Nella casa di Elia Del Grande sequestrati telefoni e chiavetta usb
Continuano la indagini legate ad eventuali complici per l’elusione della misura di sicurezza a carico del cinquantenne. Udienza dinanzi al tribunale del riesame di Modena il 26 novembre (nella foto, la casa lavoro di Alba dove Del Grande è rinchiuso)
Due telefoni cellulari. Una chiavetta USB per PC o tablet. Forse anche poco altro, e comunque oggetto di separata attività investigativa.
Dal deposito di verbale di perquisizione e sequestro non emerge molto altro di quanto trovato nella casa di Elia Del Grande, al principio della via Matteotti, pieno centro di Cadrezzate con Osmate, località Cadrezzate, esattamente sopra il forno dei Del Grande, oggi gestito da altri sebbene l’insegna ancora sbiadita rappresenti le vestigia di un vero e proprio piccolo impero del pane finito sotto i colpi di un fucile da caccia nel gennaio del 1998.
Ed è qui, ai piani superiori dell’immobile, che la sera del 12 novembre l’attività del Ros supportata dai reparti operativi dei carabinieri di Varese e Modena ha messo fine alla fuga di Elia, 50 anni compiuti a ottobre, ora rinchiuso di nuovo, sottoposto alla medesima misura che ha eluso, quella della «casa lavoro», misura che sta scontando in una struttura di Alba. Del Grande era, come si ricorderà, fuggito il 30 ottobre scorso da un’altra struttura a Castelfranco Emilia, sempre in regime di «casa lavoro».
E per aver aiutato o favorito l’allontanamento e la latitanza da questa misura ad oggi risulta indagata una donna, considerata la sua ultima compagna, o almeno una delle donne che gravitavano attorno a Del Grande.
Ed è su questa donna conosciuta in Sardegna ancora ai tempi della detenzione, che si stanno soffermando le attenzioni degli investigatori per quanto le viene contestato, cioè il contenuto dell’articolo 391 del codice penale, «procurata inosservanza di misure di sicurezza detentive», che prevede una pena massima di due anni.
Dunque è ascrivibile all’indagata – non a Del Grande – il sequestro nella casa di quest’ultimo degli oggetti in mano agli investigatori: due telefoni e la chiavetta dalla cui analisi potrebbero emergere elementi di prova.
La donna è difesa d’ufficio dall’avvocato Massimiliano Carnelli del foro di Varese che ad oggi non ha ancora colloquiato con la sua assistita.
Ma cos’hanno trovato gli investigatori nella casa del fuggitivo? «No comment», spiega la legale di Del Grande, l’avvocato Raffaella Servidio, che assiste Del Grande sul piano procedurale dal momento che le sole contestazioni imputabili all’allontanamento dalla casa lavoro non sono reati: è sì, questo comportamento, contemplato dal codice penale, ma prevede come conseguenza la ripartenza della misura per l’intero periodo previsto (214 cp), quindi per altri sei mesi.
Ora Del Grande è stato trasferito ad Alba e comparirà di fronte al magistrato di Sorveglianza di Modena il prossimo 26 novembre. «Si tratta di un’udienza in camera di consiglio, non è quindi pubblica», spiega l’avvocato Servidio, «e una volta stabilita la strategia insieme al mio assistito potremo assistervi anche in videoconferenza. Valuteremo il da farsi».
Spetterà allo stesso magistrato stabilire dunque la struttura in cui far scontare la misura di sicurezza, che potrebbe rimanere la «Casa di reclusione – Giuseppe Montalto» di Alba (nella foto), o anche altra struttura. Castelfranco Emilia compresa.
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Varesenews ha da sempre seguito la vicenda, sia dal punto di vista processuale, sia prima ancora con diversi articoli e servizi di approfondimento che hanno permesso di ricostruire la storia di Elia del Grande. Proprio di recente è stato realizzato un podcast, la seconda puntata di «Cara VareseNews» è dedicata proprio alla Strage dei fornai.
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