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Telealtomilanese, cinquant’anni dopo la tv che sfidò il monopolio Rai

"Una piccola televisione di provincia che cambiò l’Italia". A Materia, giornalisti, tecnici e protagonisti hanno ricordato l’avventura di Renzo Villa e Enzo Tortora, cinquant’anni dopo la nascita di Telealtomilanese

telealtomilanese

C’era una volta una provincia che sognava in grande, un gruppo di ragazzi con poche risorse e un’idea folle: accendere una televisione tutta loro, libera, indipendente, diversa. Così, nel novembre del 1975, Telealtomilanese cominciò a trasmettere da Busto Arsizio e l’Italia non fu più la stessa. Per la prima volta il monopolio Rai veniva messo in discussione, e da quella sfida pionieristica prese forma la televisione moderna.

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Cinquant’anni dopo, quella storia è tornata a vivere mercoledì 5 novembre a Materia, il centro culturale di Castronno. A condurre la serata la giornalista di VareseNews Stefania Radman, che ha guidato il pubblico in un viaggio tra testimonianze, filmati d’epoca e ricordi di un’avventura nata dal coraggio e dalla passione di Renzo Villa e Enzo Tortora.

L’inizio di una rivoluzione

Villa, uomo di teatro con il pallino dell’impresa, aveva sognato di fondare un teatro stabile a Varese. Il progetto sfumò, ma l’incontro con Enzo Tortora e la visita alla televisione via cavo di Peppo Sacchi a Biella trasformarono quella delusione in un’intuizione: portare la tv nelle case, fuori dai confini Rai. Nacque così Telealtomilanese, una piccola emittente di provincia che in pochi mesi divenne un caso nazionale.

A dicembre del 1975 la polizia ne sequestrò i trasmettitori, ma nel febbraio 1976 arrivò la prima sentenza di assoluzione a Busto Arsizio: un verdetto che di fatto sancì la fine del monopolio. Da quel momento la libertà d’antenna non era più un sogno, ma una realtà.

Gli studiosi: “Fu la culla della televisione italiana moderna”

Il professor Giorgio Simonelli, docente di linguaggio giornalistico all’Università Cattolica di Milano, nel suo contributo video ha definito Telealtomilanese “una vicenda fondativa, tanto dal punto di vista giuridico quanto da quello culturale”: “Fu la prima emittente a introdurre il telegiornale locale e una rassegna stampa condotta da Tortora. Anticipò la Rai nella trasmissione a colori e aprì la strada alla tv d’informazione di prossimità”.

Anche Luca Barra, docente dell’Università di Bologna e coordinatore del progetto ATLAS – Atlante delle televisioni locali, ha sottolineato il valore storico di quella esperienza “Telealto Milanese è il seme da cui nacquero Antenna 3 e la televisione commerciale italiana. Una tv libera, popolare e sperimentale, capace di parlare con un linguaggio diretto e di rompere ogni schema.”

Le voci di chi c’era

Sul palco, Giovanna Massironi, prima annunciatrice della tv in etere, ha raccontato con emozione il suo esordio: “Ero al liceo, andai a fare da pubblico a una registrazione e mi proposero di fare un provino. Nessuno di noi sapeva davvero cosa fosse la televisione: l’abbiamo imparato facendola.”

Ha poi ricordato l’inchiesta girata a Seveso dopo il disastro dell’Icmesa: “Con un operatore andammo tra la gente, a parlare con le donne, con chi lavorava. Fu un’esperienza incredibile: nessuno ci chiuse la porta in faccia. Avevamo la fiducia della gente.”

La giornalista Marta Cagnola, voce di Radio24, ha offerto lo sguardo della critica contemporanea: “Telealtomilanese era un atto di disobbedienza culturale. È lì che nasce la televisione commerciale, ma anche un modo più umano e empatico di comunicare col pubblico.”

Ettore Andenna: la libertà dell’improvvisazione

Applauditissimo l’intervento di Ettore Andenna, che proprio a Telealtomilanese muoveva i primi passi prima di diventare un volto amatissimo della Rai. “Eravamo dei pionieri, ma soprattutto dei ragazzi che si divertivano. Ogni giorno nasceva un’idea nuova. Per la prima volta il pubblico partecipava, chiamava, rideva con noi. La gente era parte dello spettacolo.” Andenna ha ricordato le prime trasmissioni interattive, le telefonate che bloccavano i centralini e l’energia contagiosa di quegli anni: “Lì ho capito che la tv non doveva essere ingessata, ma viva, libera, in contatto diretto con chi la guarda.”

Una comunità che ha fatto scuola

Dalle prime file sono intervenuti anche Fiorenzo Dall’Osto, storico fotografo di scena, il tecnico Benito Tedaldi, lo scenografo Sergio Giacon (poi autore di Striscia la notizia e Paperissima) e Isabella Angius, che dopo gli inizi a Telealtomilanese e Antenna 3 divenne una figura chiave di Mediaset. “Non avevamo maestri – ha ricordato Tedaldi – imparavamo tutto sul campo. Ma Renzo Villa ci dava fiducia e ci spingeva a sperimentare.”

Wally Giambelli, invece, moglie di Renzo Villa, ha tracciato un ritratto commosso del fondatore:“Renzo era un sognatore concreto, uno che rompeva gli schemi con naturalezza. Ha dato spazio e coraggio a un’intera generazione.”

Tra gli applausi, è intervenuto anche il sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli: “Telealtomilanese è parte dell’identità bustocca. Da qui sono partiti i primi che hanno creduto nel futuro, proprio come i pionieri dell’industria e dell’aeroporto di Malpensa.”

Un’eredità ancora viva

A chiudere la serata, il videomessaggio del giornalista e docente Massimo Emanuelli, autore dell’“Enciclopedia delle televisioni private italiane”, che ha annunciato un intero capitolo dedicato a Telealto Milanese: “Fu la prima emittente privata via etere, un laboratorio di libertà e innovazione. Senza Telealto Milanese, la storia della televisione italiana sarebbe stata molto diversa.”

La lezione di una sfida

Nel “tappeto d’immagini” finale, sullo schermo scorrevano i volti dei protagonisti di cinquant’anni fa: Villa, Tortora, Flauto, Andenna, Massironi. “Telealtomilanese – ha concluso Stefania Radman – non è solo un pezzo di memoria, ma un modo di intendere la comunicazione. È l’idea che chiunque, anche lontano dai grandi centri, possa raccontare il mondo con la propria voce.”

Un’idea che, mezzo secolo dopo, continua a ispirare chi crede nella forza di una televisione libera e di un’informazione locale indipendente.

Foto di Filippo D’Angelo.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Novembre 2025
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