Scola a tutto campo: “Chiederemo di fare la coppa, il budget è in crescita. La contestazione è stata brutta ma l’ho superata”

Lungo punto della situazione dell'ad di Pallacanestro Varese: "Capisco le critiche ma devono essere corrette. Oltre agli errori tante cose giuste. Felice di aver trovato Kastritis, vogliamo costruire una squadra più solida"

Luis Scola

La richiesta di partecipare alla Fiba Europe Cup, la sostanziale conferma dei general manager, la soddisfazione per aver trovato Ioannis Kastritis. E ancora: un budget in costante crescita e – di conseguenza – la costruzione di una prima squadra che abbia maggiore esperienza, limitando le scommesse, spendendo più in estate per limitare il numero di cambi in corsa. Sono questi gli argomenti principali toccati da Luis Scola nel lungo colloquio di fine stagione con la stampa, un momento in cui il “General” ha toccato anche il punto più complicato, quello della contestazione al termine della partita con Cremona. «Una brutta giornata per tutti nella quale mi sono chiesto se valesse la pena proseguire. Ma parlando con tanta gente ho superato quel momento».
Ecco quindi i punti principali nelle parole di Scola.

LO SGUARDO ALLA STAGIONE – «È stato un anno complicato e atipico. L’arrivo in Serie A di due squadre ricche (Trapani e Trieste) ha creato una spaccatura nel campionato: da una parte le 8-9 con grandi risorse, dall’altra quelle meno ricche. Chi aveva più budget ha fatto meno errori e ha espresso un gioco migliore. Varese ha vissuto una stagione altalenante, in difficoltà contro le formazioni più forti e con prestazioni migliori contro quelle meno attrezzate causando alti e bassi. Il nostro obiettivo da quando abbiamo rilevato il club era di arrivare a una situazione di tranquillità. A livello sportivo dopo l’ottimo primo anno ci siamo dovuti salvare: lo scorso anno lo abbiamo fatto a due partite dalla fine, questa volta a tre (migliorando il distacco sulle ultime). Chiaramente si può pensare che il percorso sia troppo lento ma quello più reale in relazione alla nostra situazione. L’obiettivo però è quello di crescere ancora, sapendo che oggi non possiamo lottare per il titolo o per le primissime posizioni».

BUDGET IN CRESCITA – «Non mi preoccupo per il rafforzamento economico di altre squadre, perché anche Varese sta crescendo sotto il profilo del budget. Il club è in un percorso di sviluppo che continuerà anche nella prossima stagione, indipendentemente dai risultati sportivi. In questi anni ci sono stati progressi importanti: l’aumento degli sponsor, l’ottimo rendimento del botteghino – che è quasi al massimo della capienza – e l’introduzione degli sky box, che offrono ancora margini di crescita. Anche il settore giovanile e altri progetti stanno contribuendo in modo significativo, incidendo positivamente sul bilancio. Per quanto riguarda Openjobmetis, sappiamo che l’azienda fa solo rinnovi attuali ma il legame resta forte. È lo sponsor principale più longevo della Lega Basket gli siamo molto riconoscenti. E poi Rosario Rasizza è uno degli stakeholder più importanti che abbiamo. Non ci sono ancora state discussioni sul rinnovo, ma anche se un eventuale addio sarebbe un colpo duro, oggi il club è più solido e pronto ad affrontare anche questa eventualità».

La pioggia bagna l’ultimo abbraccio alla Openjobmetis di Kastritis

CHIEDEREMO LA WILD CARD PER LA FIBA CUP – «La partecipazione alla FIBA Europe Cup 2024 ha rappresentato una perdita netta di circa 250mila euro (differenza tra costi e ricavi), una cifra che non può essere completamente compensata dagli introiti. L’obiettivo è quello di ridurre questo disavanzo, possibilmente portandolo a 100-125mila euro. Nonostante il peso economico, la società vuole continuare a giocare le coppe europee. L’anno scorso era stata richiesta una wild card, ma venne rifiutata con la motivazione che era necessario rientrare tra le prime 11 in LBA, poi, però, è stata concessa a Bilbao. Quindi quest’anno presenteremo una nuova richiesta. C’è la volontà forte del club di restare nel panorama internazionale, nonostante un contesto europeo in evoluzione.

IL NUMERO DEGLI STRANIERI – «Per quanto riguarda la struttura della squadra, non è ancora deciso se si adotterà la formula del 6+6 (sei italiani e sei stranieri) o del 5+5. In ogni caso, la scelta sulla partecipazione alla Fiba Cup non dipenderà da questa decisione. La società prenderà una posizione definitiva dopo il 30 giugno, quando sarà più chiaro l’andamento del mercato italiano. Idealmente, il 5+5 è il modello più in linea con la visione del club, ma si valuterà quale opzione sarà più adatta in base al contesto».

IL MANAGEMENT? BUON LAVORO – «Premessa: non siamo contenti di avere fatto così tanti cambiamenti, è una cosa che va contro la nostra filosofia ma volevamo salvarci e dovevamo intervenire. Detto questo la società ha una struttura chiara: la dirigenza – me compreso – sceglie i manager, la visione e le risorse. Poi loro con l’allenatore costruiscono la squadra. In questa “catena” sono stati fatti errori ma il bilancio fa tracciato sul totale delle scelte, non solo su quelle sbagliate. Secondo me, con le risorse che abbiamo dato, i manager (Sogolow e Horowitz ndr) hanno fatto un buon lavoro: so che è un giudizio controverso ma per me è così. Ci sono 13-14 squadre con più soldi: la nostra strategia ci porta a fare scommesse e cercare opportunità diverse e in questo senso siamo stati bravi. Inoltre abbiamo incassato più di un milione di euro in buyout e, probabilmente, non finisce qui. Non credo ci siano molte squadre che possano dire lo stesso».

A Jaylen Hands il trofeo di miglior marcatore di Serie A dedicato ad Antonello Riva

NELLA CONTESTAZIONE UN’AGGRESSIVITÀ GRATUITA – «Quella sera dopo il match con Cremona è stato brutto per tutti, non solo per me. Ho letto la lettera che Mike Arcieri ha scritto dopo i problemi avuti con alcuni tifosi a Trieste e l’ho trovata molto bella, mi ci sono riconosciuto, mi ha fatto riflettere. Pagare un taxi non ti dà il diritto di insultare l’autista. Pagare un conto al ristorante non ti autorizza a entrare in cucina e prendere a parole lo chef. Eppure, nello sport, episodi simili accadono. Quella sera mi sono chiesto seriamente cosa ci stavo a fare lì, mentre guardavo mio figlio piangere senza aver fatto nulla, semplicemente perché era uno dei tanti giovani in panchina. C’era un’aggressività gratuita, un gusto nel voler creare polemica. Accetto le critiche, ma non gli insulti. In tutta sincerità, se avessi potuto, quella sera sarei andato via. Ma non potevo. Oggi, dopo aver ascoltato tante persone, ho una visione diversa. So che quella rabbia non rappresentava il pensiero di tutti. Credo però che questi momenti debbano servire per fermarsi, riflettere e cogliere l’occasione per allineare i valori dei tifosi a quelli del club. Sportivamente siamo andati male, è vero, ma il rispetto – quello minimo – deve restare sempre. Io credo che questi siano anche i valori della città: a Varese non ci si insulta per strada, ci si rispetta. Vorrei che questa vicenda diventasse un’opportunità per costruire qualcosa di positivo. Ho parlato con tante persone da quella sera e sento che abbiamo superato quel momento. Ma non possiamo far finta di niente: dobbiamo migliorare.
A chi mi ha urlato di andarmene dico che io non sono qui a respingere offerte ogni settimana da parte di qualcuno pronto a comprare la Pallacanestro Varese. Anche perché non posso mollare tutto da un giorno all’altro altrimenti la squadra non si iscriverebbe al campionato: chi critica dovrebbe farlo tenendo conto della realtà».

DETTE COSE NON VEREQui è necessaria una premessa del redattore. Luis Scola ha “mischiato” alcuni giudizi espressi dalla stampa ad altri riportati dai social o dalle parole dei tifosi e – forse – fatto un po’ di confusione a riguardo. Riportiamo comunque alcuni passaggi. «Tra le tante cose che sono state dette e scritte, molte non sono vere. C’è chi mi dipinge come un dittatore, come uno che decide tutto da solo, che dice all’allenatore cosa fare o non fare, che usa un algoritmo segreto per scegliere i giocatori. Alcuni hanno insinuato che voglia far retrocedere la squadra… Non è vero che non difendiamo apposta, è un’idea ridicola: la pallacanestro è fatta di attacco e difesa e non è neppure vero che giochiamo solo in attacco per vendere più biglietti. I biglietti si vendono quando si vincono le partite. Qui abbiamo un progetto strutturato, fatto di persone, di ruoli, di competenze. Io faccio l’amministratore delegato, ho investito nella società e ovviamente ho voce in capitolo, ma non sono un despota. Pensare il contrario ha generato un clima di negatività eccessiva. Le critiche vanno bene ma spesso si è criticato per tutto: se qualcuno ci attacca perché abbiamo ingaggiato Hands, non deve attaccarci perché oggi – da capocannoniere – non riusciremo a trattenerlo perché andrà a guadagnare il triplo. Serve equilibrio in questi casi».

FELICI PER KASTRITIS – «Kastritis è qui per consolidare la nostra cultura del lavoro: è bravo e ha cercato di migliorare cose che non andavano bene a partire dalla difesa. Lui ha puntellato la squadra che era un po’ “persa”, è riuscito a mettere tutti insieme e ad arrivare all’obiettivo. Siamo contenti di aver portato una persona con cui possiamo costruire il futuro».

LIBRIZZI, ASSUI, CORSI E RICORSI – «Siamo molto contenti sia di Alviti che di Librizzi, e anche di Assui. Quando sono arrivato qui, ho parlato subito di sviluppo, ma la risposta è sempre stata una sola: “dovete salvarci”. Capisco bene le priorità, ma penso che sia arrivato il momento di dire con forza che lo sviluppo dei giovani non è in contrasto con i risultati. Tre anni fa arrivò Roijakkers e con Librizzi in quintetto vincemmo 7 partite su 8. Quest’anno abbiamo preso Kastritis che ha messo Assui titolare: abbiamo vinto 5 partite e ci siamo salvati. Questo dimostra che puntare sui giovani non significa rinunciare alla competitività. Se qualcuno di loro dovesse partire, siamo pronti con le alternative. Magari Librizzi e Assui diventeranno troppo bravi per una squadra come la nostra, e noi dovremo essere pronti e preparare qualcuno prenderà il loro posto. E magari un giorno riusciremo a diventare una squadra di alto livello in cui un giocatore potrà costruire tutta la sua carriera. Magari accadrà anche con qualche straniero, o con i manager e gli allenatori».

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Maggio 2025
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  1. Avatar
    Scritto da The.Bard

    El General ha ragione da vendere. Ho visto lo sciopero della curva ma, tifando a tutta dalla tribuna, abbiamo trascinato i ragazzi alla vittoria contro Milano e Bologna. Incomprensibile contestare, per me il tifo è amore puro: si sta con la squadra, l’allenatore e i dirigenti. Sempre. Anche se sbagliassero, sono umani. La critica può essere solo costruttiva (e educata) per chi spende la vita per Varese. Grazie General Scola per la passione, la competenza e l’integrità che ci regali. Avanti così!

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