“La lingua fa più male della spada”: il messaggio di Leo sorprende tutti e commuove Abdoul
Durante l’ultima serata del percorso online dedicato alla lotta alla violenza tra i giovani, emoziona l’intervento inatteso di un bambino

Un ragazzino irrompe a sorpresa nella serata online dei genitori Si è concluso lunedì il percorso online “Ragazzi nella morsa della violenza: vincerla è possibile”, proposto dal decanato di Varese per aiutare i genitori ad affrontare la violenza in cui sono immersi i loro figli. La registrazione è disponibile sul sito www.santantonioabatevarese.it dove pure si può scaricare quella della prima serata.
Nel corso dell’ultima serata la dottoressa Mariolina Migliarese e don Claudio Burgio hanno approfondito, quindi nell’ottica della psicoterapeuta e in quella del pastore che spende la sua vita al fianco dei ragazzi più sfortunati, le testimonianze offerte da Abdoul, un ragazzo della Costa D’Avorio arrivato da noi a sei anni, ma già arruolato come bambino-soldato nel suo paese, e da un commissario capo della Polizia Locale particolarmente impegnato nel contrasto al cyberbullismo.
Sono così emerse preziose considerazioni e suggerimenti per i genitori, fra cui la constatazione che le “chiavi” che hanno permesso al ragazzo, in carcere più volte prima al Beccaria e poi a Monza fino a qualche settimana fa, di uscire dalla spirale di violenza in cui era precipitato sono state la passione per il basket (potrebbe ben presto giocare in serie A) e aver trovato adulti significativi che lo hanno accompagnato e se ne sono presi cura. Primo fra tutti proprio don Burgio.
Dai racconti di vita vissuta dal commissario è poi emerso chiaramente che nel comportamento dei ragazzi spesso si rileva una sottovalutazione della capacità della rete di rendere gravi anche comportamenti che a prima vista possono sembrare innocui.
Non sono mancate quindi le domande, tramite la chat, dei genitori presenti: dalle risposte è emerso chiaramente il ruolo della comunità degli adulti che per contrastare la violenza nei loro figli, di cui spesso hanno grosse responsabilità, devono essere autentici testimoni di pace e di giustizia fra loro, in famiglia e nelle relazioni sociali. Come pure devono sforzarsi, anche se non è facile, di non condannare acriticamente il modo di essere e di vivere dei ragazzi ma cercare di entrare con empatia nel loro mondo. Probabilmente avranno sorprendenti, ma piacevoli, sorprese.
Anche le tradizionali proposte della comunità adulta ai ragazzi, prime fra tutte la parrocchia e l’oratorio ma anche la scuola, vanno ripensate profondamente.
A un certo punto – racconta Marco Astuti che ha animato le serate – un autentico colpo di scena: un bambino (Leo, 9 anni) che evidentemente seguiva la serata insieme ai suoi genitori ha scritto sulla chat un messaggio rivolto direttamente al ragazzo della Costa D’Avorio. Vale la pena di riportarlo per intero perché c’è tutta la freschezza di un bambino: «Ciao Abdoul, Hai ragione, come dico sempre alla mia mamma, la lingua fa più male della spada. Le parole ci fanno sempre tanto male. Mi puoi dire come hai fatto a trovare la forza, dopo tutto questo che hai vissuto, a credere ancora nel basket e voler sognare di diventare un giocatore importante? Anche io gioco a basket e spero di vederti famoso». Abdoul ha risposto con molta passione e con il linguaggio dei ragazzi di oggi. Leo sicuramente lo ha capito benissimo; chissà però se è stato così anche per i genitori?
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