Bombardiamo Palermo per eradicare la Mafia
Come a Gaza, civili, donne e bambini sono tutto sommato “danni collaterali” che uno Stato deve essere pronto a sacrificare per difendere il suo diritto di esistere

Vi sembra una follia? Beh, certo. Perché lo è. Pur sapendo che in città come Palermo, Napoli e, sia chiaro, Milano e tantissime altre città del Nord, vivono decine di affiliati a Cosa Nostra , alla Camorra, alla ‘Ndrangheta, sarebbe folle pensare di bombardarle per mettere fine all’annoso problema. Come sarebbe stato folle assediare Milano e Torino per porre fine al terrorismo delle Brigate Rosse. Ci sono quartieri in Italia, anno domini 2025, dove è lo Stato ad essere percepito come qualcosa “di altro” rispetto alle regole vigenti, dove il codice morale lo detta l’organizzazione, ‘O Sistema. Dove paradossalmente è fuori legge chi sceglie la via della legalità e non quella del clan.
Secondo un’analisi condotta dal centro di giornalismo d’inchiesta IRPI e dall’associazione Libera, negli ultimi 150 anni le mafie italiane hanno causato 1.120 vittime innocenti. I cosiddetti “Anni di Piombo” del terrorismo rosso e nero, dal 1969 al 1982, hanno invece portato in Italia 350 morti e 1000 feriti, inaugurati con la tragedia di Piazza Fontana nel 1969. Cifre terribili, che hanno minato volontariamente la stabilità dello Stato e a cui lo Stato ha avuto e ha tutto il diritto di reagire.

Ma non con una carneficina di innocenti. Non con le bombe sulle città più densamente popolate, non bombardando gli ospedali dove mafiosi e terroristi potrebbero andare a curarsi, non affamando due milioni di persone. Sarebbe folle, disumano, intollerabile. Interverrebbero i governi di mezzo mondo per fermare la follia dello Stato Italiano che avesse completamente perso il senno.
GAZA VERSO MILANO E ROMA
Milano conta 1,3 milioni di abitanti e ha una superficie che è circa la metà della striscia di Gaza, che dal canto suo ha quasi 2 milioni di persone, quasi il doppio. Per cui come densità abitativa potete metterle a confronto. Alle volte uno pensa a Gaza come ad uno Stato e se lo immagina molto esteso, ma non è così. Guardatelo rispetto a Roma, in questo confronto fatto da MapFight con svariate città del mondo che potete vedere per intero cliccando qui.

Su Gaza sono cadute 85 mila tonnellate di bombe dall’ottobre del 2023 al novembre del 2024 (quindi al calcolo mancano gli ultimi 7 mesi, in cui i bombardamenti si sono intensificati). Per darvi un’idea della potenza devastante dovete pensare che durante tutta la Seconda Guerra Mondiale sono cadute circa 100mila tonnellate di bombe su Milano, Torino, Roma e Napoli sommate insieme, in 5 anni (per approfondimenti “L’Italia Bombardata. Storia della guerra di distruzione aerea 1940.1945 di Marco Gioannini e Giulio Massobrio). A Gaza in un anno e mezzo ne sono cadute altrettante.

Le vittime civili dei bombardamenti in Italia durante tutta la Seconda Guerra Mondiale sono stati 60mila. Secondo i dati del Ministero della Sanità (che per quanto gestito da Hamas è considerato affidabile da diverse organizzazioni internazionali e agenzia delle Nazioni Unite) aggiornato al 4 giugno 2025, a Gaza le vittime dei bombardamenti dal 8 ottobre 2023, quindi in un anno e mezzo, sono 55 mila con 125 mila feriti. Si tratta di numeri provvisori e molti osservatori concordano nel dire che si tratta con molta probabilità di sottostime, le vittime potrebbero essere 70mila o anche più.
Se non uccidono le bombe, ci pensa la fame
Per Oxfam, tra dicembre 2023 e febbraio 2024, oltre 576mila persone si trovavano in condizione di fame catastrofica (IPC FAse 5), cifra salita a 1,1milioni a partire da metà marzo 2024. Per l’UNICEF 1 bambino su 3 sotto i due anni soffre di malnutrizione acuta, con tassi che hanno raggiunto il 28% in alcune aree, come la disgraziata Khan Younis.

L’Organizzazione Mondiale per la Sanità stima che 1 famiglia su 4 a Gaza affronta condizioni “catastrofiche”, con una grave mancanza di cibo e casi evidenti di fame e morte per malnutrizione. In questo articolo aggiornato al 12 maggio 2025 l’OMS dichiara che:
Il piano recentemente annunciato dalle autorità israeliane per la distribuzione di generi alimentari e altri beni di prima necessità in tutta Gaza attraverso i siti di distribuzione proposti è del tutto inadeguato a soddisfare le esigenze immediate di oltre due milioni di persone. L’OMS fa eco all’appello delle Nazioni Unite affinché siano rispettati i principi umanitari globali di umanità, imparzialità, indipendenza e neutralità e sia garantito un accesso umanitario senza ostacoli per fornire aiuti in base alle esigenze delle persone, ovunque si trovino.

Si è perso il senso del limite
Non è più una guerra. Non è autodifesa e vien da chiedersi se lo sia mai stata. E’ una carneficina, un massacro con l’obiettivo ormai palese di cancellare tutto quello che esisteva e di prendersi Gaza, per farne una nuova Gaza. Una Gaza senza i palestinesi.
Yoav Gallant, allora Ministro della Difesa di Israele, nel 2023 dichiarava “Combattiamo contro animali umani e agiamo di conseguenza”, come nel 1939 Gobbeles, braccio destro di Hitler, che chiosava “Non si tratta di esseri umani, ma di animali”.
Moshe Feiglin, politico e attivista israeliano di orientamento libertario di destra, leader del partito sionista libertario Zehut e Membro della Knesset (il parlamento) israeliana, lo ha dichiarato senza tanti giri di parole: “Every child in Gaza is an enemy”. Ogni bambino, a Gaza, è un nemico.
Un dato è bene ricordare. A Gaza risiedono, stando ai dati del Palestinian Central Bureau of Statistics (PCBS) aggiornati al 2023, circa 339mila bambini al di sotto dei 5 anni. Il 15% della popolazione. Stimando che i bambini di età compresa tra 0 e 20 mesi siano il 20% del totale parliamo di circa 135mila bambini.
135 mila esseri umani che ad oggi vengono bombardati, affamati, ridotti a condizioni di vita disumane. 135 mila esseri umani che, il 7 di ottobre, non erano nemmeno nati. Che colpa stanno scontando? La Sicilia non è la Mafia. A Gaza non ci sono solo terroristi, ci sono le persone. Ma, di questo passo, forse non ci saranno più.
Foto copertina: elaborazione grafica Canva
Account di giornalisti palestinesi che documentanto da Gaza cosa sta accadendo:
Belal Khaled ( @belalkh)
Seraj Ouda ( @Seraj_ouda )
Bisan Owda (@wizard_bisan)
Moamen Abo Alouf (@moamen_abulaouf)
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