Eventi a Materia

Alessandro Robecchi a Materia: noir, Milano e verità scomode

Parole e battute taglienti in una serata che ha mescolato ironia, denuncia sociale e passione per la scrittura. Alessandro Robecchi ha presentato Il tallone da killer per Sellerio editore

Alessandro Robecchi materia

Diverte e affabula le persone arrivate a Materia incuranti del caldo torrido anche a tarda serata. Alessandro Robecchi alterna la battuta “Del pubblico temo le prof di italiano e la Digos” alle analisi più articolate come quelle fatte sulla sua Milano. “Amo la mia città, ci sono nato, ci vivo da sempre, e proprio per questo soffro nel vederla diventare cinica e spietata”.

L’occasione della chiacchierata con lui arriva a due mesi dalla pubblicazione del libro “Il tallone da killer” edito da Sellerio.

“I protagonisti di questa storia li avevamo già conosciuti nel mio primo libro e poi in un paio di racconti. Sono una coppia di killer, Il Biondo e Quello con la cravatta, che si muovono con la logica di una vera impresa, con la precisione di due artigiani e la filosofia operativa di due imprenditori del crimine. Professionisti con un’etica discutibile ma rigorosa, sono mossi non tanto dal gusto per la violenza quanto da una visione lucida e grottesca del mondo contemporaneo, dove il lavoro è lavoro, anche se consiste nell’eliminare qualcuno”.

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Il noir ha sempre affascinato Robecchi che da una dozzina di anni è passato dall’essere un accanito lettore allo scrivere storie ambientate nella sua Milano. “Una città che fino agli anni Ottanta è stata raccontata in modo magistrale da tanti autori e artisti. Poi ci siamo trasformati in macchiette e ora, quando vai in giro al Sud o all’estero, tutti pensano che siamo solo moda, design e abitiamo nel bosco verticale. La rappresentazione che si fa della città non tiene conto dei cambiamenti feroci che sono intervenuti. Viviamo con stipendi italiani e costi londinesi. Tanto è vero che negli ultimi anni Milano ha perso 400mila abitanti su due milioni e ha però importato migliaia di milionari. Una città con un terribile darwinismo sociale”.

Le storie vanno oltre la loro trama e permettono di raccontare la vita, le fatiche, i luoghi oltre il quadrilatero della moda o gli spazi battuti dal turismo. “Il centro di Milano – scrive in un passaggio del libro – è come un buon tavolo da poker, si pagano sette euro solo per sedersi, cioè per entrare con la macchina, a patto che sia nuova, costosa, con tutti i filtri a posto e rispettosa dell’ambiente.”  Davanti al pubblico Robecchi la rende ancor più esplicita questa lettura. “Al Giambellino non si mangia come in via Magenta e a Rozzano non si parla come in centro. Esistono tante città e Milano è un universo complesso”.

La scrittura, a differenza del cinema, è un’esperienza intima che richiede metodo, lavoro, impegno. “Ho un patto con i lettori e non voglio tradirlo mai. Non prendo appunti e quando penso a una storia nel mio cervello mi si attiva qualcosa, è come se aprissi un foglio di word e iniziassi a scriverci dentro. Poi curo le parole, le cerco con attenzione, cerco di capire come girano. Mi piace scrivere e quando finisco e consegno il lavoro un po’ mi dispiace perché a quel punto la storia non è più mia. Certo, io sono un autore fortunato perché Sellerio, il mio editore, è attento, presente, partecipe non solo come imprenditore. Ha una cura totale nella relazione”.

Il pubblico a Materia non si è fatto sfuggire l’occasione di interagire con Alessandro Robecchi e alla fine della presentazione sono arrivate tante domande sulle sue scelte editoriali e in un certo senso anche politiche, su come vanno le vendite, sullo stile di scrittura, sull’informazione.

“Quando Cuore chiuse mi sentivo orfano e non potevo rifiutare la proposta di Radio Popolare di condurre una striscia quotidiana. È nata così Piovono pietre. Ci ho lavorato cinque anni diventando poi direttore dei programmi. Un’esperienza bella e coinvolgente. Poi il passaggio al Manifesto, che considero il mio giornale ancora oggi, e da ultimo al Fatto quotidiano sono parti della mia carriera professionale. In ognuna di queste realtà ho avuto ed ho totale libertà. Non mi è stata mai toccata una riga. Oggi abbiamo un gigantesco problema con l’informazione. Abbiamo una sola informazione che è saldata agli interessi economici e ne abbiamo evidenza in continuazione. Basti ricordare le campagne contro il reddito di cittadinanza. O più recentemente come si racconta il genocidio di Gaza dove “i palestinesi muoiono” mentre “gli israeliani vengono ammazzati barbaramente”. L’informazione è un problema”.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 27 Giugno 2025
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