Dalla Carta italiana all’Europa: all’Insubria idee e sfide per una nuova Costituzione
In Aula Magna il confronto sulla necessità di pensare ad un testo fondamentale per L’Unione Europea

Un incontro, quello svoltosi venerdì 17 presso l’Aula Magna dell’Insubria, dal titolo Dalla Costituzione Italiana alla “Costituzione Europea”, che ha voluto mettere al centro la potenza simbolica, legislativa e linguistica della nostra Costituzione e, al contempo, sottolineare la necessità di pensare ad un testo fondamentale per L’Unione Europea. Un testo che sia capace di rappresentare e difendere gli ideali su cui la stessa unione è stata fondata. L’esempio italiano, quindi, come baluardo di giuridicità e coesione sociale è stato oggetto di riflessione dei vari ospiti che sono intervenuti.
Giuseppe Battarino, ex magistrato e oggi professore di Comunicazione Pubblica e Istituzionale all’Università degli Studi dell’Insubria, ha introdotto il tema del convegno attraverso le parole del linguista Tullio De Mauro, che definì il testo fondamentale del nostro ordinamento come quello strumento giuridico rappresentativo dell’epoca in cui fu redatta: l’epoca della ricostruzione delle relazioni civili in un’Italia uscita in ginocchio dalla guerra. Fisicamente e moralmente. “La Costituzione ancora oggi è capace così di raccontare, attraverso la scelta delle parole che la compongono, la voglia di farsi tessuto connettivo della società attraverso la sua alta leggibilità, la scelta dei vocaboli di uso comune, la volontà intrinseca di essere intellegibile anche per quella metà della popolazione che, al momento della sua promulgazione, era analfabeta per il 50%”. Quello della leggibilità è tema di grande attualità, come sottolinea lo stesso Battarino, calcolando che gli ultimi tassi di analfabetismo funzionale stimato nel Belpaese superano il 35%.
L’importanza del testo costituzionale, per restare alla questione dell’attualità, è stata poi oggetto degli interventi successivi che hanno spostato il focus anche sugli scenari di guerra degli ultimi mesi, con il conflitto ucraino in primis. Il professor Battarino ha introdotto la questione della necessità di pensarsi dentro ad un ordinamento sovranazionale partendo dalla parola “ripudia”, presente in Costituzione, riflettendo sulle auto-limitazioni di sovranità che il nostro testo fondamentale introduce quando apre a quella costruzione sovranazionale. Europa che, nelle parole di Togliatti citate nel corso dell’intervento, risultano oggi più che mai “necessaria per sconfiggere l’idea della guerra attraverso un organismo internazionale in cui emergano forme di sovranità differenti da quelle nazionali”.
È toccato poi alla professoressa Tiberi, costituzionalista e ricercatrice dell’Università degli Studi dell’Insubria, portare la riflessione sui limiti giuridici intrinseci dei trattati europei nel momento in cui lo scenario di pace relativa ( perché ricordiamo sempre che negli anni ‘90 un genocidio come quello di Sebrebnica è accaduto nel cuore geografico della UE) si è incrinato a seguito della invasione Russa dell’Ucraina nel febbraio 2022.

Tiberi ha sottolineato che lo scoppio di conflitti ha storicamente sempre fatto da spartiacque e che, in quanto momenti di crisi, ha sempre contestualmente portato a momenti di riflessione. “L’UE non si è mai pensata o costruita per la guerra esterna, il ruolo di stabilizzatore è stato delegato negli ultimi decenni alla NATO e dall’ aggressione della Russia per la prima volta ci si è ritrovati a far fronte al problema dell’uso della forza militare. È stato necessario emettere atti normativi promulgati portando ai limiti le previsioni normative previste nei trattati, specialmente in alcuni settori, qual è quello della difesa esterna”.
Si sono susseguiti gli interventi del Prefetto Salvatore Pasquariello, del professor Facchetti e della Magnifica Rettrice Maria Pierro che hanno introdotto la tavola rotonda, che ha visto protagonisti deputati e rappresentanti delle diverse anime politiche principali del paese.
Con il consigliere regionale Carlo Borghetti, del Partito Democratico, si è parlato degli enti locali. Il consigliere regionale ha sottolineando come le autonomie locali abbiano, da un lato, la necessità di vedersi maggiormente rappresentate a livello europeo e, dall’altro, anche del desiderio che proprio le istituzioni europee siano maggiormente presenti nella gestione del territorio. L’importanza di una Europa coesa anche nella difesa delle proprie origini e una riflessione su quali ideali dovrebbe avere questa nuova Europa, sono stati invece gli spunti di riflessione proposti dall’onorevole Andrea Pellicini di Fratelli di Italia.

Un’Europa unita dal punto di vista agricolo alimentare, che migliora sensibilmente la qualità della vita dei cittadini è quella raccontata dall’onorevole Maria Chiara Gadda, vicepresidente per Italia Viva della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, che al contempo ha sottolineato la necessità di interrogarsi se quel terzo del bilancio totale dell’UE, speso a sostegno delle politiche economiche comunitarie, andrà ridimensionandosi per coprire le nuove esigenze di difesa comune e esercito europeo, che vanno delineandosi nel dibattito attuale.
Non sono mancate le domande dal pubblico e il dibattito fra i relatori, concluso con l’intervento della professoressa Paola Biavaschi, che ha analizzato il tema dell’accesso a internet sia in relazione alla normativa costituzionale, che ai diritti fondamentali e alle altre normative vigenti.
Quello che è emerso in maniera unanime, al di là delle differenti visioni politiche sul tema, è però la sensazione che la nostra carta Costituzionale, e con Lei il processo che l’ha portata a venire alla luce, è stata capace di intercettare quello che in Germania chiamerebbero lo “zeitgeist”, lo spirito del tempo. Tale capacità interpretativa di esigenze sì giuridiche, ma soprattutto sociali, economiche, culturali, sono quello che la rende un faro nel mondo delle norme fondamentali. E tale capacità soprattutto emotiva è quella forza che servirebbe, secondo i relatori, a livello europeo. Non solo per unificare legislativamente, ma per emozionare ed emozionarci quando si pensa di fare parte di un grande, sovranazionale, ordinamento qual è l’Unione Europea. Garante di pace da ottant’anni a questa parte, mai così tanto data per scontata e allo stesso tempo mai così tanto precaria, dopo le grandi sfide che le pongono gli scenari internazionali.
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