I genitori dei bimbi di Buguggiate protestano: “Le educatrici condannate non devono più lavorare”
Troppo bassa la pena per le imputate secondo i genitori di 24 bambini oggetto di maltrattamenti, che contestano la possibilità delle due donne a tornare ad insegnare fra un anno e 4 mesi. Probabile ricorso in appello

Il giudice ringrazia, augura buona giornata e si ritira dopo aver pronunciato la decisione in nome del Popolo italiano, mentre nell’aula bunker di Varese appena si rumoreggia sottovoce. Reazione civile. Che poi però si scioglie in altrettanto civile protesta maturata a telecamere spente dopo che difensore delle due imputate – le educatrici del nido provato di Buguggiate condannate – , e pubblico ministero hanno lasciato l’aula.
C’è poco da fare: i genitori delle 22 parti civili, e delle due persone offese (cioè nel complesso di 24 bambini che hanno per un mese e mezzo, nel 2022, patito i maltrattamenti) non mollano. Hanno ascoltato la condanna: 1 anni, 11 mesi e 20 giorni, ma è detenzione teorica perché la pena è sospesa dalla Condizionale. Pace. Anche se cominciano i mal di pancia poiché è il resto del pronunciamento del giudice Marcello Buffa che non piace, quell’interdizione di “soli“ 1 anno e 4 mesi dall’esercitare attività di insegnamento e assistenza ai minori. «E dopo? Dopo cosa faranno? Potranno tornare a lavorare coi bimbi? Inaccettabile».
Il primo grado non esiste per genitori che hanno potuto visionare le immagini raccolte dai carabinieri durante le indagini e che secondo l’accusa integrerebbero il reato di “maltrattamenti in famiglia“. Ma primo grado è: presunzione di innocenza per entrambe le imputate, che probabilmente verranno giudicate anche in Appello secondo gli intendimenti del difensore: «Le sentenze non si commentano, si impugnano», dice lasciando velocemente l’aula e palazzo di giustizia.
La prima riunione alla presenza degli avvocati di parte civile è avvenuta dunque nell’aula bunker nel seminterrato “-1″, poi chiusa per l’attardarsi del dibattito che non combaciava con le esigenze di rassètto degli ambienti; i parenti dei bimbi si sono spostati per un secondo contatto coi difensori avvenuto nell’atrio, sempre per avere chiarificazioni in merito. Gli avvocati Andrea Brenna, Evelyn Cugnasco, Caterina Monestier e Francesca Panajia hanno spiegato compiutamente le fasi del processo precedute dalle indagini e la piccola grande vittoria sul piano processuale legata alla pena inflitta in contrapposizione alla richiesta di assoluzione da parte del difensore: un ragionamento sul filo del diritto che ha attirato l’attenzione dei genitori che hanno ascoltato, ma per certi versi non condiviso la decisione, specialmente sulla parte accessoria.
Del resto è quanto prevede la legge per la natura dei maltrattamenti, tanto gravi da venir giudicati comportamenti contro la legge dal giudice, a non fino a tal punto di “fotografare“ una responsabilità penale più ampia: in altri casi analoghi gli occhi dei militari che stavano dietro i dispositivi informatici piazzati negli ambienti dove venivano accuditi i bimbi piccolissimi avevano fatto scattare le manette, cosa non avvenuta in quanto contestato alle due imputate.
«Un giudice ha stabilito che il comportamento che le due donne hanno tenuto coi vostri figli è sbagliato, e questo è un punto di partenza». Potranno, le due educatrici, tornare a svolgere il lavoro a contatto coi bambini? Forse, in futuro. Ma è certo che hanno ora compreso, in virtù del loro sbaglio, quali siano i comportamenti da non tenere.
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