La peste suina africana è ai confini del Varesotto: veterinari a convegno per definire le strategie
Convegno a Villa Recalcati tra veterinari per fare il punto della situazione che, al momento, è limitata al territorio pavese. Presente anche il veterinario cantonale ticinese. raccomandazioni per cacciatori, raccoglitori di funghi ed escursionisti
È scattata l’allerta in provincia di Varese per la peste suina africana. La presenza della malattia che colpisce i suidi ( cinghiali, maiali, ecc) non è ancora stata accertata ma il focolaio nel Pavese che lambisce il Parco del Ticino impone di essere preparati a ogni evenienza.
Se ne è parlato oggi a Villa Racalcati nel corso di un convegno dal titolo “Peste suina africana: azioni di preparedness dei territori soggetti a restrizione per PSA”.
Una giornata per addetti ai lavori a cui hanno preso parte i direttori dei Dipartimenti veterinari delle province di Varese, Brescia e Pavia oltre al direttore dell’unità operativa veterinaria della Direzione Welfare di Regione Lombardia e il veterinario cantonale ticinese.
« La peste suina africana è radicata nell’ambiente nel domestico dall’ottobre 2023 -ha spiegato il direttore del Dipartimento veterinario della DG Welfare lombarda Marco Farioli – Invece, per quanto riguarda l’ambiente selvatico, abbiamo due cluster in provincia di Pavia, uno nell’Oltrepo pavese e uno vicino al parco del Ticino. Quest’ultimo è preoccupante per il rischio che il contagio attraversi il corridoio ecologico del Ticino e risalga così fino al territorio delle province di Varese di Como. Diciamo che ad oggi non esiste un rischio urgente o concreto di passaggio della malattia in provincia di Varese, ma è importante che i territori siano preparati qualora il problema si presentasse».
Le azioni attuali sono soprattutto di prevenzione e monitoraggio serrato: « Lavoriamo con la formazione e la sensibilizzazione dei veterinari – spiega il dottor Marco Magrini, Direttore del Dipartimento veterinario di Ats Insubria – Stiamo monitorando tutti i cinghiali morti. È importante il lavoro sinergico tra la Polizia Provinciale e noi veterinari ma anche con i cacciatori o i cercatori di funghi. Devono sapere che se trovano una carcassa devono avvertire la polizia provinciale così da recuperare il corpo e analizzarlo».
Anche nella vicina Svizzera stanno con le antenne ben alzate: « In Canton Ticino la situazione al momento è tranquilla ma stiamo osservando attentamente quello che sta succedendo in Nord Italia – spiega il veterinario cantonale Luca Bacciarini – Da una parte abbiamo un servizio puntuale per recuperare le carcasse, dall’altro lavoriamo a ridurre il più possibile la popolazione dei cinghiale perchè anche in Canton Ticino abbiamo un densità di popolazione molto alta».
Il rischio legato all’arrivo della peste suina africana è di tipo economico, dato che focolai negli allevamenti di maiali causerebbero un danno di oltre 30 milioni di euro nella produzione di salumi. Ma ci sono anche ripercussioni tra chi va a passeggiare nei boschi: « Va detto innanzitutto che la malattia non è una zonosi, quindi non colpisce l’uomo, ma colpisce tutti i sudi conseguentemente. Ma se si arrivasse a un’epidemia si porrebbero dei vincoli anche per chi frequenta i boschi. Non saranno vietate le escursioni ma bisognerà utilizzare delle precauzioni come il lavaggio delle scarpe per non portare in giro materiale infetto».
Per ora è una minaccia alle porte del territorio varesino. Ma gli operatori si preparano.
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