Centro e periferia in “Amore Seppellito” di Marco Male: “Per la provincia Massimo Pericolo è un riferimento”
Terzo singolo per il rapper di Malnate, dove è ambientato il videoclip. "Il ponte è il simbolo della città, i suoi binari indicano la strada da seguire"
Nel pubblicare la sua ultima canzone, Amore Seppellito, Marco Male ha scelto di non aver paura della scaramanzia, preferendo una data normalmente segnata in nero nel calendario: venerdì 17 maggio.
Un giorno (forse) sfortunato per una storia sfortunata, almeno in parte, ma a cui è ancora possibile cambiare volto e dare un senso diverso. Per il rapper di Malnate continua infatti la ricerca di una seconda Chance, artistica e non solo, proprio come il nome del disco che racchiuderà anche il singolo La Cattiveria.
«Cosa ti piace del mio nuovo percorso musicale? – chiediamo all’artista -. Tante persone mi hanno detto che si ritrovano nella mia musica, e questo è per me il primo obiettivo a cui punto quando faccio rap: “colpire” me e gli altri».
La complicata storia di Marco è già stata raccontata sulle pagine di VareseNews: il successo giovanile, le giornate interminabili vissute tanto di giorno quanto di notte, una parentesi buia e poi il progetto discografico da solista che, «in maniera matura», racconta la periferia e il suo complesso rapporto con il centro. Non è un caso che “al centro” di Amore Seppellito la location scelta per il videoclip sia il ponte di Malnate, il grande protagonista delle inquadrature di Sejdar Alliu dietro la camera da presa.
«Per Malnate il ponte ha un significato davvero importante – spiega Marco Male, al secolo Marco Cicero -. È il suo simbolo e la sua lunga storia racchiude anche un episodio oramai leggendario, come il famoso scontro tra due treni alla fine dell’Ottocento, incidente per fortuna senza vittime». Un episodio al limite del “miracoloso”, che a modo suo trovo un forte collegamento con il concetto alla base della nuova produzione discografica del rapper, ovvero una seconda occasione, una chance, appunto. («Se vivo, se muoio, se piango, se godo: ho una chance adesso»)
«Per me, e credo anche per molti, il ponte è anche una metafora, perché, lungo i suoi binari, si traccia un collegamento verso le città più grandi, come Varese. I binari sono dei passi da seguire». Un passo alla volta, allora, per arrivare a una destinazione, che sia personale e discografica».
Importato dalle periferie stelle-e-strisce, quelle dell’American dream e attecchito subito nell’Italia settentrionale, il rap, e più in generale l’hip-hop, è con ogni probabilità il genere/cultura musicale che sceglie con più fermezza lo storytelling come mezzo di affermazione identitaria e sociale. E Amore Seppellito non si sottrae a questo processo autobiografico, che mescola momenti di turbolenta vita adolescenziale, fotografie a bassa risoluzione dei primi smartphone in commercio, sprazzi di clip cinematografiche «che si attaccano come una colla all’anima».
«La canzone racchiude quasi tutto ciò che, a livello discografico, è uscito fino a ora, e lo rende completo e coerente con la mia storia, cose assolutamente vere, che scrivo e che ho passato. In questo caso l’amore descritto nel brano ha un’ambivalenza, racconta di una storia personale ma anche del mio rapporto con la musica, e le mie radici. Come in La Cattiveria, anche in questo brano ci sono citazioni a Kubrick, grande fonte di ispirazione, come le persone presenti nel video. Averli al mio fianco quando canto è come se aumentasse il mio “potere”. Per me ha un valore immenso, sto facendo la musica che vorrei fare. In particolare, per Amore Seppellito mi sono ispirato a una vecchia canzone di Guè, Amore/Odio: penso ci siano molte similitudini nel flow del ritornello. Ovviamente, ho usato tutt’altre parole e la canzone ha una concezione diversa, ma è come se fosse un tributo a uno degli artisti preferiti in assoluto».
A proposito di punti di riferimento, immancabile la domanda su Massimo Pericolo, il rapper di Brebbia e coetaneo di Marco Male, la cui provenienza presenta alcuni diversi punti in comune.
Una origin story non così distante: «Ascolto Massimo Pericolo, conosco la sua storia e delle mie similitudini con un artista che oggi è un punto di riferimento nella scena italiana. Ma non voglio accostarmi a lui, voglio essere riconosciuto per quello che sono io. Lo so che come lui anche altri gruppi e ragazzi del posto stanno emergendo sempre di più, e questo è motivo d’orgoglio. Il tempo passa in fretta, e mi accorgo che anche solo 10 anni fa, a Varese c’era poco, era praticamente dimenticata se non per il fortissimo impatto in quegli anni di Egreen e la storia passata degli OTR, con qualche sprazzo di gruppi di Varese come Hugaflame o realtà come Varese Giants, che poi hanno lasciato il tempo che hanno trovato».
«Ad ogni modo – conclude -, sono contento, davvero. Vedere che questa provincia si fa sentire, che anche non dal centro vengono le canzoni e i dischi belli, le cose belle, ma senza nulla mettere o togliere nulla contro il centro, perché per tutti il centro, in questo caso Milano, è fonte d’ispirazione: è sempre verso il centro che si aspira ad arrivare quando parti fuori, da lontano».
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