Da Varese il dibattito sul braccialetto elettronico, lo strumento nato per proteggere le vittime di violenza

Per l’applicazione del “dispositivo elettronico di controllo” serve il consenso di entrambe le parti. Ma gli strumenti sono in numero limitato. Il servizio è gestito da un operatore privato e dipende dal Ministero

Generico 20 Oct 2025

Rimbalza da Varese sulle cronache nazionali il “caso“ braccialetto elettronico, dopo la remissione in libertà col solo divieto di avvicinamento dell’uomo accusato di aver aggredito l’ex ragazza a bordo di un autobus, giovane donna salvata poi dall’intervento della polizia di stato il 14 ottobre scorso. Il quarantacinquenne una volta arrestato è finito di fronte al giudice per le indagini preliminari che ha convalidato l’arresto applicando la misura cautelare del divieto di avvicinamento a 500 metri dai luoghi frequentati dalla vittima, ma senza braccialetto elettronico.

Il fatto è finito sulle cronache, e ieri, martedì la misura è stata incrementata con l’impiego del cosiddetto “braccialetto elettronico”. Cosa succederà ora? Nella stessa ordinanza è specificato che il dispositivo verrà applicato «al momento della disponibilità». Vuol dire che l’impiego di questo strumento, che tecnicamente si chiama “dispositivo elettronico di controllo” (non è un braccialetto, bensì una cavigliera) viene disposto dal’autorità giudiziaria, ma non applicato contestualmente alla decisione.

L’apparato non è in uso alle forze dell’ordine bensì ad un gestore privato che dunque deve gestire tempistiche a volte differenti rispetto ai tempi della giustizia; inoltre per l’applicazione del braccialetto è necessario il consenso di entrambe le parti. Alla parte offesa viene fornito una sorta di cerca persone che si tiene in tasca e che ha il compito di suonare se viene a trovarsi a meno della distanza stabilita dal giudice.

Il sospettato colpito dalla misura (che può essere relativa ai reati di attivazione legati al cosiddetto “codice rosso” e quindi anche alla misura dell’allontanamento dalla casa famigliare che può venir disposta anche dal pubblico ministero) viene dotato della cavigliera.

Entrambe le parti però devono prestare il consenso all’utilizzo dello strumento e dunque in caso di resistenze da parte dell’aggressore il giudice potrà disporre l’inasprimento della misura cautelare (dal divieto di avvicinamento ai domiciliari, e da quest’ultima alla custodia cautelare in carcere). È inoltre previsto l’arresto in caso di non ottemperanza al divieto, anche nel caso in cui non vi sia il braccialetto elettronico a sorvegliare le distanze, e anche con lo strumento della «flagranza differita»: se cioè la polizia o i carabinieri, in caso di indagini, venissero a conoscenza della trasgressione, essa produrrebbe come riflesso la privazione della libertà del sospettato.

Il punto è che i braccialetti elettronici non sono infiniti e, non essendo in mano alla polizia giudiziaria, non sempre vengono soddisfatte le richieste di applicazione, o vengono esaudite in ritardo. Il controllo sui soggetti a cui viene applicato il braccialetto, specialmente nei casi di emergenza, viene affidato all’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della Polizia di Stato (le Volanti) o dal “Norm” dei carabinieri, il nucleo operativo radiomobile dell’Arma, a seconda di quale sia l’organo di polizia giudiziaria cui è affidato il compito di sorveglianza, cioè l’ufficio al quale arriva la segnalazione e di intervento qualora il soggetto si avvicinasse a meno di 500 metri dalla persona offesa.

Ma da chi dipende il funzionamento di queste procedure? La risposta è scritta direttamente nella Carta, e il principio si può trovare leggendo l’articolo 110 della Costituzione: “Ferme le competenze del Consiglio superiore della magistratura, spettano al Ministro della giustizia l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia”. È quindi il ministero, il Governo, il soggetto a cui spetta anche la gestione del braccialetto elettronico essendo lo strumento un “servizio“ disposto dalla magistratura.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 22 Ottobre 2025
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