Varesotto protagonista a Bruxelles: approvato il parere di Matteo Bianchi che dà voce a comuni, regioni e cantoni nei rapporti UE‑Svizzera

Il cuore del documento approvato dal Comitato Europeo delle Regioni punta a integrare nei rapporti UE‑Svizzera la prospettiva degli enti locali e regionali, dalla mobilità quotidiana ai servizi pubblici, fino al mercato del lavoro e all’innovazione

E’ nell’emiciclo di Bruxelles, sotto le luci della seduta plenaria, che una questione quotidiana per migliaia di famiglie del Varesotto diventa politica europea: il Comitato delle Regioni ha approvato il parere che chiede di mettere comuni, regioni e cantoni al tavolo delle relazioni tra UE e Svizzera.

Adottato a Bruxelles il parere del Comitato europeo delle Regioni che rafforza la dimensione territoriale delle relazioni tra UE e Svizzera, presentato dal relatore Matteo Luigi Bianchi, assessore di Morazzone e membro del Comitato europeo delle Regioni: una cornice politica pensata “dal basso” per i confini che riguarda da vicino anche il Varesotto e i suoi frontalieri.

L’adozione è avvenuta nella plenaria del Comitato europeo delle Regioni riunita nell’emiciclo dove di norma siede il Parlamento europeo e risponde a un contesto geopolitico complesso, valorizzando il ruolo dei territori transfrontalieri nel rendere più stabili, comprensibili e pragmatiche le relazioni con la Confederazione Elvetica.

Un’idea di maggiore integrazione dei rapporti Svizzera – Ue nata a Varese

Il cuore del documento approvato punta a integrare nei rapporti UE‑Svizzera la prospettiva degli enti locali e regionali, dalla mobilità quotidiana ai servizi pubblici, fino al mercato del lavoro e all’innovazione, con l’obiettivo di tradurre gli accordi bilaterali in benefici concreti per comunità e imprese che vivono la frontiera tutti i giorni. Viene riconosciuta la specificità della cooperazione già attiva lungo i confini, dall’esperienza Interreg alle macroregioni, e si chiede di strutturare un dialogo stabile che includa anche le rappresentanze subnazionali elvetiche, in coerenza con la natura federale della Svizzera e con la governance multilivello europea.

Matteo Bianchi, intervenendo in una riunione preparatoria durante la Settimana europea delle regioni e delle città, ha sintetizzato la linea con una formula netta: “l’integrazione europea si fa nei territori, non solo nelle capitali”, ricordando che l’asse lombardo‑ticinese è un laboratorio vivo dove la cooperazione transfrontaliera non è un tema astratto ma un bisogno operativo.

Il parere sollecita formati di cooperazione più strutturati tra Bruxelles e Berna che includano comuni, regioni e cantoni, anche prendendo spunto dai meccanismi attivati con altri partner bilaterali dell’Unione, così da garantire continuità e monitoraggio nell’attuazione delle intese. Nella prospettiva del relatore, una “filiera della prossimità” consente di prevenire criticità su nodi sensibili come mercato del lavoro transfrontaliero, trasporti, reti energetiche, protezione civile e programmi di ricerca e formazione, rendendo più chiara la rendicontazione pubblica e più efficace la risoluzione dei problemi.

Nell’intervista rilasciata dopo il voto, Bianchi ha sottolineato che il confronto istituzionale con la rappresentanza elvetica a Bruxelles è stato cordiale e interessato alla novità di uno sguardo territoriale, utile anche alla Svizzera per spiegare a livello locale la portata degli accordi. Ha ricordato che la bozza del nuovo pacchetto bilaterale richiederà la ratifica popolare, con sensibilità diverse tra i cantoni, e che proprio per questo la costruzione “dal basso” può favorire un punto di equilibrio lungo un “confine lieve” dove la permeabilità di lavoratori, imprese e legami culturali è quotidiana.

L’intervento di Norman Gobbi nell’emiciclo europeo

Presente nell’emiciclo anche il presidente del governo ticinese Norman Gobbi: «Il rapporto approvato oggi promosso da Matteo Luigi Bianchi – ha commentato il politico svizzero –  crea le basi per integrare anche la conferenza dei governi svizzeri a livello cantonale per migliorare e rafforzare la cooperazione transfrontaliera».

Il documento approvato oggi auspica infatti una cooperazione più stretta tra l’assemblea dei territori europei e la Conferenza dei governi cantonali, chiedendo che, una volta in vigore i nuovi accordi, gli enti locali e regionali siano coinvolti nei meccanismi di attuazione e valutazione, anche tramite audizioni, gruppi di lavoro e dialoghi tematici.

Nella visione del relatore varesino, la “diplomazia locale” tra amministratori abituati a rispondere a bisogni concreti rende il processo più vero e pragmatico, facilitando la condivisione di buone pratiche replicabili nei diversi confini europei e nel corridoio varesotto‑ticinese.

Per il territorio varesino questo passaggio istituzionale offre una prospettiva di maggiore stabilità e prevedibilità: la partecipazione piena della Svizzera a programmi come Orizzonte Europa ed Erasmus+, la semplificazione di ostacoli per imprese e lavoratori e il rafforzamento dei servizi pubblici transfrontalieri sono tasselli che, se coordinati con comuni e cantoni, possono accelerare soluzioni su occupazione qualificata, formazione e infrastrutture della mobilità. In controluce, secondo l’impegno di Bianchi, c’è l’idea che politiche e accordi siano più efficaci quando nascono vicino ai cittadini e vengono spiegati con chiarezza, su entrambi i lati della frontiera, a chi ogni giorno vive e fa funzionare il “confine lieve” tra Varese e il Ticino.

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 15 Ottobre 2025
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