nell'aprile del 2022 sono a processo quattro marocchini accusati di aver fatto parte del commando

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«Quel giorno stavo percorrendo la strada in bici quando ho visto cinque persone entrare nel bosco, alcuni erano armati di fucili. Non sono riuscito a riconoscerli con certezza allora e oggi non saprei riconoscerli in aula, poi ho sentito gli spari e ho chiamato il 112».

È il racconto del testimone dell’accusa nel processo in Corte d’Assise nei confronti di Mohamed El Moundiry, difeso dall’avvocato Roberto Grittini, Elhabib Rahoui difeso dall’avvocato Francesco Paolo Rondena (entrambi detenuti e presenti in aula), Abdelatif Bouda difeso da Barbara Ballarati d’ufficio e Mohamed Hakmaoui difeso dal collega Stefano Banfi sempre d’ufficio (questi ultimi entrambi latitanti) per omicidio nei confronti di Ouadia Bouda, trovato senza vita il 4 aprile 2022 nella zona boschiva a ridosso del comune di Rescaldina.

Il ragazzo venne chiamato all’epoca per testimoniare dai carabinieri di Legnano, i quali gli sottoposero due album fotografici in cui indicò quelli che potevano essere i componenti del commando: «Indicai quelli che avevano una fisionomia simile ai componenti del gruppo che vidi il 4 aprile. Uno giovane adulto col naso pronunciato,  un ragazzo che poteva avere tra i 17 e i 20 anni e un altro più anziano degli altri due con un piumino ma nulla di più». Rispondendo all’avvocato difensore di El Moundiry ha aggiunto: «Non saprei dare una percentuale di certezza del riconoscimento». In aula non è stato in grado di riconoscere i due imputati presenti.

Stesso discorso per un altro teste, un uomo di 30 anni che regolarmente andava ad acquistare cocaina sulla strada tra Gerenzano e Rescaldina: «Non ero presente nel giorno e nell’ora dell’omicidio ma ho riconosciuto negli album alcuni di quelli che mi vendevano lo stupefacente».

Come previsto la grande difficoltà per il pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra sarà proprio quella di riuscire ad accertare, oltre ogni ragionevole dubbio, i volti degli imputati tra coloro che hanno fatto parte del commando entrato nel bosco per uccidere Bouda.

Pacifico che fossero degli spacciatori che operavano in quella zona e che l’omicidio è il risultato di una faida tra bande rivali sul controllo delle piazze di spaccio, meno certo è chi e come abbia colpito la vittima che per gli avvocati difensori sarebbe addirittura rimasto vittima di fuoco amico.

Gli spacciatori dei boschi, infatti, vengono spesso definiti “fantasmi” proprio perchè arrivano in Italia in modo irregolare e passano settimane se non mesi interi nei boschi dove spacciano. I clienti li conoscono con nomi di fantasia, li contattano su utenze telefoniche dedicate e intestate a terzi e recuperano la sostanza su appuntamento, direttamente per strada.

Inizia il processo per la faida degli spacciatori nei boschi di Rescaldina che causò un morto

 

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Pubblicato il 16 Gennaio 2024
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