Domenichini condannato all’ergastolo per l’omicidio di Malnate
Per l'imputato decisi anche nove mesi di isolamento diurno. La sentenza è stata pronunciata dal giudice Cesare Tacconi che presiedeva il collegio della Corte d’Assise di Varese (due giudici togati e se popolari) al termine di un processo minuzioso
Sergio Domenichini è stato condannato all’ergastolo con 9 mesi di isolamento diurno per l’omicidio di Carmela Fabozzi a Malnate nell’estate del 2022. È questa la decisione dei giudici arrivata questa mattina, mercoledì 28 febbraio. La sentenza è stata pronunciata dal giudice Cesare Tacconi che presiedeva il collegio della Corte d’Assise di Varese (due giudici togati e se popolari) dopo una brevissima camera di consiglio al termine di un processo minuzioso che ha ricostruito non senza dolore e nervosismo comprensibile da parte dei parenti (parti civili il figlio della vittima e la nipote) le fasi dell’omicidio e delle successive indagini partite da due elementi fondamentali: l’appurata presenza di un uomo sul luogo del delitto il giorno dell’omicidio da cui è stato possibile desumere ai carabinieri una prima definizione delle generalità dell’indagato.
E poi, altro elemento fondamentale, le impronte lasciate all’interno del vaso impiegato come arma del delitto, un suppellettile in vetro, non grande, ma che secondo l’accusa è stato impugnato dall’assassino per colpire almeno nove volte, di cui due colpi, i più forti, di portata esiziale, arrivati al capo della povera pensionata atterrata e lasciata in un lago di sangue.
Il vaso, poi rimesso al posto di sempre in un mobile dell’ingresso della casa, venne analizzato dai Ris. Contestualmente lo spunto investigativo dei carabinieri nel nucleo operativo di Varese ha permesso di arrivare a isolare il codice genetico di un uomo solo le unghie della vittime: un tentativo della donna di difesa che ha lasciato un segno. Il cerchio attorno all’imputato si è stretto anche attraverso l’analisi dei tabulati telefonici che giorni prima dell’omicidio avevano registrato contatti fra la vittima e il sospettato, nel frattempo, dopo aver sottratto gioielli e i due cellulari della donna (uno da utilizzare in Italia, l’altro per contattare il figlio che lavorano in Svizzera) partito per il mare, in Veneto, assieme alla compagna.
Ma ad ascoltare le sue conversazioni telefoniche, a sorvegliare i movimenti, c’erano i carabinieri del reparto operativo di Varese che hanno pure isolato il dna di Domenichini raccogliendo una sigaretta gettata dall’uomo, poi arrestato a Varese al suo ritorno. Nel processo sono stati analizzati tutti gli aspetti di quanto avvenuto nella casa di Malnate, dalle abitudini della vittima allo stato dell’appartamento fino a risalire appunto alla dinamica con cui è stato compiuto l’omicidio e alle analisi di prova a carico dell’imputato.
La richiesta dell’accusa (pm Anna Zini), avallata dalla parte civile (avvocati Andrea Boni e Rachle Bianchi), è stata dell’ergastolo. Per la difesa invece (avvocato Francesca Cerri) Domenichini «è un criminale», ma non un assassino, quindi il difensore ne ha chiesto l’assoluzione o in alternativa il rito abbreviato (reso però difficile dalle aggravanti contestate di minorata difesa, crudeltà e motivi futili e abbietti, quest’ultima decaduta, come emerso dalla lettura del dispositivo).
La sentenza prevede inoltre il risarcimento disposto a favore delle due parti civili quantificato in 300.000 euro per il figlio della vittima Angelo Casoli e per la figlia – e nipote della signora Fabozzi – Martina. Il difensore dell’imputato si riserverà di ricorrere in appello alla lettura delle motivazioni che verranno depositate entro 90 giorni.
Il commento della difesa
Parla la nipote della vittima
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