Cane lasciato sul balcone sotto al sole: assolta una varesina accusata di diffamazione
La donna aveva diffuso sui social le foto del cane che, però, non era in pericolo. I proprietari dell'animale avevano chiesto 20mila euro di danno civile ma la signora è stata giudicata innocente

Assolta dall’accusa di diffamazione per il post sui social che ritraevano una casa dove – sul balcone – era stato visto un cane lasciato al sole. Il caso (QUI L’ARTICOLO) riguardava una donna varesina accusata di diffamazione per un post su Facebook pubblicato dopo aver visto un border collie, Utah, su un balcone sotto il sole a Châtillon mentre era in vacanza in Valle D’Aosta.
La donna, ritenendo che le autorità non stessero intervenendo, condivise sui social network una fotografia dell’abitazione, rendendola identificabile, rilanciando poi il caso su una pagina animalista. I proprietari del cane, ignari dell’accaduto fino a quando amici non li hanno avvertiti (la famiglia non ha profili social), avevano sporto denuncia a causa della “gogna mediatica” subita nel frattempo.
L’imputata si era difesa affermando di aver agito per sensibilizzare le istituzioni, che in realtà avevano già verificato le condizioni del cane senza riscontrare problemi, tesi sostenuta dalla difesa patrocinata dall’avvocato Vincenzo Toscano che aveva chiesto l’assoluzione per la mancanza dei requisiti di qualificazione del reato. La pm Antonia Rombolà aveva chiesto la condanna a una multa di 1.500 euro mentre il difensore di parte civile, nel concordare con l’accusa il profilo di responsabilità penale, aveva chiesto 20 mila euro di danno civile: «Il post andava oltre il diritto di critica», ha spiegato l’avvocata Elisa Benettazzo.
Ma il giudice monocratico ha assolto l’imputata: il fatto non sussiste, riconoscendo la “scriminante putativa”: l’imputata era convinta che il cane fosse realmente in pericolo. Amarezza da parte dei proprietari del cane che criticano il modo di fare di molti utenti della rete i quali commentano con leggerezza sulle pagine dei social: «A questo punto passa il concetto che sui social tutto è permesso», hanno detto dopo la lettura della sentenza. Le spese legali, infine, sono a carico dell’imputata.
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