“Varese può essere la Cambridge di Milano”: parla di futuro l’ultimo appuntamento di Voci di Varese
Tecnologia, architettura e sostenibilità: Donatella Sciuto ed Elena Brusa Pasquè dialogano a Villa Panza su una città che un grande potenziale "green"
In una Villa Panza che si conferma ancora una volta cornice ideale per il pensiero che guarda lontano, lunedì 17 giugno si è tenuto l’ultimo appuntamento del ciclo Voci di Varese, organizzato dal FAI. Protagoniste dell’incontro, Donatella Sciuto, rettrice del Politecnico di Milano, e l’architetta Elena Brusa Pasquè, già presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Varese.
Un dialogo a più livelli che ha attraversato i temi della trasformazione urbana, del ruolo delle università, dell’emergenza climatica e del turismo, sempre con un’attenzione profonda al contesto varesino e alle sue molteplici vocazioni.
«Varese ha tutte le carte in regola per diventare la Cambridge di Milano», ha affermato con convinzione Elena Brusa Pasquè, parlando di una città dalla qualità della vita invidiabile, circondata da oltre 300 ettari di verde urbano tra parchi pubblici e privati «Varese è una città bellissima: soprattutto quando si va all’estero e si vive in situazioni diverse, ritornando a Varese si apprezza la qualità di vita, il verde urbano che è circa 3,5 m quadri per persona per parchi pubblici e privati. Se Varese si candidasse come città green europea, arriverebbe al primo posto senza tanta fatica».
Donatella Sciuto ha ricordato invece la propria formazione scolastica in città, soffermandosi su un nodo fondamentale per il territorio: la carenza infrastrutturale nei collegamenti con Milano, ancora regolati da orari “ottocenteschi”. Un punto nevralgico, soprattutto in prospettiva di un turismo in crescita: «Con l’aumento delle temperature, il territorio dei laghi diventerà sempre più attrattivo per chi fugge dalle aree del Sud sempre più calde. Ma non siamo pronti – ha sottolineato la rettrice – A Ispra, per esempio, dove vive mia mamma, non sono per niente organizzati dal punto di vista turistico e l’unico albergo che c’è è poco appetibile».
Il confronto ha toccato anche l’esperienza del Politecnico di Milano, sempre più attivo non solo nella formazione tecnico-scientifica ma anche nell’inclusione sociale. Sciuto ha raccontato progetti sperimentali come quello nel carcere di San Vittore, dove sono stati ripensati spazi tra ateneo e carcere per lo studio e lo sport, o i percorsi di sostegno agli studenti Erasmus e alle realtà più fragili. Si è parlato anche dell’apertura dell’ateneo verso discipline apparentemente “altre” come la filosofia, e verso un uso consapevole dell’intelligenza artificiale generativa. Infine, si è parlato di sostenibilità, di come far fronte all’emergenza climatica e di come si sta attivando il politecnico di Milano verso questi problemi e di come sta cambiando velocemente l’approccio alle materie su questo argomento.

«Dostoevskij nel suo libro L’Idiota scriveva che “la bellezza salverà il mondo”, ma “la bellezza non salverà nessuno se non saremo noi a salvare la bellezza”, come diceva Salvatore Settis – ha sottolineato Brusa Pasquè – E comunque la bellezza ha cambiato paradigma e come è stato scritto in lingua volgare nel Constituto di Siena del 1310 la bellezza non è solo un concetto estetico ma anche con connesso al benessere e all’economia della città».
La serata si è conclusa con un vivace scambio con il pubblico: tante le domande, tanti gli stimoli. A dimostrazione che Varese, con la sua storia imprenditoriale, la sua vocazione culturale, sportiva, religiosa e formativa, è pronta a interrogarsi su cosa vuole essere domani.
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