Muratori con partita iva a loro insaputa, la Finanza di Como scopre il trucco e partono le sanzioni
L’attività posta in essere ha permesso inoltre con la redazione di “verbale unico di accertamento” trasmesso all’INPS e all’INAIL. Nei guai società milanese
Non conoscevano altra regola se non quella del lavoro nei cantieri da mattina a sera: poco italiano, nessuna praticità con le norme e datori di lavoro spregiudicati che facevano di loro quel che volevano sul piano contrattuale, tanto che i muratori figuravano per il fisco come piccoli imprenditori artitgiani a partita iva. Il tutto per risparmiare suo contributi. Ma la finanza ha scoperto il “trucco“.
Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Como ha individuato una società con sede a Milano, attiva nel settore dell’edilizia, operante sulle sponde dell’alto lago di Como che impiegava illecitamente 6 lavoratori in modo da ottenere un indebito vantaggio economico, risparmiando sul costo dei contributi tipici del lavoro subordinato, generando così una sperequazione competitiva nei confronti degli altri operatori economici del territorio.
L’attività svolta dai militari della Compagnia di Menaggio è scaturita in seguito a un controllo presso due cantieri edili, nella zona dell’alto lago, adibiti alla ristrutturazione di edifici privati di pregio. Attraverso poi una dettagliata analisi documentale, le Fiamme gialle hanno effettuato dei mirati riscontri sulla posizione lavorativa dei manovali.
Ad insospettire i militari hanno infatti contribuito la mancanza di conoscenza della lingua italiana dei lavoratori, l’esibizione da parte di questi di contratti di prestazione d’opera nonché il repentino spostamento da parte dell’impresa di alcuni dei lavoratori individuati in differenti cantieri in Portogallo.
Lo sviluppo dei controlli ha fatto emergere come sei soggetti, tutti di nazionalità rumena, fossero stai impiegati presso la società milanese dal 2020 prima come lavoratori subordinati e poi come liberi professionisti. Inoltre è stata anche ricostruita la presenza dei lavoratori in Italia rivelando come dal 2020 ad oggi abbiano tutti abitato presso una dimora riconducibile al rappresentante legale della società e individuato il proprio domicilio fiscale presso gli uffici della stessa.
A far dubitare ulteriormente i finanzieri circa la reale natura del rapporto di lavoro dei sei cittadini rumeni sono state anche le dichiarazioni rese da quest’ultimi. Infatti gli stessi lavoratori hanno affermato di non essere a conoscenza delle proprie partite iva e di aver ricevuto direttive circa gli orari di lavoro, eventuali periodi di assenza da personale della predetta società. Pertanto, l’attività posta in essere, utilizzando la presunzione legale relativa di cui alla Legge 92/2012 ed alla presenza di determinate condizioni rilevabili da criteri temporali, organizzativi e del fatturato ha permesso di riqualificare il rapporto di lavoro autonomo simulato in lavoro subordinato.
L’attività posta in essere ha permesso inoltre con la redazione di “verbale unico di accertamento” trasmesso all’INPS e all’INAIL, di richiedere il recupero dei contributi oltre alla determinazione delle sanzioni per i mancati adempimenti, nonché la chiusura d’ufficio delle 6 partite Iva con successiva comunicazione all’Agenzia delle Entrate.
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