Detenuto trovato morto ai Miogni: “Era tossicodipendente e aveva una possibilità di uscire“
Il 33enne, tossicodipendente, avrebbe potuto accedere a una comunità già pronta ad accoglierlo. La Procura indaga: oggi l’autopsia. Le Camere Penali: “Massima attenzione sul tema dei suicidi in carcere”

C’erano concrete possibilità di uscita dal carcere per il detenuto 33enne trovato morto lunedì mattina da un compagno di cella alla casa circondariale dei Miogni di Varese.
«L’avevo visto pochi giorni fa, eravamo persino riusciti a scherzare insieme perché, con un pizzico di fortuna, a luglio avrebbe potuto uscire per accedere a una comunità di Morbegno, che aveva già dato il suo assenso ad accoglierlo», racconta l’avvocato Elisa Benetazzo, che da anni seguiva il giovane, detenuto per furto aggravato in appartamento e con una lunga fedina penale.
La sentenza che stava scontando era definitiva, non poteva beneficiare della sospensione condizionale per reati pregressi. A ciò si aggiungeva una misura cautelare personale per lo stesso reato. Conosciuto in ambiente giudiziario, tossicodipendente, il 33enne viveva un presente segnato dalla dipendenza da cocaina, eroina e alcol.
«Proprio perché c’era uno spiraglio, non mi capacito di quanto accaduto», aggiunge l’avvocato che sottolinea la «difficoltà per detenuti tossicodipendenti ad accedere a strutture idonee per curarsi dalle dipendenze».
La Procura di Varese, con la pm Claudia Maria Contini, ha aperto un’indagine per omicidio colposo contro ignoti e ha disposto l’autopsia, in programma oggi, mercoledì, con esami tossicologici. Non è dunque ancora chiaro se si tratti di morte naturale o suicidio (argomento peraltro di cui si è parlato a Materia nella giornata di martedì in un incontro con l’autore di “Morire di pena”, saggio di Laterza del giornalista del Corsera Alessandro Trocino).
L’auspicio che non si tratti di un nuovo caso di suicidio viene espresso dalle Camere penali di Varese e della presidente avvocato Elisabetta Bertani: «Apprendiamo la notizia del decesso di un detenuto e, in attesa di conoscere le circostanze di questo tragico evento, auspichiamo non si tratti di un nuovo caso di suicidio in carcere, tema su cui la Camera Penale e l’UCPI manifestano da tempo la massima sensibilità e denuncia sociale».

Nel frattempo, all’ingresso del Tribunale di Varese, è stato aggiornato il “totem” dei suicidi in carcere: martedì il numero è salito da 30 a 32 (foto qui sopra).
«Lo scorso giugno abbiamo organizzato un convegno su questa drammatica realtà – conclude Bertani – e contiamo di riproporlo entro l’estate, a un anno di distanza, per una riflessione aggiornata e condivisa, rinnovando così il nostro impegno in favore di condizioni detentive rispettose della dignità e della salute psicofisica delle persone private della libertà».
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