Sacro Cuore di Bogno, i genitori rispondono a Bini: “Non accettiamo autoassoluzioni”
Il comitato delle famiglie replica alle dichiarazioni di Barbara Bini e annuncia: "Presto un incontro con Comune e Congregazione per discutere del futuro

(d. f.) Il comitato che raduna i genitori degli alunni della scuola Casa Sacro Cuore di Bogno di Besozzo ha risposto, punto su punto, alle dichiarazioni rilasciate a VareseNews da Barbara Bini, la presidente della Fondazione – ora in liquidazione – che ha gestito negli ultimi anni l’istituto scolastico sino alla chiusura della Primaria annunciata lo scorso 24 luglio. Nel frattempo proprio Bini ha spiegato che anche il comparto 0-6 anni non ripartirà.
Di seguito quindi pubblichiamo la lettera de “Il Cuore Sacro dei Bimbi” (firmata dal presidente ad interim, Tomaso Carnaghi) nel quale si ribadisce che esistono spiragli perché qualche nuovo gestore si faccia avanti per rilevare l’attività scolastica. Nei prossimi giorni è in calendario un incontro tra il Comune, la Congregazione religiosa proprietaria dei muri e lo stesso Comitato per valutare i margini di manovra. (foto di repertorio)
Noi tutti, insegnanti, genitori, mamme e papà vere vittime di questa disdicevole circostanza, abbiamo letto con profondo rammarico e sconcerto le dichiarazioni della Sig.ra Barbara Bini pubblicate su VareseNews, in merito alla chiusura dell’Istituto Casa Sacro Cuore di Bogno e alla messa in liquidazione della Fondazione da lei guidata.
Siamo il Comitato “Il Cuore Sacro dei Bimbi”, nato spontaneamente da famiglie, insegnanti, cittadini e sostenitori, con l’unico obiettivo di tutelare il futuro educativo e affettivo dei bambini coinvolti.
Riteniamo doveroso, nel rispetto della Verità e della comunità tutta, offrire una ricostruzione corretta dei fatti, per non lasciare spazio a narrazioni parziali o autoassolutorie.
1. La chiusura non è stata causata dai numeri, ma da una gestione fallimentare.
Contrariamente a quanto affermato, la scuola non era “insostenibile”, ma è stata condotta a una lenta agonia da una gestione priva di trasparenza, progettualità e attenzione alle famiglie. La comunicazione della chiusura è arrivata solo a luglio inoltrato, lasciando famiglie e docenti senza margini di manovra. Il personale scolastico è stato licenziato improvvisamente, con ritardi nei pagamenti, contributi non versati e TFR mancanti.
2. Non esiste un “numero minimo” per garantire l’attività scolastica.
Due classi non avrebbero avuto accesso ai contributi statali solo per l’anno in corso, ma la parità e la continuità scolastica erano comunque garantibili, anche con numeri contenuti.
La visione strategica a medio-lungo termine, fondata sulla forte crescita della fascia 0-6 anni, è stata ignorata, compromettendo anche le proiezioni positive per la primaria.
Troviamo inoltre paradossale che un progetto educativo venga giudicato “insostenibile” solo sulla base dei contributi statali e delle rette dei genitori: mai è stato preso in considerazione il ricorso a finanziamenti bancari, prestiti soci, partner esterni o altre forme di sostegno, come avviene normalmente in qualsiasi attività d’impresa.
Affermare che “non c’erano le condizioni economiche per proseguire” senza aver mai esplorato strumenti alternativi di sostegno è un’ammissione di rinuncia, non una giustificazione.
3. Scelte economiche sbagliate hanno minato la fiducia delle famiglie.
L’introduzione del “buono pasto” ha avuto un impatto negativo sull’accessibilità economica, causando malcontento e abbandoni. Non si è mai investito seriamente nella comunicazione, nel dialogo con le famiglie, nella co-progettazione educativa. Le famiglie sono state trattate da “clienti”, non da parte attiva di una comunità educativa.
4. Gli investimenti citati non hanno inciso sulla qualità scolastica.
Interventi come la sostituzione della caldaia (realizzata tramite Superbonus 110%) o l’acquisto di macchinari per il verde non hanno risposto ai bisogni urgenti della scuola, né risolto i veri problemi strutturali: la perdita di fiducia, la fuga di iscritti, l’assenza di visione.
5. La realtà di un subentro esiste ed è concreta.
Contrariamente a quanto sostenuto, il Comitato ha attivato da settimane interlocuzioni concrete con Regione Lombardia, Comune di Besozzo, educatori e gestori potenzialmente interessati. Il Sindaco stesso si è detto disponibile a sostenere l’operazione come garante istituzionale. Purtroppo, nessuna reale apertura al subentro è mai stata offerta dalla Fondazione, che non ha condiviso né documenti, né bilanci, né strumenti operativi per la transizione.
6. Le insegnanti oggi “celebrate” sono state abbandonate, licenziate, prese in giro.
Il corpo docente, definito “ottimo” nel comunicato, è stato tenuto all’oscuro fino ad estate inoltrata, privato di prospettive, tutele e comunicazioni chiare. Il loro lavoro – svolto con passione e dedizione – è stato reso vano da scelte gestionali che ne hanno annullato l’impatto positivo.
Sono state licenziate senza preavviso, lasciate senza stipendi, TFR e contributi.
Non possiamo accettare l’ipocrisia di chi le elogia a mezzo stampa solo per ottenere una manciata di consenso, dopo averle trattate con disprezzo nei fatti.
CONCLUDENDO:
Alla luce di tutto questo, è alquanto evidente che oggi l’unica via per salvare la scuola non passa da recriminazioni, ma da Responsabilità.
Con il contratto di comodato scaduto il 31 luglio 2025, la Fondazione non dispone più né dell’immobile né della gestione educativa dell’Istituto. La piena disponibilità è quindi tornata alla Congregazione religiosa proprietaria della struttura, alla quale rinnoviamo il nostro appello urgente ad aprire un tavolo di confronto con il Comitato e le Istituzioni locali per valutare la proposta di un nuovo soggetto gestore, in grado di garantire continuità didattica e serenità alle famiglie.
In tal senso, comunichiamo con fiducia che nelle ultime ore si è finalmente aperto un ennesimo concreto spiraglio, un altro tassello utile alla risoluzione del problema:un incontro con la Congregazione, il Sindaco di Besozzo è stato calendarizzato, ed auspichiamo con tutto il Cuore che possa rappresentare l’inizio di una soluzione condivisa, capace di restituire futuro, dignità e stabilità a questa scuola ed ai suoi bambini.
È giunto il tempo di porre la parola “FINE” su questa brutta vicenda, che non abbiamo voluto né provocato, ma che ci siamo trovati costretti ad affrontare, con determinazione ed amore.
FOCUS FERMO e IRREMOVIBILE: i NOSTRI BIMBI.
Perché l’unica priorità oggi devono essere i bambini.
I loro sorrisi, le loro amicizie, la loro serenità.
Il Comitato non si arrende. Continueremo, con rispetto e fermezza, a lavorare per riaprire a settembre una scuola viva, libera, accogliente e radicata nella comunità.
Il Futuro non si chiude. Si riapre, INSIEME.
Le considerazioni educative e progettuali contenute in questo comunicato sono state condivise con la Sig.ra Barbara Cerri, già insegnante dell’Istituto ed attuale Referente del comparto Docenti del Comitato, a testimonianza del legame profondo e ancora vivo tra la scuola, chi l’ha animata ogni giorno, e le famiglie che la difendono con forza e amore.
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