“Abbattiamo lo stadio Ossola, per il bene del calcio a Varese”

Pubblichiamo la lettera firmata di un nostro lettore, che propone una soluzione drastica per lo stadio di Masnago

stadio franco ossola varese

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera firmata di un nostro lettore riguardo lo stato attuale e il futuro dello stadio “Franco Ossola” di Varese

llustre direttore,

puntuale come i mandarini a Natale, è ripartita la telenovela più longeva e stucchevole dello sport varesino tutto: quella attorno allo stadio Franco Ossola, col consueto braccio di ferro (o di piuma, a seconda delle circostanze) tra pubblico e privato. Quantomeno, per ora, nessuno ha tirato fuori rendering e progetti faraonici, almeno quello.

Però, anche senza questo, non si può non notare come, anche quest’anno, le discussioni sul tema stadio stiano vertendo unicamente su toppe, rabberci, stuccature… in pratica, interventucoli cosmetici attorno a una struttura che (per usare un termine medico) è in morte cerebrale da decenni e chiede solo le si stacchi la spina. Si continua a ignorare, per dolo (spero di no) o negligenza (probabile), una verità evidente, ossia che l’Ossola, per com’è conciato oggigiorno, non ha nessun futuro. E non esiste adeguamento che possa contraddire questo dato di fatto. Se un domani il Varese FC puntasse a un ritorno in B (non poniamo limiti alla provvidenza), l’Ossola sarebbe inutilizzabile e inadeguabile nella sua struttura attuale. I velodromi in seconda serie sono proibiti.

Faccio quindi un appello a tutti gli attori in campo: prendiamo atto della realtà dei fatti e proviamo a usarla, la prospettiva.

In che modo? Con una “terapia d’urto”: buttiamo giù curve e distinti, via il velodromo (a malincuore, ma con la sua lunghezza eccessiva non è più omologabile per le gare che contano) e la pista di atletica (mai stata regolamentare); teniamo solo la tribuna e spostiamo il campo a ridosso di essa. Per la Serie D, infatti, è più che sufficiente questa sola porzione di spalti, al massimo con l’aggiunta di una gradinata sparagnina in ferrotubi per i tifosi ospiti dall’altra parte.

Solo così, un domani, sarà possibile prendere con la giusta serenità le opportune decisioni su che fare degli impianti del calcio a Varese. E decidere se ricostruire l’Ossola a lotti, parametrando la capienza alle effettive esigenze della piazza (in Serie C, anche un 6000 posti basterebbero, tanto per dire… forse anche meno)… oppure pensare a una nuova arena moderna da un’altra parte, con lo stadio di Masnago che potrebbe rinascere come campo polisportivo, per migliorare la già difficile coabitazione tra le varie società cittadine sugli impianti esistenti. C’è un ottimo esempio in tal senso: Frosinone, dove attorno a una tribuna già esistente è stato costruito, con materiali modulari, un più che dignitoso impianto moderno, che oltretutto lascia ampio margine per eventuali miglioramenti futuri.

Non serve (e non si deve) per ora, fantasticare di idee faraoniche di “stadi polifunzionali” con albergo, centro commerciale e centro congressi… di cui sia a Varese sia in Italia si è sentito parlare a ogni piè sospinto, ma di cui sistematicamente non si è fatto (quasi) nulla.

Una sola dev’essere la premura di pubblico e privato, chiamati a un dialogo virtuoso: creare un posto dove poter giocare a calcio, oggi e nei prossimi anni, nel miglior modo possibile. Sperando, ovviamente, che il livello espresso dalla squadra a tinte biancorosse giustifichi finalmente le opportune ambizioni del caso.

Per il momento, si dia spazio al piccone. Per la cazzuola, ci sarà sempre tempo.

Saluti,
Manlio Scorsetti

Due parole sul nuovo stadio a Varese

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Giugno 2025
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